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Alitalia: alcuni chiarimenti

Ottobre 02
12:17 2008

Ad ottobre e novembre c’è la punta minima del livello del traffico di tutto l’anno, gli addetti lo sanno tutti, Alitalia gestisce circa il 40% del totale (120 milioni di biglietti annui) cioè poco più di 22 milioni di biglietti. Facendo una media di 2 milioni mese possiamo dire che a novembre, se va bene, AZ ne trasporta 500mila, considerando la massa di aerei vuoti che fa concorrenza alla ex compagnia di bandiera, una bazzecola da sostituire, altro che tragedia, se Alitalia si ferma in questo periodo non se ne accorge nessuno, io malignamente penso che siamo arrivati a fine settembre non a caso.
L’azionista di maggioranza è ancora lo stato per cui avendo rifiutato l’offerta Airfrance ora siamo tutti più ricchi dei debiti di Alitalia.
Ogni addetto aeroportuale produce, secondo le statistiche, 10 addetti nei settori dell’indotto, Fiumicino è uno dei più importanti aeroporti del Mediterraneo, Roma è la più grande città turistica d’Italia (più di 20 milioni di visitatori annui) possiamo tranquillamente dire che Alitalia e Fiumicino sono la Fiat di Roma.
L’Italia produce il 12% del PIL dal turismo cioè la più grande industria del paese, mentre investe nel settore lo 0,4% (sì! lo zero virgola quattro!!!).
E’ in atto un risiko mondiale nel trasporto aereo basato sulla liberalizzazione dei “cieli” e si vanno concentrando alcuni grossi gruppi globalizzati, AF-KL è uno di questi poi in Europa abbiamo LH e BA, questo permette di guardare con un pò di buon senso alla speranza che il succulento mercato italico non sia lasciato a se stesso.
Se supponiamo si materializzasse un’ipotesi LH sarebbe difficile che i concorrenti si lascino sfuggire tutto il malloppo, la messa all’asta dei gioielli di famiglia pare la via più sensata a valle del fallimento che ripeto non si deve verificare, il 29 agosto scorso è stata dichiarata l’insolvenza della compagnia, secondo voi che bisogna fare di più per fallire?
La proposta CAI non affronta il nodo centrale della questione Alitalia: i costi fuori controllo.
Dai bilanci si evince che Alitalia fattura poco più di 4 miliardi di euro ed il costo del lavoro impegna poco meno del 20% del fatturato: oltre ad essere decisamente il più basso fra le compagnie aeree europee di riferimento, corrisponde a circa 800 milioni di euro,
ovvero a tutte le perdite accreditate quest’anno ad Alitalia. CIO’ SIGNIFICA CHE ANCHE SE TUTTI I LAVORATORI ALITALIA ANDASSERO A LAVORARE GRATIS, L’AZIENDA RIUSCIREBBE A MALA PENA A RAGGIUNGERE IL PAREGGIO DI BILANCIO. I costi diversi da quelli del personale di AF-LH-BA variano dal 60% al 70% del fatturato mentre AZ è al 95% (sommato al costo del lavoro si ottiene la perdita)!!!! E’ dunque evidente che il problema di Alitalia non è il costo del lavoro, ma gli altri costi fuori controllo. Questo piano CAI, sulla falsariga dei precedenti, continua a tagliare rotte mettendo a terra aerei e relativi equipaggi, ma il fatturato di una compagnia aerea chi lo produce se non gli aerei che trasportano i passeggeri?? La proposta CAI configura che dall’ unione di due compagnie se ne produce una che fatturerebbe poco più di quanto già fattura Alitalia. Allora a che scopo unire queste due compagnie? Per coprire il buco Airone a spese del contribuente?

