Albano Laziale. Sesto mese di presidio fisso alla discarica di Roncigliano
Albano Laziale. Sesto mese di presidio fisso alla discarica di Roncigliano. L’incoraggiamento di papa Bergoglio, vescovo di Roma
Anche il Sommo Pontefice, vescovo di Roma, si è ricordato di quei poveri cristiani del Villaggio Ardeatino, che stanno scontando le pene dell’inferno per i peccati e le omissioni delle inqualificabili Amministrazioni che si succedono al governo di Roma capitale e della regione Lazio e relativi entourage. Sì, papa Francesco all’Angelus dello scorso 12 dicembre, in procinto di benedire i Bambinelli dei presepi che avrebbero addobbato le case romane, salutò espressamente anche i residenti del Villaggio Ardeatino incoraggiandoli da buon Pastore “ad impegnarsi col dialogo nella cura del loro territorio”. Fine del discorso, liquidato l’argomento discarica di Albano e tutte le innumerevoli consorelle di certe soluzioni criminali. Certo papa Bergoglio non può stare dietro a tutto, e forse non sapeva nemmeno ‒ non sa? ‒ che le sue pecorelle di Roncigliano si sono condannate al presidio fisso e vivono ‒ o per meglio dire finiscono d’intossicarsi ‒ da circa 6 mesi in mezzo alla strada cercando disperatamente qualcuno che si presti davvero a dialogare e non a rifilare le solite scontate scempiaggini che non stanno in piedi nemmeno per eventuali pargoli. Passato Natale, passato Capodanno e la Befana, arriva l’ennesimo “regalo” dai poteri forti: Roma, capitale d’Italia, continua a scaricare per almeno altri 6 mesi la sua ricca monnezza ‒ e qui nessuno più s’illude sui tempi e sui provvedimenti urgenti che nessuno s’accolla per risolvere a monte il problema ‒ e i cittadini di Roncigliano continueranno a battagliare ogni giorno per ricordare che loro ancora ci sono e montano la guardia alla montagna avvelenata che si gonfia sempre di più, emanando fetori mortiferi che non arriveranno a San Pietro o al Quirinale ma poco ci manca, e ci sono con i loro figli, bambini uguali uguali ai bambini romani e di ogni luogo, senza colpe eppure pesantemente penalizzati nello svolgimento di ogni loro attività, di ogni loro sofferto respiro, mentre le stagioni passano tutte a finestre chiuse, quasi in lutto perenne per le vittime che non ci sono più e per quelle che inevitabilmente si dovranno contare.
A meno che qualcuno o Qualcuno ‒ visto che la Giustizia non è più di casa ‒ non si metta una mano laddove dovrebbe ancora battere un residuo di coscienza.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento