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Alcune osservazioni sul futuro dell’Agenda 2030 nel contesto coronavirus

Marzo 19
20:39 2020

Alcune osservazioni sul futuro dell’Agenda 2030 nel contesto coronavirus

Il coronavirus ha fatto irruzione nelle nostre vite in maniera inattesa e dirompente. L’aspetto più grave e doloroso è quello dei morti, della malattia, della sofferenza delle famiglie colpite. Poi i danni sociali ai lavoratori e alle attività economiche non protetti o non adeguatamente protetti dalle misure di tutela che il governo avrà la capacità di adottare. Nella condizione di privilegio di chi ha già da ora la possibilità di guardare anche oltre l’emergenza, si può valutare che: 1. L’Agenda ONU 2030 continua a essere la direzione verso cui andare, cambia lo scenario base di riferimento e aumentano le incertezze sul futuro, di conseguenza diverse strategie dovranno essere aggiornate considerando che tutti i 17 goal sono direttamente o indirettamente coinvolti dai cambiamenti indotti dalla pandemia; 2. Tutti i 17 goal dell’Agenda sono collaborativi e strumentali per prevenire future pandemie e per la resilienza sociale per le future emergenze; 3. Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile diventano uno strumento di analisi e programmazione sistemica per “ricostruire meglio” come indicato alla priorità 4 del Sendai Framework for Disaster Risk Reduction 2015-2030 delle Nazioni Unite, facendo tesoro dell’esperienza coronavirus

Recessione economica ed esplosione del debito pubblico sono il principale effetto collaterale della pandemia e una seria minaccia che se non gestita con misure fortemente innovative provocherà più danni che non lo stesso Covid-19. Possiamo allora scordarci l’Agenda 2030, la tenuta della stessa Unione Europea e con ciò l’impegno per gli accordi internazionali su ambiente e clima. Una resa finale, un’autocondanna non solo dell’Europa e dell’Italia, ma dell’umanità intera a un destino d’indigenza e degrado. L’alternativa è il rilancio dell’economia finanziando massicciamente l’Agenda 2030.

Il problema dov’è? I soldi che mancano?! Come dimostra la storia, il denaro è una costruzione sociale e politica. È la privatizzazione del denaro – e non il denaro stesso – che ha alimentato lo sfruttamento sociale e la distruzione ambientale1. L’occhio umano possiede un punto cieco biologico in cui il nervo ottico entra nell’occhio. Questa è un’area senza visione. L’umanità sembra soffrire di un simile punto cieco quando arriva al modo in cui il denaro entra nell’economia e nel sistema sociale2. Senza assumere posizioni che portano a sterili, se non dannosi scontri ideologici, ma con capacità analitica e pragmatismo dobbiamo credere che nuove soluzioni politiche possono essere trovate per concepire nuove regole per un’economia e una finanza a servizio del bene della collettività e dello sviluppo sostenibile. E non è necessario neanche andare troppo lontano. É proprio nel contesto delle misure per l’attuazione dell’Agenda 2030 e dell’intensificarsi del dibattito tra istituzioni a livello UE con l’avvio del Green Deal europeo, che il tema finanza e denaro stanno trovando spazio per una revisione critica. Così come un approfondimento interno al sistema della finanza già sta accadendo in considerazione al rapporto cambiamenti climaticifinanza. Ed a partire da alcune istituzioni finanziarie, in anticipo alla stessa politica.3
1 Mery Mellor, Money for the people – https://greattransition.org/publication/money-for-the-people 2 Lietaer 2012 – Money and sustainability : the missing link ; a report from the Club of Rome – EU Chapter to Finance Watch and the World Business Academy

