Al Teatro Basilica di Roma il 13 e il 14 gennaio 2025 per la prima volta va in scena Come i coralli cinque storie di vita reale alla scoperta delle periferie interiori
Uno spettacolo insolito, cinque storie di vita reale tanto semplici quanto profonde.
Come i coralli è il viaggio che parte dalla città e giunge nella periferia di un sud nascosto attraverso le memorie frammentate dei suoi abitanti. Una mise-en-espace che vive di testimonianze e della rielaborazione del ricordo dedicato ai luoghi ai margini e alle periferie interiori.
In scena Annarita Colucci alternando testi poetici a racconti di vita ci trasporterà a Cerasofia, quartiere periferico di Lauria in provincia di Potenza. Quali narrazioni sarà in grado di generare un luogo unico come questo che potremmo definire una periferia nella periferia?
Intrecciando le storie vere degli abitanti di Cerasofia, segnate da umiliazione e rinascita, alle testimonianze riportate nel proprio diario di viaggio, l’attice in scena sarà in grado di tessere la trama di uno spettacolo intimo e sussurrato che, come i coralli, con un celato ma incessante movimento pregno di vitalità, costruiscono mondi incantevoli: multiformi e policromatici.
Con l’ausilio dei filmati e le interviste ai protagonisti, lo spettatore sarà chiamato a prender parte allo spettacolo come passeggero di un viaggio introspettivo attraverso le fragilità e la bellezza che solo gli esseri umani sono in grado di generare.
Uno spettacolo frutto di un lavoro di ricerca del regista Nicola Ragone nato nel 2022, nell’ambito del progetto I Love The Bronx, dall’urgenza di raccontare la periferia lucana e giunto alla sua quarta edizione. Un progetto che, nel corso degli anni si é ampliato sempre più, sino a trasformarsi in una antologia che continua a raccogliere storie inespresse puntando i riflettori sulla periferia e i suoi abitanti. A tal proposito Roma rappresenta una tappa importante dove, per la prima volta, si intrecceranno le vicende legate alle periferie lucane, frammentate e deserte, con le narrazioni dei sovraffollati sobborghi della capitale, fornendo nuovi spunti di riflessione.
Perché ogni storia non appartiene solo a chi la vive, ma anche a chi la racconta, a chi la ascolta e a chi, per qualche ragione, se ne dimentica.
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