Amore, stringimi e non lasciarmi
Gli scrittori giapponesi, si sa, hanno una loro eleganza frastagliata nel raccontare storie al limite della realtà ma che trasudano umanità (un esempio su tutti: Norwegian Wood – Tokyo Blues di Haruki Murakami). Cavalcando l’onda orientalista, Mark Romanek decide di proiettare sugli schermi la sua visione di Non lasciarmi, omonimo romanzo di Kazuo Ishiguro. Il film si apre sui melanconici ricordi di Kathy H. Lei e i suoi compagni, Tommy e Ruth, hanno frequentato la scuola di Hailsham, un luogo perfetto per bambini “speciali”. Ben presto, tutti scopriranno la triste verità che li riguarda: non sono persone umane. Sono cloni, ai quali è concessa una vita di una lunghezza massima di trent’anni e i cui organi servono per essere donati. In una corsa contro il tempo, la storia si intreccia a formare un particolare triangolo: Tommy si divide tra il profondo sentimento che prova per Kathy e i capricci adolescenziali di Ruth. Performance veramente toccante di Carey Mulligan (Kathy), che si conferma straordinaria.
Meno brillante la Knightley (Ruth), forse poco incline ad interpretare un personaggio così scontroso ed egoista. Convince a tratti Andrew Garfield (Tommy), nei panni di un tormentato ed impaurito ragazzo dalle reazioni violente. Nella pellicola, girata in appena nove settimane, risultano incredibili le scelte dei colori: la scala dei grigi nelle atmosfere collegiali, i verdi negli interni, i beige sulle dune davanti al mare. Tutto sembra adattarsi all’ inevitabile destino dei tre. Lo scenografo premio oscar per The Milionaire, Mark Digby, ha evidentemente lasciato l’impronta. Quello che rimane è la sensazione angosciante della precarietà della vita, resa non vana dai veri rapporti di amicizia e amore. Sentimenti che, nonostante la loro complessità e gli allontanamenti, salvano ognuno dei protagonisti dalla tristezza e li cullano nella dolce melodia della musicassetta che Tommy regala a Kathy, che sembra suonare e cantare incessantemente: “Darling hold me, hold me, hold me, and never, never, never let me go.“
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