Il sistema trasporto aereo è uno dei più complessi oggi esistenti, pensate che la CAI ha proposto di operare con un numero di piloti grandemente inferiore alle necessità (posto che il numero di aerei dichiarato sia vero).
Se volete, per chiarire la questione allungo un pò questo intervento: se per esempio abbiamo un ufficio che deve operare H24 serviranno tre addetti, più uno per coprire i riposi ed uno le ferie, quindi cinque addetti per postazione (non in tutte le mansioni bastano ma facciamo finta che sia così), gli aerei a differenza delle scrivanie si spostano e gli equipaggi devono subire visite ed esami ricorrenti oltre che addestramento e quindi complicano la questione per cui mediamente nel mondo si usano almeno sette addetti per postazione, che tradotto significa sette equipaggi per aereo (un equipaggio è composto almeno di un comandante ed un copilota) e questo indipendentemente dai contratti ma solo in base alle regole minime Icao di sicurezza riconosciute in tutto il mondo, cioè per muovere senza troppo margine 10 aerei servono 140 piloti!!!! Al riguardo è stato presentato come uno scandalo che per i 5 aerei da trasporto merci di Alitalia servissero 120 piloti. La scelta di AZ è che questi aerei si devono muovere molto: per esempio per arrivare a Sidney fanno scalo a Dubai, Madras, Singapore (ciò a causa del fatto che la rete è vasta e gli aerei troppo pochi) pertanto si sprecano equipaggi, poi i voli sono molto lunghi quindi spesso serve il terzo pilota per i turni di riposo (vi rammento che stiamo parlando di apparecchi che volano a qualsiasi ora del giorno e della notte) quindi dai circa 90 piloti minimi che servirebbero per questo servizio ci vuole poco ad arrivare a 120, ma una cosa è dire che 120 sono troppi e una cosa che ne bastano 50!!!
In tutto il putiferio scatenato in questi giorni per coprire quello che realmente accade c’è un’unica cosa di abbastanza vero: il ruolo nefasto del sindacato, ma più che per le scelte contingenti, per le responsabilità storiche. Ci sono praticamente un delegato sindacale per ogni cinque addetti di Alitalia!!! Cioè un delegato ogni dieci e uno addetto a servizi burocratici di supporto sempre ogni dieci che fa il 20% della forza lavoro fuori produzione!!!!!! Affermare che su questi temi (ma solo su questi) CAI abbia le sue ragioni mi pare scontato.

Si dice che gli enti locali devono intervenire, che l’opposizione deve intervenire, che il governo deve intervenire, che Napolitano deve intervenire, ecc…Ma per fare che?
Per realizzare quale strategia industriale??
Lasciamo ogni speranza, la politica come l’economia farà il suo corso è ineluttabile.
Cosa possiamo fare?
Secondo me abbastanza poco.
Se qualcuno dei nostri politici stesse a sentire le forze sane del paese, ed utilizzando, questa volta sì, tutto l’armamentario invocato si potrebbe pensare almeno di salvare l’industria del volo romana, quello che andrà a Milano sarà difficile farlo sopravvivere a Roma e comunque per qualche anno dalla padania si daranno da fare per non fallire cosa che secondo me ineluttabilmente avverrà per la mancanza di presupposti corretti dal punto di vista del sistema aeronautico evoluto.

A Roma sono basate le attività ad alto contenuto di Know-How: centro addestramento equipaggi, centro di controllo operativo, flight dispatcher, navigazione e tecnico operativo, manutenzione di linea, revisione e certificazione aerei e tecnici aeronautici. Senza queste quisquilie non è possibile far funzionare una qualsiasi azienda aeronautica (attualmente sono tutti convinti che siano settori aziendali portanti solo costi), chi controlla questo vero e proprio cervello dell’azienda aerea controlla tutto, non solo, questi rami d’azienda per altro non costano neanche tanto.

Ergo io proporrei che Regione e Provincia insieme ad alcune aziende che vogliono espandersi ed agli imprenditori dell’indotto del Lazio si diano da fare per acquisire Le attività buone che ci sono a Roma per poi ripartire lentamente con la proposta che fece Veltroni di una espansione o una rinascita con una “ROMA Airways”.

E’ vero ce la possiamo fare, ma per agire nel settore del trasporto aereo non basta la volontà, occorrono conoscenze esperienze ed onestà a tutta prova e qui non è che siamo fortissimi….

Franco Di Antonio coordinatore del circolo di Ladispoli del Partito Democratico

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