Ancora sull’educazione: il ‘terremoto’ di Barbiana
Ascoltando la notizia della marcia a Barbiana, che anche quest’anno ha coinvolto migliaia di persone provenienti da tutta Italia, forse molti tra i più giovani si saranno domandati il perché di tanto interesse per un evento che lo stesso Presidente Napolitano ha voluto commentare, ricordando i valori di cui Barbiana è divenuta simbolo. Valori che si possono sintetizzare in una formula sola: rifiuto della selezione, del sapere acritico, di una scuola mirante all’esclusione dei più deboli. Se oggi questa piccola località, in cui si è consumata l’esistenza e l’esperienza educativa di don Milani, è divenuta sinonimo di una scuola palestra di spirito critico e di esercizio collettivo dell’apprendere, quarant’anni fa essa rappresentò l’epicentro di un vero e proprio ‘terremoto’, che scuoteva dalle fondamenta certezze e ruoli del sistema educativo tradizionale, in un certo senso prefigurando e agendo in sinergia ideale con il movimento studentesco del ’68. Proprio quest’anno ricorre il quarantesimo anniversario della pubblicazione della Lettera ad una professoressa , originalissimo prodotto collettivo dei ragazzi che don Milani aveva raccolti nella scuola di Barbiana. A questo esemplare ‘manufatto’ ciascuno di loro aveva contribuito non solo per le idee, ma anche per la stesura, realizzando un’esperienza di vero e proprio artigianato della scrittura. Dalla creatività e sensibilità linguistica di ogni ragazzo sgorgava un materiale grezzo di frasi, idee, spunti critici che, come in un puzzle, venivano poi rimescolati, assemblati e rielaborati in gruppo, insieme allo stesso don Milani, fino a produrre una colata incandescente di indignazione e rifiuto per un sistema educativo teso ad escludere, per di più secondo parametri limitati e inadeguati ormai alle esigenze nuove di una diversa, più completa e capillare partecipazione al sapere. E come gli antichi ritenevano che la fiaccola della poesia alla morte di un autore passasse nelle mani di colui che subito dopo nasceva, ci piace immaginare che la fiaccola dell’educazione sia passata dalle mani di Maria Montessori a quelle di Don Milani, in un’ ideale continuità della voce spesa per darla a coloro che fino a quel momento voce non avevano.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento