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Alta depressione

Marzo 28
07:09 2012

Capita di parlare con amici e conoscenti parecchio (ex) impegnati politicamente e civilmente; si scopre con non eccessivo stupore che molti di essi fanno il “salto del gambero”, formula inventata, crediamo, or ora per dare l’idea del distacco e dell’arretramento dalla politica. Si poteva ipotizzare qualche “salto della quaglia”, come spesso avviene, e magari se è motivato denota una scelta che si potrebbe pure rispettare.

Invece si sente dire frequentemente che, dopo riflessioni anche tormentate, la decisione è quella di non andare a votare; per ripulsa verso i comportamenti della maggior parte dei politici di turno ed il conseguente disorientamento che ridurrebbe il voto ad una puntata di roulette, rosso o nero a caso. Certo il fenomeno è inquietante e assomiglia ad una resa incondizionata se non addirittura ad un suicidio, politicamente parlando. Però l’aria che tira e gli eventi che si susseguono creano un tale stato di disagio e depressione che spiega ampiamente questa voglia di abbandono e di rifugio nell’orticello. La delusione è la categoria più gettonata: dove non ci sono milioni, ci sono spigole e astici, le industrie chiudono e i redditi diminuiscono o spariscono; ma le spese corrono e le tasse aumentano. Per fortuna la considerazione per l’Italia cresce e lo spread diminuisce. Bene, stiamo per farcela. Poi un venticello, una parola di troppo o di poco, un simbolo da brandire, un interesse particolare da difendere, un allegro riprendere di muro contro muro – non se ne poteva più di accordi e di comportamenti civili, che diamine, siamo o no sani e robusti tifosi faziosi?! – fanno di nuovo precipitare il macigno. E i poveri Sisifo dicono «sai che c’è: io mi sono stufato di spingere a vuoto, ora mi riposo, costi quel che costi». Direte: qualunquismo di bassa lega. No purtroppo no, vi sono esempi negativi dall’alto. Anche il longilineo e sobrio Premier è assalito dalla tentazione dell’abbandono e l’ottimo Presidente, certo anche a causa dell’età, non vede l’ora di tornare solo nonno. Che si fa dunque, si seguita a remare, votare, raschiare e aspettare che la notte finisca o porti consiglio al pollaio? O si abbandonano i galli al loro destino, tanto il nostro è solo quello di fargli il verso come nello straziante episodio del film Pane e cioccolata? Brutte domande e bella depressione. La consolazione potrebbe venire dalla scienza, magari romanzata o addomesticata: pare che dal Big Bang sia nato l’Universo, forse dall’odierno caos può rinascere l’Italia giusta. Dite che prima ci deve essere un’esplosione? Ahi!

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