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Albano. Apertura diocesana del Giubileo

Albano. Apertura diocesana del Giubileo
Gennaio 01
10:59 2025

Celebrato dal Vescovo Vincenzo Viva il rito di apertura del Giubileo 2025 nella Chiesa di Albano

Con la solenne celebrazione eucaristica nella Cattedrale di San Pancrazio, preceduta dal pellegrinaggio dalle Catacombe di San Senatore alla stessa Basilica Cattedrale, il vescovo Vincenzo Viva ha aperto, domenica 29 dicembre, il Giubileo 2025 anche nella Chiesa di Albano. A gremire San Pancrazio erano presenti il presbiterio diocesano, i fedeli provenienti da tutto il territorio, e i rappresentanti delle forze dell’ordine e delle amministrazioni locali: i sindaci di Albano Laziale, Massimiliano Borelli, di Castel Gandolfo, Alberto De Angelis, di Ciampino, Emanuela Colella, di Pomezia, Veronica Felici, di Ardea, Maurizio Cremonini, di Genzano di Roma, Carlo Zoccolotti e di Nemi, Alberto Bertucci, la vice sindaco di Lanuvio, Valeria Viglietti, l’assessora del Comune di Ariccia, Barbara Calandrelli e il presidente del Consiglio comunale di Albano Laziale e Consigliere metropolitano, Nicola Marini. La celebrazione è stata trasmessa in diretta streaming sul canale YouTube della diocesi di Albano.

«Nel pellegrinaggio – ha detto il vescovo Viva nella sua omelia – l’uomo cerca, in fin dei conti, se stesso, esce dal proprio io come in un esodo che contiene in sé, in modo più o meno esplicito, il desiderio di un’apertura verso gli altri e di un’ascensione verso Dio. Sì, siamo tutti un po’ come Ulisse, nel suo eterno ritorno verso casa, nell’affrontare ostacoli, prove e difficoltà. E come Ulisse anche noi veniamo notevolmente trasformati se il nostro cammino ha una patria e dei compagni di viaggio. Una patria, una mèta, ma anche un camminare insieme, attenti al passo dell’altro e senza egoismi individualistici! Il pellegrinaggio, come segno distintivo dell’Anno Santo, non è allora un camminare senza mèta, senza senso, persi nel vuoto e nel nulla. Non siamo vagabondi o girovaghi, ma pellegrini, anzi «pellegrini di speranza» ci dice papa Francesco per questo Giubileo: abbiamo una mèta, un traguardo da raggiungere. È l’incontro con il Signore che dà senso e valore a tutte le realtà umane e alle nostre esperienze».

Il vescovo ha poi sottolineato la virtù della speranza, scelta da papa Francesco come distintiva di questo Anno Santo appena iniziato, esortando i sacerdoti e le comunità parrocchiali a essere testimoni della speranza che deriva dall’incontro con Cristo: «L’Anno Giubilare – ha aggiunto Viva – è un anno di particolare grazia, riconciliazione e trasformazione. Le basiliche romane che ci apprestiamo a visitare, attraversando le Porte Sante della città di Roma, sono una chiamata ad incontrare Cristo, che anche oggi dice ad ogni uomo e ad ogni donna: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato”. È lui che ci viene incontro in questo Giubileo; è lui da accogliere nel nostro cuore; è il suo sguardo d’amore che i nostri occhi devono cercare. A voi sacerdoti, chiedo allora di essere ministri di speranza, dispensatori instancabili della misericordia di Dio, con un rinnovato slancio in quest’Anno Giubilare. Dedicatevi con generosità all’ascolto delle confessioni e alla visita agli ammalati. Insieme alle vostre comunità, alle religiose e ai religiosi, ai laici impegnati, alle aggregazioni laicali, questa sera qui convenuti così numerosi in rappresentanza di tutto il nostro popolo di Dio, vi invito a far sperimentare a tutti i doni di questo speciale anno di grazia e di conversione. Siamo chiamati ad essere lievito di speranza per le nostre città e in tutti gli ambienti della vita quotidiana. Siamo chiamati a declinare la speranza cristiana in gesti e opere concrete».

Il pensiero del vescovo di Albano è quindi andato agli ultimi, ai poveri e agli emarginati, da accogliere e sostenere: «Il nostro compito, come comunità ecclesiale – ha detto ancora Viva – è quello di stare vicino alle persone, di restituire dignità agli ultimi, di mettere al centro la persona e farla sentire a suo agio. Per noi il povero non è un problema sociale da risolvere, ma la presenza viva di Cristo che siamo chiamati ad incontrare e abbracciare, specialmente in quest’Anno Giubilare. A volte vediamo come i poveri sono considerati dalle grandi città come “un problema sociale” da togliere dalla vista di chi sta bene. Nell’Anno Giubilare siamo chiamati allora ad essere segni tangibili di speranza per tutti, ma in modo particolare per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio e lontani dal cuore delle nostre comunità. Se come Chiesa di Albano vogliamo essere “comunità e popolo della speranza”, impegniamoci a declinare la speranza sia nella sua dimensione verticale, offrendo a tutti occasioni di rinnovamento spirituale e incontro con Dio, ma anche nella sua dimensione orizzontale, cioè come una “virtù performativa”, capace di produrre fatti e cambiare la vita».

Molte saranno le occasioni, durante l’anno, per lucrare l’indulgenza plenaria per sé o per un defunto, ma anche per celebrare momenti di ristoro spirituale, in particolare il sacramento della Riconciliazione. Tra i segni più importanti di questo anno è previsto un pellegrinaggio giubilare diocesano presso la Basilica papale di Santa Maria Maggiore, il 22 marzo, che sarà anticipato da alcune celebrazioni vicariali nelle Chiese Giubilari della diocesi. Il 23 marzo, poi, in occasione della Quaresima, come segno giubilare, sarà proposta una colletta straordinaria per un progetto missionario-caritativo per la Chiesa di Makeni in Sierra Leone, così come è stato pensato un momento penitenziale, il 16 ottobre prossimo, sulle orme di Santa Maria Goretti, per chiedere perdono per le tante vittime innocenti, per le vittime di abusi e per le donne che hanno subito violenza.

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