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Albano e le sue Piazze ‘storiche’

Albano e le sue Piazze ‘storiche’
Settembre 01
02:00 2006

Piazza San PaoloNell’introdurre in un articoletto passato alcune note su Piazza Pia di Albano, avevo omesso, per questioni di spazio, una piccola rassegna sulle rimanenti piazze, quelle storiche ovviamente, ossia gli spazi urbani rimasti inalterati sino alla seconda metà dell’Ottocento. Ora a questa dimenticanza metterò riparo. Piazze, per la verità nel chiamarle così si pecca di eufemismo: sono maggiormente dei piccoli slarghi, sagrati di chiese, ex cortili ecc. nati in una cittadina espansa, agli inizi del Seicento, fuori l’angusto recinto medievale il quale era rimasto sin allora molto ristretto, così come ricorda il Giorni:
‘vero è per altro che negli ultimi secoli non presentava la nostra patria quel ridente aspetto ch’in oggi presenta. Si certo non potea esser tale una città addivenuta da tre volte lacrimevole preda d’inimiche armi devastatrici: per cui nel 1594 contava in se appena un 730 abitanti e scarsa era in conseguenza di fabbriche, limitandosi al circuito soltanto che comprende la cattedrale, la via del vescovado, la piazza della pescheria, ed il tratto inverso la chiesa di S. Rocco’1
Qui è da ricordare che il nucleo dell’abitato medievale, del quale accenna il Giorni – composto di due Borghi, S. Pancrazio e Cellomaio – rimaneva il vecchio Castello de’ Savelli, il cui ingresso, in corrispondenza del passaggio della Via Appia, era costituito da un arco in muratura – il cosiddetto Arco de’Savelli – che in passato poteva essere sbarrato con una porta a doppio battente; questo fortilizio difatti era nato con un duplice scopo: in primo luogo controllare la strada che conduceva nel Lazio meridionale e nel Regno di Napoli, coll’imposizione, tra altro, di un pedaggio su chi attraversava il castello per passare da una parte all’altra della via Appia; in secondo luogo tutelare, proteggere e amministrare la proprietà circostante del barone locale. E questo, come abbiamo visto, rimase sino agli inizi del Seicento, quando ad Albano si diede inizio all’ampliamento urbanistico: lo spazio medievale fu notevolmente dilatato con un recinto che inglobava sia zone disabitate o adibite ad orti, sia gli ex agglomerati esterni alle mura, ossia altri ‘borghi’, nati spontanei attorno alle antiche chiesette ‘extra moenia’ (Borgo di S. Ambrogio, Borgo di S. di Martino). Nell’interno del nuovo circuito iniziarono pure edificazioni ex novo come: il ‘Borgo nuovo’ (1630 c.a.), con la sua piazza, il ‘ Campo’, e la sua strada, quella ‘nuova per S. Paolo’ che veniva a completare il cosiddetto ‘Tridente’; e il ‘Borgo S. Rocco’, cresciuto attorno alla chiesa omonima dal 1662. Sulla nuova cinta muraria, a differenza delle due precedenti, furono aperte quattro Porte, due in alto – sulla strada dei Cappuccini e a fianco della facciata di S. Paolo – e due in corrispondenza dell’Appia – Porta della Stella verso Ariccia, sull’incrocio della salita di S. Martino – e, facendo avanzare di un centinaio di metri quella precedente, la ‘Porta nuova’ o di s. Rocco, verso Roma. Con quest’operazione rimaneva fuori del circuito, l’altro Borgo, quello della Stella allineato ai margini dell’Appia e proiettato vero la chiesa omonima: da qui l’odierno Borgo Garibaldi.
Questo processo d’ampliamento urbanistico ad Albano sarà però definitivo nel secolo successivo per l’intensificarsi, maggiormente dentro il recinto cittadino, di edifici di un certo rango, i cosiddetti ‘casini di diporto’, fatti edificare perlopiù sul primo dei tre stradoni convergenti verso la chiesa di San Paolo, da quella folta colonia di forestieri – aristocratici e ricchi possidenti – che predilessero questa cittadina vuoi per la ‘nota qualità dell’aria’, vuoi per la vicinanza alla residenza estiva del pontefice, vuoi per essere, terra camerale, ossia di pertinenza della Reverenda Camera Apostolica, esente sin agli inizi del Settecento da ogni tassa per i forestieri.
