Antonio Pennacchi ha presentato “Il delitto di Agora” a Velletri Libris: “Ho il compito di scrivere le mie storie”
Una serata intensa e piena di emozioni quella dell’Auditorium della Casa delle Culture e della Musica, splendida cornice della mini-rassegna “Velletri Libris Christmas” organizzata e realizzata dalla Mondadori Bookstore Velletri-Lariano-Genzano. Ospite del freddo sabato sera veliterno è stato il noto scrittore Antonio Pennacchi, già Premio Strega con “Canale Mussolini” e affermata penna della letteratura italiana contemporanea. Spontaneo, ironico e senza peli sulla lingua, Pennacchi ha presentato il suo ultimo romanzo, “Il delitto di Agora. Una nuvola rossa”, edito da Mondadori. È la storia di un assassinio, liberamente ispirata ai fatti di cronaca che accaddero nella metà degli anni Novanta in territorio lepino, di due giovani ragazzi uccisi barbaramente con quasi duecento coltellate. Non un giallo, però, come ci ha tenuto a precisare lo stesso autore, ma una vicenda tratta dal reale e che ha molto colpito nell’animo chi ha deciso di metterla in un romanzo: “All’inizio non volevo scrivere, ma poi mi sono trovato di fronte i fascicoli di questo terribile episodio e ho deciso di intraprendere quest’avventura. Sono solito scrivere di cose che conosco bene, e questa è una vicenda che mi tocca da vicino e che ho seguito bene”. Irriverente, molto schietto nelle risposte, Pennacchi ha scherzato sul suo carattere, spesso litigioso: “Io scrivo perché quando sono nato a me è stato assegnato un compito, come in tutte le famiglie cosiddette patriarcali. Il mio è stato quello di raccontare. Prima, però, ho fatto tante altre cose, dalla fabbrica, alla politica. Adesso posso girare per Latina e litigare con la gente e quindi mi vengono un sacco di idee”. Proprio sulla definizione di “moltiplicatore di ex”, assegnata a Pennacchi da alcuni critici per le sue militanze politiche e letterarie, lo scrittore ha voluto fare delle puntualizzazioni: “Ex fascista non è adatto, perché avevo 16 anni e un anno dopo ho smesso. Diciamo che divento spesso ex perché mi cacciano, ma non sono capace di non dire quello che penso, e talvolta sono parecchio antipatico”. Fondamentalmente, ne “Il delitto di Agora” si ripercorre una storia senza giudicare drasticamente: “Io penso che in ognuno di noi ci sia tutto il bene e tutto il male del mondo. Mi spiego meglio: non voglio essere moralista, e non voglio dire cose scontate, però credo che tutti siano potenziali assassini. Se ci toccano un figlio, una persona cara, se ci feriscono, il nostro istinto può essere anche pericoloso. Stesso discorso per le cose opposte: siamo, in quanto animali razionali e curiosi, portati anche a fare molto del bene”. Proprio l’esperienza in fabbrica, precedente alla sua consacrazione letteraria, è stata per Pennacchi fondante: “Lavoravo alla Fulgorcalvi a Borgo Piave, vicino Latina. Quando facevo le notti spesso leggevo le mie storie ai compagni, e le apprezzavano. Ma il primo romanzo, “Mammut”, ha ricevuto cinquantacinque rifiuti da trentatrè case editrici. Spesso mi rifiutavano il testo, cambiavo il titolo e lo rimandavo, nella speranza che ci cascassero. Però non mi ha detto bene…”. Vista la vicinanza geografica fra i luoghi del romanzo e Velletri, Pennacchi ha molto scherzato sulle usanze e sui campanilismi in voga: “Velletri per noi di Latina era bellissima quando ero piccolo. Parliamoci chiaro: cosa c’era a Latina? Niente. Qua venivamo per il mercato, per il Carnevale con i carri, perché c’erano i servizi. Poi li fanno pure a Latina, per carità, e anche voi siete cambiati tantissimo come città. Ma dentro di noi sapevamo che a Latina c’era poco da fare, e che tutto sommato uscire a Velletri era meglio, se non fosse che ci stavano i ‘velletrani’”, ha chiosato suscitando l’ilarità generale. Geografia, politica, esperienze lavorative e una ferita ancora aperta: la sua espulsione dalla CGIL: “Mi ha fatto molto male, ma io posso dare la mia versione. E sicuramente nei discorsi fra correnti politiche io c’entro poco, qualche errore l’ho fatto”. Con “Canale Mussolini” è arrivato il Premio Strega, ed Ezio Tamilia ha chiesto all’ospite se questo riconoscimento cambia la vita. La risposta è stata puntuale: “Fa piacere, dà notorietà, dà un senso ai propri sforzi. Io al contrario di quello che si può pensare amo leggere, studiare, scoprire, ma scrivere non mi piace proprio. I primi tempi le presentazioni e le interviste mi piacevano, ora mi mettono ansia. Però ricevere un premio come quello motiva parecchio”. Prima del lungo firma-copie, tra le tante battute e divagazioni che hanno reso molto piacevole la serata, Pennacchi ha voluto accennare al suo carattere burbero che spesso gli ha provocato discussioni: “Il mio problema è che le storie che scrivo mi vengono da dentro, poi se piacciono bene, se non piacciono no. Tutte le chiacchiere le tollero poco…”. Tanti applausi per questa gradita edizione natalizia di “Velletri Libris”, anticipata come sempre dalla degustazione con i vini della Cantina “Le quattro vasche” e dall’aperitivo a cura del “Casale della Regina”. Un format consolidato e di successo, che ha in serbo un altro grande appuntamento – sempre grazie alla costante regia della Mondadori Bookstore Velletri/Lariano/Genzano: mercoledì 19 dicembre, alle ore 21.00, sarà ospite l’ex premier Paolo Gentiloni (presentando il suo libro “La sfida impopulista”) per chiudere un anno intenso e ricco di emozioni ed annunciare le tante sorprese per un 2019 che si preannuncia altrettanto scoppiettante. Appuntamento all’Auditorium della Casa delle Culture!
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