ALBANO. UN’AMMINISTRAZIONE COMUNALE CON LA TESTA RIVOLTA ALL’INDIETRO
Sembra che Napoleone dicesse degli austriaci: “Sempre in ritardo: di un anno, di un esercito, di un’idea”. Lo stesso di può dire dell’amministrazione comunale di Albano che ha finanziato, senza nemmeno ricevere la dovuta richiesta da parte della Curia, l’evento pastorale dell’8 settembre a Piazza Pia. Si è trattato di una manifestazione gestita privatamente da un’importante realtà cittadina come la Chiesa cattolica alle cui attività, stando a tutte le evidenze a livello nazionale e locale, partecipa, ed ai cui dettati si riconosce, un numero sempre più modesto di cittadini. Sembra dunque che lo sguardo degli amministratori comunali sia rivolto all’indietro nei secoli, quando le alte sfere della Curia erano prìncipi di fronte alle quali ci si prostrava e ci si genufletteva (eminenza, eccellenza), e non sia rivolto al futuro in un mondo in cui vi sono emergenze umanitarie, la pandemia, povertà e, a livello di città, urgenze quali, ad esempio, la sistemazione dei sanpietrini delle strade del Centro storico o la cancellazione delle scritte che deturpano i muri degli edifici. I soldi pubblici sono dunque indebitamente sottratti ad altre necessità che riguardano tutta la comunità e non soltanto una sua parte progressivamente meno numerosa.
Il motivo dell’intervento del Comune non è specificato nella delibera della giunta (delibera non esecutiva), come non è specificato quanto questo costerà ai cittadini. E’ stata approvata una variazione di bilancio di 20.000 euro a cui vanno aggiunti tutti i costi “indiretti” relativi al personale del Comune e alle strutture impiegate nella manifestazione (operai comunali, vigili urbani, operai della Società Volsca, Protezione civile, ecc.) per cui, mancando la necessaria trasparenza (una formale richiesta dei dati sulla spesa non ha avuto riscontro), si può ipotizzare che il costo totale sia di 25.000 euro.
Tale cifra include il dono ai due vescovi di due croci pastorali in argento e con pietre dure acquistate da una gioielleria di Roma al costo di 1.250 euro. A tal proposito due osservazioni. In primo luogo sarebbe stato opportuno rivolgersi ai valenti artigiani orafi di Albano che avrebbero ampiamente soddisfatto la richiesta, contribuendo in tal modo a sostenere l’economia locale. In secondo luogo il ricorso ad un gioiello non è in linea con il magistero e con la prassi di frugalità e di povertà inaugurata da Papa Francesco che, notoriamente, indossa una croce pettorale che di prezioso ha soltanto il suo profondo significato.
Ancora una volta la testa degli amministratori – e di quella dei membri della minoranza consiliare che non hanno avuto nulla da eccepire rispetto ad una scelta sbagliata, figlia di un imperscrutabile disegno politico e di una sudditanza psicologica – appare rivolta all’indietro. Se il “cervello del sistema” cittadino non si dimostra, come in questo caso, all’altezza delle sfide epocali che il mondo ha di fronte, che ne sarà del futuro di Albano?
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