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Al via il percorso per la creazione del Biodistretto delle Colline e dei Castelli Romani

Al via il percorso per la creazione del Biodistretto delle Colline e dei Castelli Romani
Febbraio 20
08:18 2020

Creare un Biodistretto delle Colline e dei Castelli Romani alle porte di Roma, il comune agricolo più grande d’Europa. E’ questo l’obiettivo del coordinamento per la costituzione del Comitato Promotore che ha presentato l’iniziativa il 14 febbraio presso l’Orto Botanico dell’Università di Roma Tor Vergata, con l’introduzione ed il saluto di Gianluigi Peduto Presidente del Parco dei Castelli Romani, ed alla presenza dei rappresentanti delle amministrazioni locali, dei produttori, dei consumatori e delle maggiori associazioni nazionali come Federbio, Aiab, WWF, Isde, Biodinamici, Wigwam e associazioni internazionali, come Ifoam, Inner, Navdanya International, Cerealia che hanno confermato la propria partecipazione al comitato promotore con le loro articolazioni territoriali per fare assistenza tecnica al percorso costitutivo. Hanno garantito la propria adesione, a livello regionale, anche Legambiente e Federconsumatori.

Presente Famiano Crucianelli, Presidente del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre.

Un processo plurale e aperto, avviato all’indomani della pubblicazione della legge regionale che promuove e disciplina i biodistretti, che potrebbe fare del Biodistretto delle Colline e dei Castelli Romani un punto di riferimento per il movimento nazionale (in Italia si contano già 34 Biodistretti) e internazionale (nel mese di febbraio è nata l’alleanza mondiale dei Biodistretti). Motore dell’iniziativa il coordinamento di produttori esercenti attività rurali aziendali, su delega di numerosi produttori rappresentativi del sistema economico e sociale e la fitta di rete di produttori agricoli e consumatori, oltre agli amministratori locali, che hanno dato vita all’esperienza dei Mercati Contadini di Roma, Castelli Romani e Città metropolitana, capace di coinvolgere negli anni migliaia di consumatori e centinaia di produttori, creando un volano per uno sviluppo alternativo, sostenibile ed ecocompatibile e valorizzando al contempo le risorse del territorio.

Il percorso per la costituzione del comitato promotore del Biodistretto, patrocinato anche dal Consorzio Tutela Denominazioni Frascati, è stato curato da Logos Pa e dalla rete dei Mercati Contadini Roma e Castelli Romani, che, sulla base delle linee guida del Parco dei Castelli Romani, hanno operato per la costituzione di un comitato promotore plurale ed aperto alla successiva e progressiva adesione di altri soggetti, pubblici e privati. Il prossimo passo sarà continuare, sotto la regia degli enti d’area vasta (Parco Castelli Romani e Comunità Montana), con le iniziative di animazione territoriale per l’allargamento del Comitato promotore a tutte le amministrazioni comunali interessate.

Ad aprire i lavori Marco Casella, responsabile del progetto Distretto Green, che ha sottolineato come il progetto di biodistretto sia uno strumento innovativo per una governance territoriale sostenibile e che non si possa ridurre a semplice promozione di prodotto e d’azienda in ambito biologico, perché l’orizzonte è molto più ampio. Il biodistretto deve costruire una vera e propria food policy sotto il segno della sostenibilità e, partendo dall’agroalimentare, deve coinvolgere un intero territorio d’area vasta (quello delle Colline e Castelli Romani), ben oltre la divisione delle attività economiche in comparti e distretti e la ripartizione dell’agire amministrativo in circoscrizioni comunali. Il biodistretto è un patto per la sostenibilità tra produttori, consumatori e amministrazioni. E’ inutile stabilire astrattamente ritagli territoriali che saranno definibili solo a seguito delle adesioni al comitato promotore. Da questo punto di vista, continua Casella, è fondamentale la collaborazione con l’Ente parco e la Comunità Montana per avere una cabina di regia prospettica sull’intero processo, a partire dalla costituzione del comitato promotore.

Il Presidente del Parco dei Castelli Romani, Gianluigi Peduto, ha sottolineato l’importanza di una svolta biologica per le produzioni locali, portando ad esempio l’esperienza del vino biologico già prodotto nel territorio.

