Alleanza problematica: N.A.T.O.
Tra gli Stati Uniti d’America e l’Europa come vanno i rapporti di cooperazione militare e strategica? Come si stanno evolvendosi o solo muovendosi globalmente, dopo l’11 settembre 2001? Le due sponde dell’Atlantico sono oggi proprio così lontane e in campo militare e strategico? L’articolo-analisi di Guido Rampolli (la Repubblica, “LA DOPPIA TESTA DELL’OCCIDENTE”) confermerebbe forti dissidi e insofferenza reciproci, all’indomani dell’agguato in Afghanistan in cui perì il maresciallo in forza N.A.T.O. Giovanni Pezzulo (ucciso a tradimento in azione non militare), terra dove si sovrappongono, confondendosi pericolosamente, l’azione pro civili, democrazia e governo democratico da parte della NATO, l’Isaf, e l’azione «100% U.S.A» statunitense contro il terrorismo globale a “matrice fanatismo religioso islamico” (“M.F.R.I”), l’“Enduring Freedom”. Sdoppiamento dei vertici decisionali, insofferenza e “incomprensioni” reciproci… una disorganizzazione generale sia sul piano tattico che, soprattutto, strategico in Afghanistan tra i due sistemi (NATO e forze armate statunitensi + alleati non NATO) causa ora di continui e mortali agguati. I soldati europei, parafrasando Rampolli, non sono «truppe cammellate» di supporto locale alla continua guerra degli USA contro il terrorismo “M.F.R.I”, e gli USA non sono semplici «azionisti di maggioranza» nella NATO solo perché questa alleanza sfrutta l’80% della tecnologia (militare) statunitense. Un’alleanza militare non è svalutabile o riducibile a una fredda “S.p.a”, con l’egemone/i in Consiglio direttivo a far da padre-padrone. Se avviene ciò è prepotenza, strafottenza. Insopportabile arroganza che calpesta le virtù della collegialità nelle decisioni. Siamo tutti vicini agli statunitensi e al governo USA dopo l’11.9.2001, ma il dolore per quell’eccezionale attentato non deve assolutamente degenerare in una strumentalizzazione continua o, comunque, finalizzata all’egemonia o prevaricazione politica totale all’interno dell’Alleanza con gli Europei. L’Europa,sul piano militare,deve essere in grado di pensare con la sua testa senza cedere a – consentitemi – “ricatti morali”. L’umile messaggio che oggi come oggi lanciamo dalle nostre colonne è di riqualificare l’Alleanza soprattutto sul piano strategico e globale.
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