Antonio Baiamonti: un politico onesto
In questo periodo di feste natalizie vogliamo ricordare una bella pagina di storia, fatta di amore per la propria città e la propria gente. Se vi capita di andare a Spalato, città della Dalmazia ricca di storia e monumenti, il più famoso dei quali il Palazzo di Diocleziano presso il quale hanno studiato sia Ugo Foscolo che Nicolò Tommaseo, vi troverete a passare da via Antonio Baiamonti, lungo la quale ha sede la Comunità degli italiani, i discendenti di quegli italiani che per secoli hanno fatto parte della Repubblica di Venezia.
Antonio Baiamonti è stato un personaggio assai importante nella storia della città, amatissimo da italiani e slavi: ha dominato dal 1860 al 1882 la scena politica di Spalato. Nato nel 1822 nella città da nobile famiglia di origine istriana, laureato in medicina a Padova (città universitaria in cui d’abitudine studiavano istriani e dalmati in quanto tutti cittadini della Serenissima), lasciò dopo pochi anni la professione (poteva vivere delle sue rendite) per dedicarsi alla vita politica diventando leader del partito degli Autonomisti, di coloro che, italiani e slavi della Dalmazia, volevano continuare con l’autogoverno della propria Regione, in contrasto con il partito degli Unionisti, soprattutto Croati, che aspiravano al governo della zona sotto l’egida del governo centrale asburgico. Il “conte Toni”, come veniva chiamato, venne eletto nel 1860 sindaco di Spalato con i voti di Italiani e Slavi ma contro la volontà di Vienna: ciò sottolinea il consenso di tutti intorno alle qualità e alle capacità di quest’uomo, “this remarkable man”, come lo definì nel 1864 la viaggiatrice inglese Strangford: creò un Gabinetto di lettura, quale mezzo di elevazione culturale per tutti, ricostituì l’associazione culturale croata Matica, istituì sette scuole croate, cinque nei villaggi e due nei sobborghi di Spalato (in città si parlava italiano), fece costruire una Casa di ricovero per anziani, una Officina del gas, la rete di illuminazione pubblica, l’ospedale, le fognature, la diga a difesa del porto, curò il restauro di numerose chiese, creò scuole tecniche, la Società operaia di mutuo soccorso, fondò la Banca commerciale Spalatina (1873); infine assicurò l’approvvigionamento idrico di Spalato restaurando l’antico acquedotto romano risalente all’epoca dell’imperatore Diocleziano: un’opera monumentale, con i suoi circa nove chilometri di lunghezza, che fu portata a termine ed inaugurata nel 1880 e tutt’oggi funzionante. In questa e in molte altre opere Baiamonti profuse suoi soldi personali: chiamò certo a raccolta tutti gli spalatini e i dalmati di buona volontà, sia italiani che slavi, ciascuno dei quali mise parte dei propri averi per la modernizzazione ed il rinnovamento civile della città, ma fu soprattutto il conte Toni che impegnò il proprio patrimonio, senza nulla chiedere in cambio, fino a ridursi in povertà; esempio veramente raro se non unico di dedizione al proprio paese, la Dalmazia.
A conferma di ciò ricordiamo che, per celebrare la conclusione dell’opera di restauro dell’acquedotto, Baiamonti propose di far erigere una fontana. L’idea fu accolta con entusiasmo dagli spalatini, molti dei quali si autotassarono pur di veder realizzato quanto prima il progetto di quella che all’epoca fu denominata la Fontana monumentale. In corso d’opera però Baiamonti e il suo Partito autonomista persero le elezioni a favore del Partito nazionale: la politica austriaca di accentramento statale aveva avuto il sopravvento. Purtroppo gli eventi bellici del nostro Risorgimento – ci riferiamo agli esiti della terza guerra di indipendenza del 1866 con cui gli Asburgo perdono il Veneto ma non le terre lungo la costa orientale adriatica – segnarono in queste terre ex venete l’inizio del cambiamento della politica degli Asburgo. Gli italiani nell’impero asburgico erano ormai divenuti una piccola minoranza, con lo sguardo rivolto alla penisola ed al suo processo di unificazione, e quindi le loro pretese di autogoverno iniziarono ad essere combattute dal governo di Vienna.
Gli Asburgo si appoggeranno sempre più sull’elemento slavo, soprattutto croato, modificando la legge elettorale per dare maggiore rappresentatività all’elemento slavo prevalente nel contado; ordineranno nel 1880 in tutta la Dalmazia la soppressione di tutte le scuole italiane, l’obbligo di parlare solo croato negli uffici pubblici ed altri simili provvedimenti. Addirittura il 14 maggio 1881 un incendio doloso distrusse il magnifico teatro costruito dal Baiamonti e a lui intitolato. Un anno più tardi, con una nave da guerra austriaca in porto ed i cannoni puntati contro la città già occupata militarmente, ulteriori elezioni diedero i risultati voluti dal governo centrale e gli autonomisti dalmati furono sconfitti: numerosi comunque furono gli episodi di brogli nelle elezioni affinché non fossero eletti elementi di etnia italiana. Baiamonti, ultimo sindaco italiano di Spalato, morì nella sua città il 13 gennaio 1891, compianto da italiani e slavi che gli tributarono imponenti onoranze funebri.
Questa politica asburgica di divisione delle due etnie, italiana e slava, avrà tragiche conseguenze nel XX secolo.
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