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Spesso non ci rendiamo conto di quello che ci ci circonda. Ci abituiamo a tutto. Sono tornato ad Albano dopo una settimana in Trentino. Quello che ho percepito, immediatamente, a parte il caldo (e su questo pochi possono far molto !),  è stato il profondo degrado urbano nel quale versa la mia città. Ti si stringe il cuore nel vedere la sporcizia stratificata da anni, gli angoli scuri degli edifici  maleodoranti, i cestini per la raccolta delle deiezioni animali traboccanti, i mozziconi di sigarette che si accumulano  dentro le occhiaie vuote  dei sampietrini divelti. Cartacce, escrementi animali e unto insozzano ogni angolo del centro storico. L’attenzione di noi cittadini al bello e all’armonico è sicuramente scemata nel tempo – figlia di una istruzione sempre più priva di fascino per le nuove generazioni – ma di certo anche conseguenza di una azione amministrativa che in questa città ha visto tempi decisamente migliori. Passeggiando per la Città è sempre più raro incontrare amministratori e vigili. Alcuni quartieri del Centro Storico – San Paolo, Villa Ferraioli –  Cellomaio non ne vedono più da tempo; luoghi dimenticati con  degrado crescente. Le strade, molte delle quali in sampietrino, una volta orgoglio dei nostri artigiani (mastro Vecchioni), sono ridotte semplicemente ad un percorso a ostacoli con buche e avvallamenti che mettono alla prova le nostre gambe e le nostre caviglie ancor più dei sistemi di ammortizzazione delle auto. Da lungo tempo gli unici interventi di ripristino sono quelli che l’Acea e’ costretta a fare a seguito di interventi sul sistema di distribuzione dell’acqua, anch’esso ormai,  da tempo, in preoccupante stato di degrado. Ecco, al ritorno dal Trentino la realtà della mia Albano mi è apparsa per quello che è: una Città priva di memoria, per noi cittadini, che ne dovremmo avere e pretendere un ricordo  migliore e dimenticata e senza alcun interesse per  chi, candidatosi a gestirla, se n’è invece, in fretta, disinteressato. O forse non se ne è mai curato davvero.