Alla stazione si lavora nei locali dell’ex Rosy Bar
«Forse qui ci fanno l’ascensore per i disabili» ha ipotizzato qualche cittadino, mentre un agente dei vicini Uffici Polfer è stato molto più vago parlando di «sondaggi per ristrutturazione». Tutto a questo punto si fa più chiaro. Risalendo al 1972, quando a maggio ci fu l’inaugurazione del sottopassaggio pedonale che univa il quartiere Folgarella al centro, molti ciampinesi restarono perplessi nel costatare che nella progettazione e realizzazione dell’importante opera non erano stati previsti rampe o scivoli di sorta, ma solo scale piuttosto alte. Già sembrava un miracolo quanto ottenuto, che evitava agli abitanti della Folgarella di dover obbligatoriamente attraversare il passaggio a livello o arrampicarsi sulla scarpata per raggiungere attraverso i Due Ponti altre zone del paese, che non si stette troppo a guardare per il sottile, anche perché Ciampino era un comune giovane composto di gente giovane e aitante, e si festeggiò l’avvenimento come grossa conquista. Allora si facevano ancora abbastanza figli, e si vedevano queste donne risolute abbrancare carrozzina con bebè a bordo e qualche altro figlio attaccato alle gonne, il carrello della spesa, e via di volata, verso la scuola o il mercato o la chiesa del Sacro Cuore, felici e contente di poter superare autonomamente, anche senza auto, e senza il pericolo del passaggio a livello, i confini della borgata. Ma l’incongruenza era evidente, il sottopassaggio non era stato concepito per tutti. Ora a quanto pare siamo sul punto di rimediare. Sembra che la Rete Ferroviaria Italiana disponga di una bella cifretta – circa 1,2 miliardi di euro, come stabilito dal CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) – di cui una piccola parte “assegnata anche per il miglioramento delle prestazioni delle rete e dei servizi ferroviari”, e sembra pure che tra il Comune di Ciampino e la Rfi si stia giungendo a una ragguardevole intesa. E quindi si può ragionevolmente prospettare, per la stazione fra le più importanti del nodo ferroviario di Roma e la più importante del quadrante sud del Lazio, un intervento – sebbene imperdonabilmente tardivo – che affronti e risolva con rampe e ascensori il problema ormai vergognoso delle barriere architettoniche. L’impressione è che almeno da parte delle Ferrovie dello Stato resista un certo riserbo, forse si è ancora in fase di conteggi, ma la cosa appare comunque avviata e si spera irreversibile.
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