Aldo Moro, la figlia Fida: “Diffido l’onorevole Grassi dal parlare pubblicamente, in modo inopportuno e blasfemo, della terribile agonia e della morte di mio padre”
Roma, 19 ott. – “L’errore più grave, che ho commesso, è stato consegnare all’onorevole Gero Grassi il mio archivio personale ed ora lo rivoglio indietro anche se ormai smembrato, danneggiato e ritagliato come un album di figurine, perché intendo bruciarlo e distruggerlo affinché nessuno possa più usarlo come trampolino di lancio verso una notorietà effimera e immeritata”.
“Diffido inoltre l’onorevole Grassi dal parlare pubblicamente, in modo inopportuno e blasfemo, della terribile agonia e della morte di mio padre”. Lo dichiara Maria Fida Moro, primogenita di Aldo Moro.
“Qui non si tratta del diritto di espressione, ma di qualcosa che assomiglia ad una specie di sadico compiacimento. I morti si rispettano da sempre in tutte le culture. Grassi ricordi che non è Aldo Moro e non lo sarà mai e che non ha il monopolio e l’esclusiva di questa terribile storia”.
“Non si atteggi a vittima e sappia che se Aldo Moro, il mite per eccellenza, fosse qui gli darebbe – come diceva lui – dei ceffoni per la maniera sconsiderata con cui ha trattato Luca, la luce dei suoi occhi, facendolo soffrire in modo aggiuntivo e gratuito come se non avesse sofferto già abbastanza”.
“Grassi ha tradito la mia stupida fiducia utilizzando il mio archivio, il nome di Aldo Moro e la terribile morte di papà, in modo strumentale, assolutamente non condivisibile, a fini esclusivamente politici per la propria carriera. A molti, per non dire a tutti, la morte di Moro è stata ed è utilissima. Non si può dire quotidianamente di voler bene a Moro e ferire il ‘nipotino Luca’ né si può parlare seriamente di Moro senza cercare di seguirne l’altissimo esempio e l’insegnamento”.
“Papà era la gentilezza personificata, cosa che non può proprio dirsi di Grassi. Per questo e per mille altre ragioni non tema lo stesso Grassi di diventare un martire, cioè un testimone, qualcuno che viene ucciso brutalmente a causa della propria fede. Per lasciarsi ammazzare come mio padre ci vuole un grandissimo coraggio ed una straordinaria bontà, nonché la capacità sovrumana di tradurre in azioni concrete il proprio amore per l’umanità in faticoso cammino verso la luce”.
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