Presenti i rappresentanti di alcune amministrazioni comunali, il rappresentante del Collegio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati e il coordinamento dei produttori esercenti attività rurali aziendali, su delega di numerosi produttori rappresentativi del sistema economico e sociale, e l’Orto Botanico dell’Università di Roma Tor Vergata, la cui direttrice Antonella Canini ha tenuto a ricordare come l’obiettivo principale del Biodistretto sia primariamente quello della valorizzazione del territorio, confermando la disponibilità delle strutture dell’Università di Tor Vergata da lei dirette a sostenere il percorso di costruzione del biodistretto.

Un territorio che deve essere valorizzato riscoprendo le tradizioni alimentari e che deve essere messo in sicurezza dal punto di vista della salute come ricorda Mariano Sigismondi, Direttore del Dipartimento Prevenzione Asl Roma 6, disposto ad aprire un tavolo di confronto e concertazione con il comitato promotore del biodistretto.

Sarà dunque necessaria, al di là delle problematiche legislative, una governance sempre più condivisa del territorio come sostenuto da Sandra Di Ferdinando, rappresentante dell’Arsial, l’Agenzia regionale per l’agricoltura.

L’avvio del percorso del biodistretto è stato tenuto a battesimo dalle principali organizzazioni che si occupano di biodistretti e di agroecologia a livello nazionale ed internazionale.

Presente Famiano Crucianelli, Presidente del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre ed ispiratore della recente legge sui Biodistretti della Regione Lazio, che segna il passaggio dalla visione aziendalistica dei distretti biologici a quella territoriale dei biodistretti. Crucianelli ha ribadito l’importanza di partire dal basso per la costruzione del Biodistretto, sul modello della vendita diretta dei mercati contadini che mettono in opera pratiche di scambio economico in cui si rifonda su basi nuove il rapporto tra produttori e cittadini. Questa alleanza è necessaria anche per affrontare le grandi questioni dei pesticidi e del cambiamento climatico che deve mettere al centro della scena l’agricoltura e il cibo. Un grande rischio, secondo Crucianelli, nel percorso di costruzione del Biodistretto è l’antico vizio del campanilismo di molte amministrazioni comunali.

E’ proprio l’iniziativa dal basso a garantire il successo dell’iniziativa ha aggiunto Maria Grazia Mammuccini, presidente nazionale di Federbio, che ha assicurato la consulenza della sua organizzazione al processo di crescita del nuovo Biodistretto. La presidente di Federbio ha sottolineato che in gioco non è la questione del finanziamento di questo o quel progetto, ma la ricostruzione della comunità del cibo, tra chi produce e chi consuma, come accade nell’agricoltura biologica in cui l’agricoltore non è costretto a lavorare per altre organizzazioni alle peggiori condizioni, come avviene nell’agricoltura convenzionale, ma si occupa direttamente della vendita al consumatore finale, come accade anche nei mercati contadini.

Giuseppe Orefice, segretario generale di Inner, la Rete Internazionale dei Biodistretti, ha inserito il progetto del Biodistretto delle Colline e dei Castelli Romani nell’ampio quadro del movimento internazionale impegnato nella tutela della qualità alimentare e della sostenibilità ambientale, ribadendo che la possibilità del biodistretto si gioca sulla capacità di saper fare squadra fra produttori, consumatori terzo settore e amministrazioni territoriali. Un modello che trova il suo paradigma nelle attività dei farmers’ market in cui si ricostruisce il rapporto tra produttori agricoli e cittadini.

Patrizia Gentilini, di Isde (Medici per l’ambiente), ha messo in evidenza l’importanza dell’iniziativa locale capace di produrre un impatto concreto sul modo in cui si produce il nostro cibo promuovendo così un modello produttivo rispettoso dell’ambiente e della salute dei cittadini.

Anche secondo Franco Ferroni, responsabile agricoltura del WWF, quanto si muove nei territori, anche in quello delle colline e dei castelli romani con il comitato promotore del biodistretto, è una sollecitazione anche per i decisori politici che devono approvare rapidamente la Legge sull’agricoltura biologica e biodinamica, in coerenza con il Green Deal europeo.

Il sostegno al comitato promotore di Ifoam, la federazione Internazionale dell’agricoltura biologica, e dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica è stata assicurata dai rispettivi rappresentanti, Cristina Grandi e Nadia El Hage.

