Anche l’Italia ha la Rabbia – 1
Sì, la rabbia, dopo anni, è ricomparsa nel nostro Paese (nel nordest) a seguito dell’evolversi dell’epidemia nei vicini paesi dell’Est. Da ottobre 2008 la rabbia è ricomparsa nel Friuli Venezia Giulia (Udine, Pordenone e Trieste) e da ottobre 2009 anche nel Veneto (Belluno) e nella Provincia Autonoma di Trento. Istituzioni e autorità sanitarie sono impegnate su più fronti (sorveglianza, monitoraggio, vaccinazione orale per gli animali selvatici) per contenere il contagio e per prevenire la diffusione della rabbia nel resto del Paese. La rabbia è una zoonosi, cioè una malattia che dall’animale infetto può essere trasmessa anche all’uomo. Si distinguono due cicli epidemiologici della rabbia: uno urbano e uno silvestre. In quello urbano il cane rappresenta il principale serbatoio. Questo ciclo è presente prevalentemente in Africa, Asia e Sud America, dove la presenza di cani randagi è molto elevata. Il ciclo silvestre è predominante in Europa e in Nord America. La rabbia silvestre è una malattia infettiva acuta causata da un virus (lyssavirus) che colpisce il sistema nervoso e, se non tempestivamente trattata, ha esito letale. La rabbia colpisce solo i mammiferi: selvatici (soprattutto volpi e tassi, faine, erbivori selvatici) e domestici (cani, gatti, furetti, bovini, equini, ovicaprini). Il virus è presente nella saliva dell’animale malato e può essere trasmesso a tutti gli altri mammiferi – incluso l’uomo – attraverso un morso, un graffio, o il semplice contatto della saliva con le mucose o la cute non integra. Se ciò avviene, bisogna intervenire il più rapidamente possibile per evitare il contagio e, quindi, l’insorgenza della malattia. Nell’uomo la rabbia provoca paresi o paralisi, convulsioni; senza interventi terapeutici la morte sopraggiunge in circa sei giorni, di solito per paralisi respiratoria. Un animale affetto da rabbia presenta un evidente cambiamento del comportamento: gli animali selvatici perdono la naturale diffidenza nei confronti dell’uomo; animali di norma mansueti manifestano fenomeni di aggressività. Gli animali colpiti da malattia possono presentare anche altri sintomi, quali per esempio difficoltà nella deambulazione e paralisi progressiva sino alla morte. Sia per l’uomo che per gli animali non esiste una cura per la rabbia. L’unica regola per evitare di contrarre la malattia è la prevenzione. Per l’uomo la prevenzione si basa sulla vaccinazione pre-esposizione e sul trattamento antirabbico post-esposizione da iniziarsi al più presto dopo il presunto contagio, per esempio in caso di morso da parte di un animale sospetto. La vaccinazione pre-esposizione si applica sia a chi svolge attività professionale “a rischio specifico” (veterinari, guardie forestali, guardie venatorie, ecc.), sia per motivi di viaggio o perché residente in aree ad alto rischio di rabbia. Per gli animali domestici, la vaccinazione preventiva è in genere facoltativa, mentre è assolutamente obbligatoria nei comuni a rischio di rabbia silvestre, cioè nei casi in cui la malattia è circolante nella popolazione animale selvatica (volpi).Da molti anni sono in commercio vaccini antirabbici sicuri e altamente efficaci, prodotti in colture cellulari (Cell-Culture Vaccines, CCV). In alcuni Paesi in cui la rabbia è endemica, questi vaccini sono però di difficile accesso a causa del costo elevato o disponibili in scarsa quantità, e in qualche Paese, soprattutto in Asia, sono ancora utilizzati per la profilassi post esposizione i vaccini ottenuti da tessuto nervoso estratto dal cervello degli animali (Nerve Tissue-based Vaccines, NTV), forniti di solito gratuitamente nei centri antirabbici governativi. Nelle aree in cui la rabbia è endemica, i bambini sono particolarmente a rischio: l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) incoraggia, quindi, l’implementazione di studi sulla fattibilità e l’impatto dell’inserimento dei vaccini ottenuti da colture cellulari nei programmi routinari di immunizzazione in età pediatrica. È stato accertato che la somministrazione intradermica di determinati vaccini prodotti in colture cellulari è un’alternativa più sicura ed efficace rispetto all’uso di vaccini ottenuti da tessuto nervoso. È inoltre più economica rispetto alla somministrazione intramuscolare di vaccini prodotti in colture cellulari: la via intradermica permette la somministrazione di dosi ridotte di vaccino ottenuto da colture cellulari. Programmi nazionali ben organizzati per il controllo della rabbia nei cani hanno portato a un rapido calo del numero di morti per rabbia nell’uomo. L’OMS incoraggia, quindi, i governi ad implementare programmi di controllo per assicurare il coordinamento fra tutti i settori coinvolti nel controllo della rabbia (Continua)
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