Allen e Phoenix, due assi per ‘delitto e castigo’ di fine anno
Irrational Man – Abe Lucas/Joaquin Phoenix, stimato professore universitario di filosofia, egli stesso saggista e filosofo, è in una fase di secca della vita: ultraquarantenne, deluso da ogni politica e dalle marce democratiche per tutti i diritti, stufo anche di ogni promessa femminile (ha sempre avuto fortuna col gentil sesso senza distinguo fra coetanee e allieve), non abbraccia più alcuna utopia né politica né amorosa scorgendone presto i meccanismi ritriti che crede ormai le muovano. Arrivato in una università di antica tradizione si ritrova facilmente in una condizione di agio e noia, come sempre contrappuntando ogni azione con fiaschette di super alcolici. Abe Sente di non avere più paura di niente, ma anche che nulla può più smuoverlo dal suo torpore esistenziale perché anche non credere più nella società nella quale vive non contribuisce ad una qualche iniziativa: dei suoi allievi, oltretutto, pensa siano persone predestinate per nascita a potere, denaro, conseguenti ingiustizie e bla bla…anzi prova a passare loro, attraverso le sue lezioni, un sano cinismo nei confronti della filosofia i cui sistemi presi in esame singolarmente, mostrano in gran parte il loro lato fallace e niente che possa aiutare la ‘vita vera’. Una bella insegnante coetanea, Rita/Parker Posey, moglie insoddisfatta ed essere molto simile a lui, gli tiene compagnia; la giovane studentessa Jill/Emma Stone, che Abe ha avuto modo di lodare per l’acume, vorrebbe tenergliene. Riusciranno tutte e due nell’intento di stabilire una relazione non platonica con Abe, mentre lui non tornerà a gustare le gioie dell’esistenza grazie alle loro amorevoli cure fuori e dentro il letto, ma per aver deciso di diventare il vendicatore in una causa che non gli è per niente nota ma che ha suscitato il suo sdegno nell’ascoltarne l’ingiustizia fra le sedie d’un bar. Il dialogo, dal quale comprende che a una madre verranno tolti i figli per colpa dell’esercizio di potere d’un qualunque giudice, ometto comune e abitudinario, fa scattare in lui l’idea di perpetrare un omicidio ‘quasi’ perfetto col quale potrà riscattare una parte dell’ingiustizia del mondo. Woody Allen dirige un altro film imperfetto nel quale la tesi fa in parte a pugni con una messa in scena davvero troppo studiata; a fare da contrappunto all’ingenuità di alcuni dialoghi, l’immagine di una America altro che puritana che consente ai suoi figli più giovani di trasgredire fin dove vogliono basta che poi, e per una volta sola, ritrovino la strada di casa. La studentessa impersonata da Emma Stone, sintesi di razionalità e dolcezza estreme, esprime con i suoi modi perbene e un guardaroba sognante l’involucro d’una borghese vera che ama, per diletto, andare a vedere dove è possibile arrivare giocando: là dove si farà scrupolo non per l’omicidio ma per una mancata confessione, non se ne farà affatto nel lasciare e riprendere il suo, peraltro gommoso e troppo buono, boyfriend. L’essere perbene, senza alcuno sforzo per non diventare permale, fa fare a questo personaggio diverse capriole linguistiche e comportamentali che ne farebbero…una perfetta donna politica. Abe che si crede un uomo, un filosofo capace forse d’una irrazionalità ‘controllata’ appare fra i più ingenui essendo davvero stanco dell’esistenza e radicalmente disgustato dell’inutile stile di vita che si conduce nelle nostre società in tempo di pace e della totale assenza di senso….Ancora, come in molti film di Allen, sarà il destino cieco a decidere e un deus ex machina che stavolta prende la forma d’una piccola, inerte torcia da borsetta, così come in Match Point (2005) prese quella d’un gioiello….Un film all’apparenza semplice, che intriga i pensieri e non si dimentica con facilità. (Serena Grizi)
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