L’abitato di Albano, come accennavo prima, così rimase sino alla fine dell’Ottocento, poi le manomissioni, la guerra, una ricostruzione a dir poco disastrosa, ne hanno alterato di molto il tessuto urbano, per cui, cercare le sue antiche piazze nella città attuale sarà a dir poco macchinoso: gli storici spazi sono in parte scomparsi o trasformati inesorabilmente nella loro toponomastica originale.
In tutti i modi per farsi un’idea precisa della loro ubicazione ci saranno di soccorso le mappe catastali storiche (Gregoriano, Cessato catasto rustico, Mappa di Tobia Piani, ecc.) ed altre planimetrie varie, nonché la stranota ‘Veduta della Città di Albano’ di Pietrantonio Giorni (1785), veduta e ricorretta nel 1844.
Ecco, quindi le piazze di Albano:
1. Piazza dell’Arco.
La piazza è in sostanza la piazzetta dell’Albano medievale, attraversata dall’Appia, incastonata tra le due ale del Palazzo Savelli e punto di raccordo con il Borgo di Cellomaio, il suo nome lo deve all’accennato Arco de’ Savelli che, costituente una pesante strozzatura alla strada, fu ampliato nel 1783 su progetto di Francesco Navone, dopo che l’Appia tornò ad essere ‘stra da postale’ (1781), per essere poi definitivamente eliminato nel 1828, così come ricorda il Giorni:
‘e soprattutto dall’atterarsi che si fece il 1828 l’arco pesantissimo ch’a foggia di portico s’apriva al di sotto del palagio Savelli presso la chiesa di S. Pietro, e formava l’antica porta di mezzo, onde la via del corso ne rimase bellamente scoperta e ampliata’. 2
2. Piazza del Palazzo Camerale.
Odierna Piazza Costituente, antistante il prospetto della Sede Comunale nell’ex Palazzo Savelli. Quest’ultimo è il fortilizio medievale nato su ruderi romani, adibito a Palazzo residenziale dall’ultimo dei Savelli, Giulio, post. 1662, dopo l’abbandono di quello di Ariccia, venduta ai Chigi. Pervenuto alla Camera Apostolica nel 1697, dopo la forzata vendita dei Savelli, il Palazzo fu ampliamente restaurato da papa Clemente XI, per accogliervi l’ex re Giacomo III Stuart, esule del Regno Unito. Qui è da ricordare che la dinastia cattolica inglese era stata detronizzata nel 1714 in seguito all’approvazione della ‘Bill of Rights’, dichiarazione di diritti secondo cui nessun re cattolico o persona sposata ad un cattolico poteva più sedere sul trono d’Inghilterra e che, nel 1717, Giacomo III aveva trovato accoglienza a Roma dopo che Luigi XIV, re di Francia, gli aveva tolto il diritto di asilo. Nel Palazzo di Albano trovarono alloggio oltre Giacomo III, il figlio Carlo III Stuart e la sua consorte Duchessa di Albany ed altre illustri personalità, così il Giorni:
‘che però qui nel suddetto palagio Savelli, assegnatogli da Clemente XI, dimorò spesso verso il cominciare del precedente secolo il Cavaliere di s. Giorgio Giacomo III figlio dello sfortunato Giacomo II, costretto da universale insurrezione eccitata dal partito acattolico a partirsi dal trono d’Inghilterra il 1688. Qui per conferma di Benedetto XIV, da cui venne riabbellito unitamente il palagio, proseguirono ad allogiarvi i figli di lui il cardinale duca di Yorck (sic) Arrigo-Benedetto, ed il principe di Galles Carlo-Odoardo, primogenito della reale famiglia, ed assai noto per l’ardita, ma infelice spedizione onde riconquistare al padre il reame degli avi nel 1744. Qui parimenti per concessione di Pio VI dimorarono le due zie dello sfortunato re di Francia Luigi XVI, madama Vittoria e madama Adelaide, recatesi da Parigi a Roma il 19 febbrajo 1791, onde sfuggire la già minacciante rovinosa tempesta’ 3.
