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Anni ’60, una breve stagione felice. Tanto per cominciare – 1

Anni ’60, una breve stagione felice. Tanto per cominciare – 1
Luglio 12
22:00 2011

Spesso il pensiero, che vorrebbe posarsi sul presente e scrutare oltre, si volge a un passato mai rimpianto, ma che forse conserva l’incanto di un’altra età e il segreto di una vita semplice da non scambiare con una vita felice. Ma con fatica resto ancora qui, nel tempo in cui mi trovo a vivere, intreccio di attualità, ricordi e speranze, a chiedermi come sia potuto accadere che in una manciata di decenni tutto il mondo tradizionale venisse scardinato dalla società dei consumi, e come tener desta la memoria di un tempo a cui fare riferimento per l’equilibrio di oggi e una visione del domani. Seguendo direttive di strana provenienza, lascio che il cielo dell’infanzia torni a farsi vivido come si trovasse ancora adesso sulla mia testa, traendo guizzi di richiami da una zona d’ombra sempre più densa e nemica di utili raffronti. E partono le considerazioni, alla rinfusa. Mai si sarebbe pensato, quando sulla pagnotta si faceva il segno della croce, prima di infornarla, che un giorno il pane sarebbe andato sprecato, buttato via a quintali nei cassonetti della spazzatura, mentre in altre parti del mondo si sarebbe fatta la guerra per il pane. Mai si sarebbe pensato, quando si viveva dei prodotti dell’orto, che frutta e verdura e minestroni di legumi avrebbero rappresentato la dieta ideale per stare in linea e combattere le intolleranze alimentari che avrebbero afflitto le future generazioni; né si sarebbe pensato, quando si faceva merenda con pane, olio e sale, che un giorno si sarebbe diventati assidui consumatori dei prodotti McDonald’s e della fitta rete di fast-food dislocati per tutta Italia. Mai si sarebbe pensato, quando la salute dei bambini era calcolata sul peso che potevano vantare, e gli adulti erano magri come fachiri, asciugati dalla fatica e dal sole, che un giorno l’obesità sarebbe esplosa come una pandemia in tutto l’occidente. Mai si sarebbe pensato, quando il viandante era accolto alla propria tavola, e servito per primo, che aperte un giorno le frontiere si sarebbero chiuse le porte blindate delle case, prigioni senza carità. Mai si sarebbe pensato, quando i vecchi fra una tirata e l’altra di pipa ragionavano sulle stagioni e facevano previsioni sul tempo meglio del colonnello Bernacca, ancora di là da venire, che si sarebbe interrotta un giorno la comunicazione fra generazioni, col rischio di mandare perduto il distillato di un sapere accumulato nei secoli. Mai si sarebbe pensato, quando i bambini scorrazzavano per i campi come passeri canterini, scalzi e nudi, sempre a caccia di cibo e di avventure, che un giorno sarebbero stati caricati come muletti di zaini firmati, pesanti di libri cartonati e costosissimi, prendendo posture sbagliate da dover poi correggere in piscina o in palestra con esercizi appropriati. Mai si sarebbe pensato, quando la giornata per un bambino era sempre troppo breve e il tramonto arrivava sempre troppo presto a portarsi via il sapore della polvere alzata dalle corse e dai giochi, che un giorno i bambini si sarebbero annoiati fra mille giocattoli, pile di libri e schermi fluorescenti, cercando nell’abbraccio col vecchio peluche o nella vaschetta dei pesci rossi la compagnia che allieta e conforta. Mai si sarebbe pensato, quando gli animali di casa avevano una funzione, e seppure rispettati mai venivano confusi con gli esseri umani, che un giorno gli animali da compagnia, fra cui tante specie esotiche per cui si ricrea in casa il naturale habitat, sarebbero andati a sostituire gli affetti mancanti, ritenuti troppo impegnativi: meglio la barboncina nana da soddisfare con soli cento grammi di macinato al giorno, o un cucciolo di iguana coi colori dell’erba e l’imperturbabilità di un Budda, o un serpentone boa che si snoda e riannoda per suo conto, senza invischiare nessuno nelle sue contorsioni. Capita tante volte sentir dire dalla gente di una certa età, frastornata dal fischiare di un vivere che va come una vaporiera nel deserto: «Ma dove siamo arrivati? E dove siamo diretti?» E chi lo sa? Per tentare di comprendere come in pochi decenni tutto si sia trasformato e ci abbia trasformati, non resta che fare un passo indietro, ripartendo dagli anni Sessanta. (continua)

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