Al Teatro Arciliuto la silloge poetica “Quarant’anni in versi” di Francesco Basile
Roma – Giovedì 8 ottobre alle ore 20 al Teatro Arciliuto (Palazzo Chiovenda, Piazza Montevecchio 5) si terrà la presentazione della raccolta di poesie Quarant’anni in versi di Francesco Basile, edito dalla casa editrice Kimerik.
Alla presentazione interverranno, oltre l’autore, Antonella Rizzo, poetessa, scrittrice e giornalista; Mary Tagliazzucchi, giornalista del quotidiano “Il Tempo” e prefatrice del volume; Giovanni Samaritani, direttore artistico dell’Arciliuto. L’attrice Priscilla Terenzi leggerà alcuni brani del libro. Gli intermezzi e il commento musicale ai versi saranno affidati alla chitarra del cantautore paraguaiano Raul Martin Hebein. Una parte del ricavato derivante dalla vendita del libro sarà devoluto ad Emergency, l’associazione umanitaria fondata da Gino Strada che fornisce cure mediche nei paesi in guerra e nei paesi poveri.
Francesco Basile, siciliano di origine ma romano di adozione, ha conseguito il diploma di Teatro all’accademia di Arte drammatica Pietro Scharoff di Roma (2006). Ed è di casa al Teatro Arciliuto, dove ha presentato già in passato i suoi libri. Non a caso “Qualche passo dopo l’anima” reca la prefazione scritta a quattro mani da Enzo Samaritani, fondatore dell’Arciliuto, e dal figlio Giovanni, che ne hanno incoraggiato il talento artistico e la vena poetica. Dunque, la cinquecentesca dimora nei pressi di Piazza Navona, che ospita il teatro della musica e della poesia, farà da cornice a un evento pensato come sintesi di parole e note, riflessioni ed emozioni.
Quarant’anni in versi è la terza silloge di Francesco Basile, dopo Qualche passo dopo l’anima (2016) e Anima (2009). Il libro raccoglie 40 liriche. Alcune sono riconducibili alla poetica dell’impegno civile: tale è, per esempio, quella che anima le liriche “30 aprile 1977”, dedicate al movimento delle madri di Plaza de Mayo a Buenos Aires, “E non ho paura di loro” sullo sterminio delle tribù dei nativi d’America; ma anche “Il treno senza ritorno” che evoca i convogli ferroviari stipati di prigionieri ebrei e diretti nei campi di sterminio nazisti. Altre, scritte nei mesi del lockdown, riflettono il dramma vissuto dal Paese durante l’emergenza del Covid-19, come “Bergamo accese le luci” e “L’ultima ora del mio amico”. Altre poesie ancora sono incentrate sull’amore, inteso nella sua accezione più ampia.
L’autore, attraverso le sue liriche, intende dare voce agli ultimi, ai vagabondi, ai senzatetto, ai migranti, ai sepolti dalla storia. Emblematica, da questo punto di vista, la poesia “A chi non ha voce” dove si augura che le pietre servano a costruire ponti e strade. E non muri. Per unire i popoli in un mondo finalmente pacificato.
I posti per gli spettatori, nel rispetto delle normative Anti-Covid, saranno contingentati: pertanto è consigliato prenotare, telefonando allo 066879419 oppure 3338568464, o scrivendo a info@arciliuto.it. L’ingresso è gratuito.
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