3. Piazza del Re.
Odierna Piazza Fagiolo, è lo spazio tra l’ex Palazzo Savelli ed il ‘nuovo Palazzo Camerale’, ossia l’edificio, ora adibito ad uffici pubblici, il cui prospetto principale è prospiciente l’odierna Via De Gasperis (già Plebiscito e precedentemente del Vescovado); questo fabbricato, unito a Palazzo Savelli da un cavalcavia, fu fatto costruire nel 1761 da Clemente XIII (1758-69) per adibirlo a sede di rappresentanza e di governo della Reverenda Camera Apostolica, da cui Albano dipendeva. Agli inizi dell’Ottocento, al pari degli altri stabili camerali vicini, divenne di pertinenza della famiglia dei Livj, noti capomastri originari di Villa e Coldrerio, divenuti enfiteuti perpetui della Reverenda Camera Apostolica. Riguardo alla toponomastica della piazzetta, il nome lo deve all’ex re Giacomo III Stuart, alloggiato, come accennato, nell’ex Palazzo Savelli. Nel centro della piazzetta una fontana, (la fontanella del Re), alimentata dall’acquedotto delle Cento Bocche, rifatta alla fine dell’Ottocento dal Busiri, e ‘adattata’ ultimamente, di cui rimane d’originale la sola cimasa in travertino con lo stemma comunale d’Albano.
4. Piazza della Fontanella.
Odierno Largo Marco Moscati e già Piazza Principe Amedeo, un’altra piazzetta dell’Albano medievale, attraversata dall’Appia; da qui, a confine del Borgo di S. Ambrogio, si diparte la Via Aurelio Saffi, ossia la ‘prima strada di S. Paolo’ del cosiddetto ‘tridente’. Il nome lo deve ad una fontanella posta sulla piazzetta.
5. Piazza della Pescheria.
È l’odierna Piazza Giosuè Carducci, altrimenti nota ora come la piazza delle promesse, luogo privilegiato per gli incontri elettorali, quindi’ di impegni. La piazzetta, in passato con una fontanella pubblica nel centro, deve il nome originale alla Pescheria della Comunità il cui edificio, divenuto pertinenza dei Doria, fu riedificato dal Busiri alla fine del sec. XIX ed adibito a Mercato coperto.
6. Piazza del Duomo.
Tuttora Piazza Duomo è il Sagrato della chiesa cattedrale di Albano, da questo spazio si dipartono Via Graziosa (dai Graziosi, famiglia albanense) e la Via S. Pancrazio, la strada centrale dell’Albano medievale che conduce alla Piazzetta del Re ed a Palazzo Savelli. In questo slargo venivano innalzati i monumenti fittizi alle autorità: da ricordare oltre a quello a Gregorio XVI dell’Aloisi del 1834, quello a Pio IX, allestito nel 1846 in concomitanza della prima visita del pontefice ad Albano; quest’ultimo monumento era composto da una colonna sormontata da una statua del papa alta ben 5 metri, il progetto fu di Giovan Battista Caretti, architetto, pittore e decoratore, residente in quegli anni proprio ad Albano ed ivi già attivo nel 1835-40 nella decorazione della Villa Benucci (poi Ferrajoli) ed in futuro, nel 1864, nell’attuazione di S. Maria del Suffragio commissionata da monsignor Innocenzo Sannibale, di cui fornì il disegno architettonico.
7. Piazza Vescovile.
In origine lo spazio fu nient’altro che un cortile privato, comprato dal Cardinal Nicolò Maria Lercari per dare ampiezza al suo Palazzo, quest’ultimo realizzato dallo stesso prelato a partire dal 1727 accorpando edifici precedenti, e nel 1757 donato ai Vescovi d’Albano. Sulla piazzetta vi era uno degli ingressi del vecchio Seminario.
8. Piazza dell’Ospedale.
Odierna Piazza Suor Maria Anna Teresa del Santissimo Sacramento

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