Anap – Menicacci: «Senza badanti straniere a rischio l'assistenza ai malati»
L’Associazione nazionale anziani e pensionati (Anap) di Confartigianato persone, attraverso le parole del segretario nazionale Fabio Menicacci, saluta positivamente lo spiraglio d’intesa apertosi tra il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, e quello dell’Interno, Robero Maroni, sulla questione della clandestinità delle badanti straniere. È atteso infatti per i prossimi giorni un emendamento al decreto anticrisi che consentirà alle famiglie (a partire da settembre) di regolarizzare la situazione di colf e badanti in nero, versando per loro i contributi pregressi.
«Secondo i dati Istat – spiega Menicacci – le famiglie con almeno una persona disabile e bisognosa di assistenza, nel 2005, erano 2.384.919. Di queste solo 499.421 usufruiscono di assistenza domiciliare erogata da servizi pubblici. Sono ancora
770.039 le famiglie che avrebbero bisogno di assistenza sanitaria a domicilio, mentre 271.028 non possono contare sull’aiuto di nessuno, neppure in caso di bisogno. Già solo le badanti che assistono i malati di Alzheimer, secondo una stima del Cergas
(Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria, ndr), sono 88.415, pari al 7,8% delle persone straniere che lavorano nel nostro Paese come colf e badanti».
Un provvedimento che intervenga a sanare la situazione di irregolarità di colf e badanti è auspicato dall’Anap anche in considerazione del particolare rapporto di fiducia che deve intercorrere tra badante e assistito. «Non si tratta infatti di un puro e
semplice rapporto di lavoro – conclude Menicacci – l’assistito, soprattutto se anziano, ha bisogno di instaurare una relazione di “fiducia”, quasi di familiarità, nei confronti di coloro che lo assistono. Le carenze del nostro Sistema sanitario nazionale, vengono spesso risolte da quel “piccolo Stato” che è la famiglia, cui il fenomeno del badandato, affidato a lavoratrici extra-comunitarie, in questi ultimi anni, ha senz’altro dato una mano. Se quest’ultime non fossero regolarizzate, e fossero espulse, si aggraverebbe l’emergenza sanitaria derivante da un già insufficiente supporto di assistenza domiciliare integrata, case di riposo, case albergo e comunità alloggio».
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