Aldo Onorati “Nel frammento la vita”
“Nel frammento la vita” sottotitolo “Le canagliette di Piazza San Paolo”, di Aldo Onorati, continua ad essere un libro molto apprezzato. Ne è stata recentemente pubblicata la quinta edizione.
La vita è la protagonista di questo libro, seppure analizzata in un minuscolo frammento come un piccolo campione su un vetrino: il titolo è quanto mai appropriato. In laboratorio, da un microscopico frammento si ottiene il DNA e si risale all’essenza biologica dell’insieme. Allo stesso modo l’autore, osservando i ricordi dell’infanzia, tra bambini poveri e trascurati dagli adulti, in una Albano ancora lontana dai problemi del traffico tanto da consentire di giocare in strada, in un momento particolare, quello del dopoguerra, con fame e rovine, riesce ad estrarre l’essenza stessa della natura dell’uomo. Il suo bisogno, cioè, di simbiosi con gli altri uomini, il suo bisogno di amare ed essere amato, bisogno immutato nei luoghi e nel tempo. L’occhio dello scrittore è attento e ci riporta personaggi di tutti i tipi. Vi è l’amico sincero, compagno d’avventura che pure cede alla lusinga di qualche leccornia come un raro e agognato gelato o dei fichi, una delle poche prelibatezze disponibili, ed allora tradisce, ma si pente e ciò lo rende profondamente reale ed umano. Vi è il bruto prepotente ed irriducibile che in fondo fa pena perché dimostra solo quanto sia debole e vulnerabile chi non sa esprimersi se non con la violenza. Vi è Paolino, falso e viziato, narcisista e profittatore, che porterà l’autore ad affermare in maniera emblematica “Guardandomi ora attorno, quanti Paolini …..” Gli episodi comici si susseguono e così ci sembra di vedere in prima persona il ragazzo che, costretto a lavorare in una panetteria mentre avrebbe voglia di divertirsi e sprigionare tutta la sua vitalità, arriva in sella alla bicicletta carica di pane da consegnare prendendo la curva a tutta velocità tanto da volare a terra e spargere tutto il prezioso carico. Allo stesso modo ci sembra di assistere direttamente ad episodi di estrema drammaticità come la morte di un ragazzo caduto da una falla del pavimento della sua abitazione creata dalla guerra. Come non condividere il triste stupore di Onorati quando annota che pur dopo tanto strazio la falla non fu né recintata né in alcun modo messa in sicurezza. Come non essere da lui condotti all’amara riflessione che troppo spesso si rimane colpevolmente immobili davanti ai mali della vita quando invece si dovrebbe combattere così da prevenirli e arginarli.
C’è tanta saggezza in queste pagine. Essa è dovuta forse ad un’infanzia vissuta in modo particolarmente intenso, rispetto a tanti di noi che a quell’età sono stati in un ambito più tranquillo ed ovattato. A mio avviso, però, è dovuta piuttosto alla grande sensibilità con cui l’autore percepisce la realtà umana che lo circonda. Egli volge intorno lo sguardo pieno di interesse posandolo anche verso le figure più abiette e meschine, più brutte e ripugnanti, senza distoglierlo come si faceva in India con i Paria, che non dovevano neppure essere guardati. Ecco apparire allora il compratore di ferro vecchio, cui i ragazzi vendevano il ferraccio rimediato tra le macerie e sui campi seminati di schegge di bombe, “bestione dalla pappagorgia flaccida e dondolante” o sua moglie, donna ripugnante con la sua bocca dai denti guasti. Eppure nel momento stesso in cui essi sono descritti, in cui entrano nel cast, per dirlo in termini cinematografici, acquisiscono un loro diritto ad esistere, una loro dignità per il ruolo che comunque vengono a giocare in quest’ecosistema chiamato società, da sempre formato da ricchi e poveri, dotati e sprovveduti, belli e brutti. Trovo che sia un gran bell’incitamento alla tolleranza, che rende questo libro istruttivo particolarmente per i ragazzi. Questi vi troveranno situazioni ben lontane dalla loro attualità fatta di play-station e sovrabbondanza di cibo, ma lo stupore verso la vita e le sensazioni così nuove e così forti a quell’età, ebbene quelle le riscontreranno intatte così come le stanno anch’essi vivendo.
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