Ambiente: da ENEA soluzioni ecosostenibili per l’allevamento di insetti “modello”
Una ricerca ENEA ha dimostrato che è possibile rendere più ecosostenibile l’allevamento di insetti per realizzare prodotti da utilizzare in diversi settori, tra cui l’alimentazione sia animale (feed) che umana (food). I risultati sono stati pubblicati sulla rivista internazionale Agriculture e sono basati su una modifica nell’integrazione della dieta del primo insetto approvato dalla UE[1] per il consumo umano, il Tenebrio molitor[2], più conosciuto come “tarma della farina”.
“In generale, l’allevamento di insetti consente un risparmio di acqua rispetto agli allevamenti tradizionali e una minore emissione di gas serra, a parità di quantità di proteine prodotte. Ma i risultati ottenuti si sono rivelati ancora più interessanti per la riduzione dei consumi di elettricità, grazie all’impiego delle pale di fico d’India (cladodi) al posto di carote, patate e mele come nuova fonte idrica della tarma della farina”, spiega Simona Errico del Laboratorio ENEA di Bioeconomia Circolare Rigenerativa presso il Centro Ricerche Trisaia (Matera).
“La nuova matrice vegetale, infatti, deperisce più lentamente, non ammuffisce e, soprattutto, può essere conservata per lunghi periodi a temperatura ambiente, abbattendo così il dispendio di energia legato all’utilizzo del frigorifero, che invece risulta necessario per carote, patate e mele”, aggiunge Errico. Ma i vantaggi non finiscono qui: infatti, le pale di fico d’India – sottoprodotto non destinato all’alimentazione umana – sono largamente diffuse nell’area del Mediterraneo e le larve del Tenebrio molitor sembrano preferirle ad altre fonti idriche già in uso.
Da quando nel 2021 la Commissione europea ha iniziato ad approvare l’utilizzo di quattro tipologie di insetti per il consumo umano[3], si sono accesi i riflettori sulle condizioni di allevamento e sulle potenzialità di altre specie ancora in attesa di approvazione.
“Presso il Centro Ricerche Trisaia alleviamo da diverso tempo il Tenebrio molitor, che rappresenta un modello di studio molto interessante per produzioni sempre più innovative e sostenibili. Nel nostro caso, ad esempio, cerchiamo di utilizzare, tutto quello che è possibile ottenere dal suo allevamento, come polveri proteiche, frass (gli escrementi prodotti dagli insetti), larve essiccate ed esuvie (i resti dell’esoscheletro), ovviamente ciascuno nel settore più affine”, sottolinea Errico.
Grazie all’esperienza maturata in questo ambito, la ricercatrice ENEA ha firmato anche l’editoriale di un numero speciale della rivista Agriculture, intitolato “Sustainability and Perspectives of Edible Insect Rearing and Utilization of Their Products and Byproducts”, che raccoglie otto contributi scientifici da diversi Paesi nel mondo che suggeriscono nuove prospettive sull’uso di prodotti e sottoprodotti dell’allevamento di insetti commestibili quali: il Bombyx mori, un lepidottero chiamato anche “bombice del gelso” che in Europa non è stato proposto per l’alimentazione umana ma viene normalmente utilizzato a questo scopo in Asia; l’Hermetia illucens, chiamata anche “mosca soldato” perché la testa dell’adulto somiglia all’elmetto di un soldato, che in Europa è stato proposto per l’alimentazione umana ma non approvato dalla UE e il Tenebrio molitor.
“L’interesse riscosso dal numero speciale della rivista evidenzia l’importanza e l’attualità del tema, offrendo spunti per nuove ricerche e risposte concrete alle sfide poste dal mondo produttivo e dai consumatori. L’obiettivo? Rendere l’allevamento di insetti non solo una realtà sostenibile, ma anche una possibilità per utilizzare i derivati della trasformazione di questi insetti nel feed, cioè nell’alimentazione animale, come sempre più allevatori richiedono”, conclude Simona Errico di ENEA.
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