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ALBANO LAZIALE E LA CURA DEL VERDE PUBBLICO: ARIDATECE I GIARDINIERI

ALBANO LAZIALE E LA CURA DEL VERDE PUBBLICO: ARIDATECE I GIARDINIERI
Gennaio 08
19:38 2023

Una delle prime lezioni agli studenti di economia affronta il dilemma, per un’azienda, del “fai da te o compra” (make or buy): produrre un prodotto o un servizio all’interno dell’organizzazione, o comprarlo sul mercato? In Italia, negli anni 80 del secolo scorso, sulla scia neoliberista di Reagan e della Thatcher, la pubblica amministrazione italiana ha subìto una rivoluzione dal make al buy: il credo era “la burocrazia è intrinsecamente inefficiente e tendenzialmente corrotta, mentre il mercato è la panacea”. Seguendo questa strada si è iniziato a smantellare il sistema delle strutture pubbliche che rendono servizi universali, delegando la funzione alle imprese private; forse il caso più eclatante è quello della sanità pubblica, in cui strutture private finanziate almeno in parte dalle Regioni suppliscono alle volute carenze dei presidi pubblici che causano troppo spesso ritardi inaccettabili nelle visite mediche e nelle attività diagnostiche e terapiche – soluzione: rivolgersi al privato e pagare il servizio.

Di fronte a questo approccio se ne va affermando uno alternativo propugnato, tra gli altri, da Mariana Mazzucato, secondo il quale lo Stato non solo deve continuare ad assicurare attraverso le proprie strutture alcuni servizi essenziali a beneficio di tutta la popolazione indipendentemente dalla condizione economica dei cittadini, ma deve sviluppare il proprio intervento in un’ottica di “Stato imprenditore”.

L’approccio neo liberista ha dato luogo nei quattro decenni passati a un progressivo processo di dismissione di attività svolte all’interno delle pubbliche amministrazioni italiane, “in economia”, trasformando alcuni enti pubblici economici che in precedenza producevano servizi come la raccolta dei rifiuti, l’erogazione dell’acqua, la fornitura di energia, i trasporti, vari servizi collettivi, in entità a carattere privatistico.

Nel caso di Albano Laziale sono state create tre società: una per i rifiuti solidi urbani, una per i servizi generali ed una per la formazione professionale. Tali società, partecipate a vario modo dal Comune, hanno avuto una vita travagliata – fallimenti, trasformazioni societarie, privatizzazioni – e sono tuttora operative. Al contempo il numero dei dipendenti dell’ente locale è diminuito, e al Comune è rimasta la funzione di assegnazione dei compiti e di controllo, funzione che troppo spesso si ferma puramente all’aspetto burocratico non essendo in grado, per mancanza di competenze specifiche, di andare a fondo sui benefici per i cittadini. Il sistema presenta dunque significative criticità. Sarebbe dunque opportuno fare il punto della situazione per verificare la bontà della scelta compiuta ed eventualmente introdurre modifiche ad un sistema certamente non ideale. Il compito spetta ai rappresentanti politici nelle istituzioni del Comune, ma regna il più rumoroso silenzio, a cominciare dall’opposizione consiliare.

Un caso specifico è quello del verde pubblico della Città di Albano Laziale. Esso consta di 115 tra aree verdi, parchi giochi attrezzati, ville comunali, uliveti, aiuole e aree di margine stradale, per una estensione superficiale complessiva pari a circa 250.000. Alla suddetta consistenza deve poi aggiungersi quella delle aree verdi di pertinenza dei 14 edifici scolastici che hanno un’estensione superficiale complessiva pari a 18.000 metri quadrati. In una delibera di indirizzo della giunta comunale del dicembre 2021 viene previsto un costo di oltre 500 mila euro per la manutenzione del verde urbano (taglio dell’erba, manutenzione delle siepi, potature di contenimento, ecc.) con l’esclusione della cura e la manutenzione delle alberature, nonché della piantumazione di nuove alberature. Il bosco comunale, in stato di completo abbandono, è escluso dagli interventi previsti (vedi foto). A fronte di questa cifra, nel 2021 e nel 2022 sono state assegnate a due società contratti per un totale di 135.000 euro (è possibile che vi siano ulteriori affidamenti).

Facciamo due conti: un dipendente costa all’amministrazione comunale circa 30.000 euro l’anno e quindi con la cifra dei contratti stipulati potrebbero essere assunti quattro giardinieri i quali potrebbero occuparsi, come avveniva in un radioso passato, non solo della cura del verde, ma anche della manutenzione delle alberature e del mantenimento del vivaio comunale sito di fronte ai Cisternoni (il vivaio non c’è più, e le piante vengono acquistate). I giardinieri sono conosciuti per l’amore che hanno per la natura e per le piante a loro affidate, e questo è un aspetto decisivo per una valutazione di una politica ambientale che non guardi soltanto agli aspetti economici. Al costo del personale dovrebbero essere ovviamente aggiunte le spese per le attrezzature ed il loro mantenimento.

Purtroppo guardando ai documenti che il Comune pubblica in osservanza di disposizioni legislative (il Documento Unico di Programmazione, il Piano triennale delle opere pubbliche, il bilancio annuale e triennale, il Piano integrato di attività e programmazione che dovrà essere redatto nei prossimi mesi per la prima volta e che richiederà un particolare impegno programmatorio e la raccolta e messa a sistema di molteplici fonti informative, ecc.) ma caratterizzati da una grave carenza di capacità di informare i cittadini sui vari aspetti dell’andamento della pubblica amministrazione, non vi è traccia di tale analisi: è legittimo dunque chiedersi se valga la pena di mantenere un sistema decisamente costoso che peraltro può dare adito anche a interpretazioni malevole (per esempio le società assumono i dipendenti senza vincoli e quindi le scelte possono essere influenzate da considerazioni extra economiche, mentre i dipendenti pubblici entrano nei ruoli per concorso). Una dettagliata analisi della situazione sotto il profilo della qualità, del costo del servizio e dell’opportunità di riportare le attività relative alla cura dell’ambiente potrebbe giungere alla conclusione in favore dell’opzione make piuttosto che del buy.

Un cambio di paradigma come quello specifico dei giardinieri dovrebbe riguardare tutte le branche dell’amministrazione. Certamente il nuovo sistema sarebbe non facile da introdurre e richiederebbe un congruo tempo ma, una volta che l’ente si dotasse adeguatamente sia di cervelli che di braccia, si otterrebbe un vantaggio in termini di costo dei servizi per i cittadini, di efficienza del sistema, e un sollievo per il bilancio del Comune.

 

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