Amianto: sportello telematico per le segnalazioni
Quando nel 1901 l’austriaco Ludwig Hatschek mescolò cemento e amianto per brevettare l’eternit, una fibra praticamente indistruttibile e dagli utilizzi più vari (come materiale per l’edilizia, per la coibentazione degli edifici o per la fabbricazione di tubi e vernici), ancora non poteva sospettare che la sua invenzione avrebbe causato il cancro. Sono infatti dovuti trascorrere circa 80 anni per dare un fondamento scientifico definitivo a quei sospetti che negli anni Sessanta avviarono le ricerche mediche e le indagini ambientali che hanno confermato l’esistenza di una relazione diretta tra l’esposizione a sostanze costituite d’amianto e l’insorgenza del mesotelioma. Nel frattempo, la polvere di amianto era stata usata anche per rivestire le navi della marina militare, per fabbricare plastica, corde, cartoni, per le tute dei vigili del fuoco, per le parti meccaniche delle automobili e perfino per alcuni processi industriali di lavorazione del vino. Nel 1992 la legge italiana ha vietato la produzione, l’importazione e l’esportazione di tutti i prodotti a base d’amianto, obbligando alla rimozione dei materiali presenti sul territorio nazionale, allo scopo di ridurre i pericoli per la salute e per l’ambiente. Il provvedimento ha riguardato soprattutto i poli industriali nazionali (i cantieri navali del Piemonte e della Liguria, le fabbriche di pneumatici della zona pontina, la siderurgia dell’area napoletana di Bagnoli, le acciaierie pugliesi) dopo che moltissimi operai specializzati, impiegati in queste fabbriche, si erano ammalati gravemente. Oggi il rischio di contaminazione da amianto sul nostro territorio è quasi completamente scongiurato ma la possibilità di contrarre il mesotelioma (una malattia non più mortale e che in Italia colpisce 19 persone ogni milione di abitanti), secondo i medici, si estende fino ai 30-40 anni successivi al contatto con questa sostanza. E infatti i nuovi casi di questo tumore si registrano soprattutto nelle zone del Nord insieme a quelle della Puglia, Sicilia, Sardegna, delle città di Latina, Salerno Catanzaro. A riportare il problema all’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica è stata l’associazione ambientalista “FareAmbiente”, che ha istituito lo sportello “stop amianto” invitando i romani a contattare l’organizzazione per indicare i luoghi nei quali vengano avvistati eventuali residui di vecchi materiali costituiti da amianto, sull’esempio di quanto hanno fatto alcuni abitanti della Magliana che poche settimane fa hanno denunciato la presenza di 2 capannoni di una fabbrica abbandonata i cui tetti sono ricoperti di eternit. Lo scopo dei tecnici, ambientalisti, scienziati e legali dell’associazione è quello di tracciare la mappatura di tutti i siti d’amianto rintracciabili nell’area del Lazio.
Info: “Stop amianto”- con un SMS: 335.1353330 oppure via mail: info@fareambiente.it
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