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Si è appena chiuso l’Anno internazionale della biodiversità ma, paradossalmente, il 2010 sarà ricordato soprattutto per le politiche di ridimensionamento effettuate a carico dei parchi italiani. L’anno si era aperto con buone speranze per le aree protette italiane. Eravamo convinti che l’attenzione dell’ONU sulla biodiversità, molto importante anche per gli aspetti sociali ed economici, potesse spingere, anche in Italia, il rafforzamento del sistema dei parchi per favorirli a operare nei riguardi della tutela della biodiversità, del paesaggio, della corretta gestione e del controllo del territorio, della tutela degli ecosistemi, di buone pratiche di attività compatibili con la tutela dei nostri parchi.
Nonostante l’approvazione di una strategia nazionale nel settore, abbiamo assistito, invece, al susseguirsi di normative che hanno di fatto indebolito l’operatività dei parchi italiani. Si tratta di riduzioni sostanziali delle risorse economiche e di personale. Possiamo rammentare il taglio pesante ai già risicati contributi ordinari dei parchi nazionali, la riduzione dei contributi alle regioni, con conseguenze sui trasferimenti ai parchi regionali, la riduzione delle spese per il personale e altre numerose, ma importanti, limitazioni all’operatività. Questi segnali hanno risvegliato la preoccupazione degli addetti ai lavori, ma sarebbe bene che tutti i cittadini vengano messi a conoscenza di quali siano i pericoli per la tutela dei beni collettivi, quali le aree protette. La situazione dei parchi siciliani (70% in meno di contributi regionali), la frammentazione della gestione del Parco Nazionale dello Stelvio, motivata dal localismo esasperato, l’apertura della caccia nel Parco regionale delle Gravine joniche, la situazione di incertezza delle aree protette laziali sono alcuni esempi di segnali inquietanti e di fatti gravissimi. Anche alcune tendenze destano massima allerta, fra cui l’avanzare di progetti che, in nome delle energie rinnovabili e soprattutto degli alti ricavi ottenibili, vengono proposti anche all’interno dei parchi con interventi pesanti per le installazioni di impianti eolici, idroelettrici e fotovoltaici. La cultura ambientale e i parchi, in Italia, sono già abituati, purtroppo, a ricorrenti crisi. Speriamo che anche questa volta potremo farcela ad uscire da questa grave situazione.