In questo contesto ritengo opportuno dare risalto alla posizione assunta recentemente dal Comitato Economico e Sociale Europeo nel parere del 24 gennaio 2020 “L’economia sostenibile di cui abbiamo bisogno”4, che spinge a una revisione critica del sistema finanziario molto decisa, partendo da semplici considerazioni: Tra il 2015 e la fine del 2018 il programma di acquisto di attività della BCE ha iniettato 2 600 miliardi di EUR nell’economia per sostenere gli istituti finanziari, stimolare il credito e controllare l’inflazione […] L’articolo 123 del Trattato di Lisbona vieta esplicitamente alla Banca centrale europea di finanziare le istituzioni pubbliche e i governi nazionali, ma il “finanziamento monetario”, termine che indica l’acquisto di debito pubblico da parte della Banca centrale, ha costituito in passato una prassi consolidata nelle economie avanzate e viene ancora sistematicamente utilizzato in Giappone. È comprovato che un maggiore controllo dell’offerta di denaro da parte dello Stato può ridurre il debito sia pubblico che privato e accrescere la resilienza finanziaria. Il CESE ritiene che sia giunto il momento di rivedere il sistema monetario in Europa e di allinearlo alle priorità della transizione verso un’economia del benessere sostenibile e inclusiva. E nelle note il CESE rinvia a un working paper del Fondo Monetario Internazionale del 20125, in cui gli autori sostengono l’attuazione di un Piano di Chicago rivisitato per porre fine ai problemi del debito pubblico e delle crisi finanziarie. Non sappiamo se la soluzione è quella che propongono questi studiosi. Bernard Lietaer ad esempio, con una visione mutuata dalla diversità biologica, sostiene che la soluzione è passare da una monocoltura monetaria a un ecosistema monetario diversificando i supporti di scambio disponibili e gli agenti che li creano6. Quello che è certo, è che il nostro sistema monetario non è concepito per lo sviluppo sostenibile, e che è urgente che queste tematiche vengano approfondite con degli studiosi che abbiano la capacità di pensare al fuori degli schemi (think out of the box), e apertamente discusse in tutti i contesti: nazionale, europeo, internazionale. Il primo accordo internazionale che lega di fatto la finanza con obiettivi ambientali e sociali è l’Accordo di Parigi che sancisce di rendere coerenti i flussi finanziari con un percorso verso basse emissioni di gas serra e uno sviluppo resiliente al clima (cfr. art.2 comma 1, lett.c). Questo tema è all’attenzione delle istituzioni ed è un principio base del piano europeo per la finanza sostenibile. Per comprendere a fondo il senso pratico, il progetto ricerca COP21 Ripples7 ne deduce che: se il nostro carbon budget è limitato e non si possono accettare ulteriori aggiunte di gas serra di origine antropogenica dopo un certo periodo di tempo, ne consegue che per la necessaria piena decarbonizzazione di tutta la nostra economia, nessun denaro deve essere speso in qualsiasi parte del mondo in attività ad alta intensità di carbonio a partire da un certo momento. L’obiettivo limitare la temperatura terrestre entro 1.5° che è quello socialmente preferibile ed auspicabile perché ambientalmente ed economicamente più vantaggioso rispetto a 2° e oltre, è ancora raggiungibile secondo le leggi della chimica e della fisica ma richiede cambiamenti senza precedenti, una transizione rapida e di vasta portata nel modo in cui gestiamo il territorio, l’energia, l’industria, i trasporti, gli edifici, i trasporti e le città8, dunque implica ed è attuabile solo attraverso uno stravolgimento delle regole dell’economia e della finanza. Difficile anche pensare di conciliare i tempi di lunghe negoziazioni internazionali anche sulla finanza con la necessità di agire rapidamente. La consapevolezza che la finestra di possibilità di conseguire l’obiettivo 1,5° si chiuderà entro massimo un decennio è diffusa: dal Parlamento europeo9, al World Economic Forum10, al movimento Friday for Future11. A tal fine, dai calcoli dell’UNEP è necessario ridurre le emissioni del 7,6% ogni anno12. Le istituzioni europee sono a lavoro: è stata adottata la legge europea per il clima13, il Consiglio europeo ha inviato al segretariato dell’UNFCCC l’impegno alla neutralità climatica a metà secolo14, il Parlamento europeo ha proposto un obiettivo del 30% di ripristino degli ecosistemi al 203015, è ora del tutto evidente che la transizione ecologica si può solo attuare attraverso meccanismi di giusta transizione e assicurando il consenso e la partecipazione sociale più ampi. Il primo passaggio d’attuazione del Green Deal europeo è stato infatti l’adozione di misure finanziarie e regolamentarie per l’attuazione dei meccanismi di giusta transizione. Ma le misure non sono ancora adeguate alla dimensione delle sfide e sopratutto mancano proposte efficaci nell’immediato. Anche la dichiarazione di emergenza ambientale e climatica adottata dal Parlamento europeo il 28 novembre 201916 e la stessa mozione Muroni votata alla Camera dei deputati17, sono atti puramente formali se non spingono per azioni e strumenti di gestione dell’emergenza. La lettera aperta inviata a Christine Lagarde al suo insediamento alla BCE “the ECB must act now on climate change”18, mette bene in evidenza come non possiamo attendere per anni gli studi che valuteranno i rischi per la finanza indotti dai cambiamenti climatici, e che ci sono misure già attuabili prima ancora dell’approvazione della tassonomia UE che definisce cos’è sostenibile. Tra gli obiettivi della BCE e del Sistema europeo delle banche centrali c’è anche il sostegno alle politiche economiche generali dell’Unione al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell’Unione definiti nell’articolo 3 del Trattato sull’Unione europea19 che include lo Sviluppo Sostenibile. Non dobbiamo aspettare che passi il coronavirus per discutere di questi temi. Il dibattito politico e pubblico rischia ancora di disperdere energie e risorse in discussioni dove scienza, conoscenze, capacità di visione al futuro, restano relegate ai margini della comunicazione e dei processi decisionali. Alto è il rischio di spinte di rilancio di un’economia di ricostruzione post-coronavirus selvaggiamente insostenibile. Già allargare il dibattito nazionale a quanto sul piano europeo è stato avviato con il Green Deal è il primo passo importante e necessario. In cento giorni dall’adozione del Green Deal europeo20 da parte della Commissione europea e stato rilanciato il pilastro europeo dei diritti sociali21, adottata la legge europea per clima22 e lanciato il Patto europeo per il Clima23, il programma per il futuro digitale24, la strategia per l’industria25, la strategia per le PMI26, strategia per la parità di genere27 ,strategia per l’Africa28, il nuovo piano per l’economia circolare29. Dobbiamo parlarne ora per reagire sostenibilmente al coronavirus e preparare il terreno per la post-emergenza. La nostra resilienza sociale ed economica può viaggiare anche online. E l’emergenza non giustifica rinvii, al contrario!

