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Antologie poetiche: Nell’uomo

Antologie poetiche:  Nell’uomo
Agosto 11
17:16 2016

Nell’uomo, editrice Controluce, originale antologia di poeti italiani

Credo che si parlerà di questa antologia poetica intitolata “Nell’uomo”, che l’editrice Controluce ha pubblicato in bella veste tipografica, con copertina di Gian Luca Cardillo e prefazione di Fabio Pierangeli, docente di Letteratura italiana all’Università Roma-Tor Vergata.

Non solo i nomi di spicco e quelli meno noti (ma tutti con un personale stile e scavo psicologico e sociale originali) mi hanno interessato, bensì il progetto, che – parlando con l’autore Armando Guidoni – mi ha fatto riflettere: sono stati scelti poeti di tre generazioni, che vanno da chi è nato negli anni venti e giù di lì, a chi è venuto al mondo intorno alla Seconda Guerra Mondiale, fino a voci della mia generazione, i quarantenni. Quindi, tre periodi dell’intricata storia del Novecento, fino ai nostri giorni. I poeti scelti da Guidoni si sono comportati fuori dalle mode, da liberi creatori.

Aldo Onorati, Elena Clementelli, Armando Guidoni

Aldo Onorati, Elena Clementelli, Armando Guidoni

Ecco i nomi più importanti: Giorgio Bàrberi Squarotti, anno 1929 (maestro fra i più autorevoli della critica del Secondo Novecento); Elena Clementelli, 1923, certamente la maggiore poetessa vivente; Ugo Maria Palanza, 1912 (critico letterario fortemente polemico circa la produzione più acclamata del nostro tempo, da Moravia ai suoi epigoni); Pasquale Maffeo (1933), anglista di fama, scrittore audace e soprattutto poeta che ha ripristinato – di contro alla poesia cosiddetta “sciolta” – la ferrea legge della metrica e delle rime, divenendo in questo caso una sorta di restauratore della nostra bella “forma lirica” (mi viene in mente il detto di Petronio Arbitrio: “Multos carmen decepit”, cioè: “la voglia di far poesia trae molti in inganno”). Questi autori della prima generazione, i più esposti a rischi di adesione alle estetiche vincenti, si sono tenuti al di fuori, con il coraggio che mette a repentaglio il successo, poiché la “non appartenenza” emargina. A punto di demarcazione fra le generazioni prima e seconda c’è Aldo Onorati, del 1939, di cui non da ora si riconosce l’autonomia poetica (e ne scriveva di ciò anche Walter Mauro, in un ampio saggio). Armando Guidoni e Giulio Panzani appartengono alla generazione di mezzo, e vanno letti come segnacoli dei tempi che cambiano, che si interrogano su problemi nuovi, entrambi provenienti dagli ambienti scientifici, con ricche attività giornalistiche.

Si vede, nella parabola dei decenni, la varietà esistenziale che proviene dalla storia, dalla cronaca personale e dai mutati aspetti delle tendenze estetiche. Forse per questo, se ieri si aveva un addentellato alle teorie dell’arte, alla commistione letteratura-politica etc., oggi si è in un mare magnum in cui non è possibile formare riferimenti a correnti e ad estetiche.

Si torna alla poesia del cuore, per certi aspetti, e a una sorta di accademismo generalizzato da altri. Però, in questa antologia, anche nei nomi che rappresentano gli anni più vicini a noi (Ivana Uras, Fulvia di Iulio, Mariangela Gigante, Lia La fronte), c’è sempre l’atmosfera di libertà controllata, di problematicismo che stacca comunque le esperienze dalla massa talvolta anonima di lirici che vorrebbero essere nuovi, ma si rifanno a schemi desueti o tentano vie già percorse. Nella generazione recente, Marco Onofrio taglia netto con l’occasione della cronaca e immette l’io nell’immensità dell’universo, “naufragando” leopardianamente nel “gran mar dell’essere” (e qui stiamo a citare Dante del Paradiso): si tratta di un autore innovativo.

È scontato che il poeta, lo scrittore, il musicista, il pittore etc. esprimano ciò che sentono, in modo più o meno forte e sincero; ma in questa antologia io trovo qualcosa di più: la bellezza del versificare, che – in fin dei conti – è la prima qualità che salva, giustifica, libera il soggetto da ogni riferimento ai corollari non più necessari. Quindi, detto e confermato quanto ho scritto in precedenza in questo articolo, sottolineo la bontà della resa lirica di ogni poeta, ognuno col suo stile, con la sua problematica esistenziale, con la sua visione del mondo e dell’uomo. Ecco: dell’uomo. Non per nulla l’editore (autore egli stesso: Guidoni) ha scelto un titolo così polisemantico e affascinante: l’uomo resta sempre una creatura misteriosa, contraddittoria, capace di creazioni stupende e distruzioni orribili, ma sempre rappresentante di un mondo che è unico e irripetibile, perciò affascinante, specie quando il “se stesso” si dilata in campi oggettivi e le sue emozioni diventano le nostre, di oggi e del futuro, di questi luoghi e di tutti quelli in cui la loro parola giunge.

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