Eva Castrucci ha ricordato che la rete dei Mercati Contadini di Roma e dei Castelli Romani comprende oltre un centinaio di piccole aziende agricole a conduzione familiare, organizzate in 16 mercati contadini a settimana, seguite e controllate da un gruppo di agronomi di parte terza che le indirizzano verso l’ecosostenibilità e l’agroecologia senza alcun finanziamento pubblico. Grazie a questi mercati è ricominciata la staffetta generazionale nella lavorazione della terra dai padri ai figli. I figli hanno lasciato gli umilianti lavori precari della gig economy e sono tornati al lavoro nei campi. Anche alcuni giovani che erano riusciti a laurearsi, hanno abbandonato lavori che non amavano per tornare alla terra dei padri e dei nonni. Sono centinaia e centinaia le posizioni di lavoro direttamente o indirettamente generate dalle aziende agricole che partecipano al circuito dei Mercati Contadini di Roma Castelli Romani. Mentre i consumatori, che ogni giorno della settimana hanno la disponibilità di un mercato contadino aperto, hanno trovato una via d’uscita al deserto alimentare a cui sarebbero stati condannati se non avessero avuto alcuna alternativa ai prodotti dell’agrindustria sugli scaffali della grande distribuzione organizzata.

L’Avv. Ermini, garante giuridico del patto per il Biodistretto tra consumatori, rappresentati da Federconsumatori, ed il coordinamento dei produttori esercenti attività rurali aziendali, ha illustrato come in materia di biodistretti la normativa vigente sancisce un momento di sintesi tra gli interessi dei consumatori e quelli dei produttori, imponendo alle amministrazioni pubbliche, in una prospettiva di sussidiarietà orizzontale, di rispettare il primato dell’iniziativa dei produttori per uno sviluppo sostenibile (art.41 Cost.) ispirato al rispetto delle tematiche della salute (art.32), dell’ambiente (art.9) e delle organizzazioni dei produttori e consumatori (art.2), configurandosi altrimenti un’inammissibile violazione delle norme sulla concorrenza e imparzialità della PA, tutelabile anche in sede giurisdizionale. Questo sembra essere confermato anche dalle modifiche apportate dalla legge LR 11/2019 sui Biodistretti in ordine al comitato promotore (L.R.1/2006), per la cui costituzione si dà priorità all’ iniziativa promossa su base volontaria dai soggetti aziendali.

Il carattere locale e internazionale dell’iniziativa è stato infine rimarcato nelle conclusioni da Manlio Masucci, di Navdanya HYPERLINK “https://navdanyainternational.org/it/” International, che ha ricordato come la FAO abbia concesso, nel 2018, il suo massimo riconoscimento al Biodistretto indiano del Sikkim e come una vocazione produttiva biologica dell’area dei Castelli possa trovare punti di contatto con il percorso di Food Policy al vaglio dell’amministrazione capitolina. La Relatrice Speciale per il diritto all’alimentazione delle Nazioni Unite e membro della Commissione Internazionale per il Futuro dell’Alimentazione e dell’Agricoltura di Navdanya, Hilal Elver, ha, d’altra parte, raccomandato al Governo italiano di superare “la frammentazione del sistema alimentare italiano” caratterizzato da una presenza di mercati contadini e negozi bio ancora “incongruente” privilegiando “prodotti locali per assicurare che i consumatori possano aver accesso a cibo di migliore qualità” e sostenendo così i piccoli produttori che devono confrontarsi quotidianamente con l’incremento dell’agricoltura intensiva e con le grandi catene di distribuzione che detengono il controllo del mercato del cibo. Masucci ha infine espresso la volontà di Navdanya di continuare a supportare il Biodistretto come logica prosecuzione di un’alleanza consolidatasi negli anni attraverso molte battaglie comuni, da quella per la libertà dei semi dal giogo delle multinazionali (Seed Freedom) a quella contro il glifosato e per regioni libere da pesticidi (Poison Free).

Una delle prime iniziative del gruppo di lavoro per il comitato promotore sarà dedicata alla sensibilizzazione di produttori e consumatori attraverso la diffusione del Manifesto “Food for  HYPERLINK “https://navdanyainternational.org/it/publications/manifesto-food-for-health/”Health HYPERLINK “https://navdanyainternational.org/it/publications/manifesto-food-for-health/””, edito da Terra Nuova media partner dell’iniziativa, documento in cui i massimi studiosi internazionali affrontano le questioni produttive in relazione alla qualità dell’ambiente e alla salute umana.

 

 

Per ulteriori informazioni e interviste:

Ufficio stampa Navdanya International

info@navdanyainternational.org

 

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