Anna ciao
Anna era lì per aiutare chi cadeva, senza mai giudicare ma offrendo comprensione. Anna fa parte di quella schiera silenziosa di donne che hanno fatto la storia giorno per giorno, passo per passo, con la mente chiara e lo sguardo lucido rivolti alle possibilità del momento e al futuro da costruire. Per Anna il mondo era senza frontiere e l’integrazione la viveva naturalmente senza attendere la globalizzazione e le sue distorsioni. La casa di Anna era sempre aperta per chiunque avesse bisogno di trovare rifugio e accoglienza o semplicemente un piatto caldo.
42 anni d’insegnamento fino alla pensione – l’ultima cattedra a Frattocchie – una lunga schiera di alunni formati alla scuola della vita, perché così Anna concepiva il compito dell’istruzione al di là della necessaria formazione scolastica. Moglie e madre ha curato la famiglia con quella semplicità di modi che le era propria, autorevole e mai autoritaria, ferma e tenera. Ha avuto per i suoi nipoti le attenzioni più affettuose e il massimo rispetto per i momenti delicati della loro crescita. Anna sapeva che ogni cosa ha bisogno del suo tempo per maturare, non esclusi i sentimenti e l’evolversi di situazioni incerte. Sapeva attendere senza forzare, trasmettendo serenità e fiducia. Anna ha conosciuto presto la piazza, il senso dell’aggregazione, il potere dell’essere uniti nel chiedere giustizia, nel combattere poteri forti privi di umanità. Anna è stata una donna rappresentativa non solo del genere femminile, ma dell’uomo nella sua accezione migliore. Piena d’interessi, con una spiccata vena creativa per la pittura (circolante nella sua famiglia), ha vissuto in pieno la sua esistenza senza perdere mai la sua freschezza di spirito. Se n’è andata lunedì 23 gennaio con la riservatezza che sempre l’ha accompagnata in vita. Funerale laico, commemorazione sentita di parenti e amici. È stata ricordata con le parole di chi le doveva un grazie e un riconoscimento, con la lettura della poesia ‘Mamm’Emilia’ di Erri De Luca (Mi hai messo in bocca tutte le parole/ a cucchiaini, tranne una: mamma./ Quella l’inventa il figlio sbattendo le due labbra/ quella l’insegna il figlio), e prima di partire per il viaggio di ritorno è stata salutata con il canto dei partigiani. Perché Anna – qualcuno l’ha detto con forza – era una partigiana. Bella Ciao, il canto che è stato anche la ninna-nanna con cui i suoi figli hanno cullato i suoi nipoti.
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