La società civile italiana dovrà mettere in gioco tutte le sue forze affinché questo tempo prezioso non sia sciupato e questa fase d’inatteso e doloroso cambiamento si possa trasformare malgrado tutto in una grande opportunità per lanciare l’economia sostenibile di cui abbiamo bisogno.

Roma, 18 marzo 2020

Luigi Di Marco Gruppo di Lavoro Clima ed Energia dell’ASVIS

1 Mery Mellor, Money for the people – https://greattransition.org/publication/money-for-the-people

2 Lietaer 2012 – Money and sustainability : the missing link ; a report from the Club of Rome – EU Chapter to Finance Watch and the World Business Academy https://www.researchgate.net/publication/271506661_Money_and_sustainability_the_missing_link_a_report_from_the_Club_of_Rome__EU_Chapter_to_Finance_Watch_and_the_World_Business_Academy

3 Tra cui il rapporto del BIS “Green Swan”: https://www.bis.org/publ/othp31.pdf

4 Raccomandabile la lettura integrale: https://www.eesc.europa.eu/en/our-work/opinions-information-reports/opinions/sustainable-economy-weneed-own-initiative-opinion –

5 https://www.imf.org/external/pubs/ft/wp/2012/wp12202.pdf

6 Lietaer 2012 cit.

7 COP21 RIPPLES – COP21: Results and Implications for Pathways and Policies for Low Emissions European Societies From transformational climate finance to transforming the financial system for climate – https://www.cop21ripples.eu

8 IPCC 2018 – https://www.ipcc.ch/sr15/

9 “Stresses that the global action that is undertaken over the next decade will have an impact on the future of humanity for the next 10 000 years”: Parlamento europeo – Risoluzione del 28 novembre sulla COP25:

10 “A decade left”: WEF – Global Risk report 2020 – https://www.weforum.org/reports/the-global-risks-report-2020

11 https://www.weforum.org/agenda/2020/01/greta-thunberg-davos-message-climate-change/

12 https://www.unenvironment.org/resources/emissions-gap-report-2019

13 https://ec.europa.eu/info/files/commission-proposal-regulation-european-climate-law_en

14 https://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-6612-2020-INIT/en/pdf

15 European Parliament resolution of 16 January 2020 on the 15th meeting of the Conference of Parties (COP15) to the Convention on Biological Diversity (2019/2824(RSP))

16 European Parliament resolution of 28 November 2019 on the climate and environment emergency (2019/2930(RSP))

17 https://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=1-00181&ramo=C&leg=18

18 https://asvis.it/home/46-4844/economisti-e-societa-civile-alla-bce-disinvestire-dai-titoli-dannosi-allambiente#.XnHkFS2ZPyg

19 https://www.ecb.europa.eu/ecb/tasks/html/index.it.html

20 Commissione europea, 11 dicembre 2019 – Green Deal europeo – COM(2019) 640 final https://ec.europa.eu/transparency/regdoc/rep/1/2019/IT/COM-2019-640-F1-IT-MAIN-PART-1.PDF 21 Commissione europea 14 gennaio 2020, COM(2020) 14 final – Un Europa sociale forte per transizioni giuste https://eurlex.europa.eu/resource.html?uri=cellar:e8c76c67-37a0-11ea-ba6e-01aa75ed71a1.0012.02/DOC_1&format=PDF

22 https://ec.europa.eu/info/files/commission-proposal-regulation-european-climate-law_en

23 scadenza consultazione al 27 maggio 2020 – https://ec.europa.eu/info/law/better-regulation/have-your-say/initiatives/12219-European-Climate-Pact

24 Commissione europea, 19 febbraio 2020- Plasmare il futuro digitale dell’Europa – COM(2020) 67 final https://eur-lex.europa.eu/legalcontent/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52020DC0067&from=EN

25 Commissione europea, 10 marzo 2020- Una nuova strategia industriale per l’europa – COM(2020) 102 final https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/communication-eu-industrial-strategy-march-2020_en.pdf

26 Commissione europea, 10 marzo 2020 – An SME Strategy for a sustainable and digital Europe – COM(2020) 103 final https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/communication-sme-strategy-march-2020_en.pdf 27 https://asvis.it/home/46-5224/la-commissione-europea-vara-la-strategia-per-la-parita-di-genere#.XnHoji2ZPyg

 

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