Aksana Danilčyk – Il confine si è chiuso…
Aksana Danilčyk – Il confine si è chiuso…
In queste nuove liriche della poetessa bielorussa Aksana Danilčyk , la quale ha pubblicato con la nostra editrice una pregevole silloge che ha avuto in Italia molti apprezzamenti, troviamo ribadito il suo impegno civile, e soprattutto riaffermate le atmosfere poetiche le quali nascondono – come per incanto – un afflato nuovo di descrizioni e una passione sentimentale che esplora l’ignoto (lo vediamo soprattutto nella prima poesia, in cui Jonathan incarna la libertà ed il sapore d’uno strano dialogo-monologo fra l’essere -l’autrice- e l’inconoscibile. Ai versi di denuncia sociale, si alternano, in queste nuove composizioni, atmosfere molteplici, tenere, plurisemantiche. Dopo la lettura, rimane come una dolorosa carezza nel cuore, l’eco di un grido addolcito da una mano lieve, che dona alla penna una forza che trascolora in mite amore per gli esseri ogni assunto.
Aldo Onorati
***
Di dove sei venuto, Jonathan,
tra le grasse anatre di Serabranka[1],
tra i corvi urlanti,
e i piccoli gabbiani di fiume?
Precisamente, non tra, ma sopra.
Ho riconosciuto la tua apertura alare
e il tuo becco giallo
sopra la giunzione del flusso del fiume
con una sottile pellicola di ghiaccio,
dove altri uccelli viziati
chiedevano il cibo
e tu studiavi il cielo.
Da dove vengono questi
voli sulla nostra città,
sulla nostra scuoiata città invernale,
accelerazione e libramento,
argento oro alluminio ottone
le ombre delle nuvole traforate
dai raggi del sole
che cadono sulle tue ali?
Può essere
soltanto un allenamento
sulla strada dal mare al mare,
ma può anche essere
che hai volato sopra la mia testa
perché non dimentichi
per cosa ci è stato dato il cielo?
Ti ho riconosciuto, Jonathan.
[1] Il quartiere di Minsk.
Primavera incoronata
І
Brillante
allettante
verde-azzurra
primavera, spruzzata lungo il fiume,
rimasta nella nervosa città,
autoisolata entro i limiti accessibili,
è andata verso l’acqua dove fioriscono i giardini,
e invece del profumo di mela inala
il profumo di spiedini bruciati,
ascolta come da qualche parte bussano ai cancelli della terra
le file degli unici veri depositari
della memoria appropriata.
È davvero diverso quello
che sentono loro e quello che senti tu?
Brillante
nauseante
verde-azzurra
primavera, coronata di voli сancellati.
Forse vale la pena di dare un calcio
al sole per mandarlo dietro le nuvole,
e far cadere dal cielo una pioggia disinfettante?
La speranza è l’ultima a morire,
ma muore lo stesso.
E, grazie a Dio, muore,
può darsi finalmente che si liberi lo spazio
per la sicurezza, per una nuova conoscenza, una nuova volontà?
Sicuramente non andrai
dove si affretta alla parata
il loro gruppo di pionieri.
Da tanto tempo sei in quarantena.
È importante che non sia per tutta la vita.
ІІ
Qualcosa è successo al vicino,
è accaduto qualcosa
guarda la sua Lexus blu –
su un’auto scura si nota
ogni goccia di pioggia o di lacrime.
Le macchine – come i cani –
quando vengono abbandonati,
iniziano a guaire e a piangere.
Il loro aspetto triste non lavato, i loro occhi,
ricoperti di varie briciole primaverili,
che cadono dalla quercia del portone,
marcature di uccelli,
ruote sgonfiate
raccontano il loro essere orfani:
se nessuno viene per loro,
non chiama, non dà il comando “avanti”,
perdono la loro volontà.
Qualcosa è successo al vicino,
è accaduto qualcosa,
passa una settimana, due, tre…
Al mattino sento suo figlio che ride dietro il muro,
imparando a camminare.
Forse non c’è da stupirsi per questa mancata apparizione –
in tempi di confini chiusi?..
Ma invano.
Il confine si è chiuso,
e lui non potrà ritornare.
Mai più potrà ritornare –
questo confine non si riapre.
Solo ora ho imparato il suo nome.
***
E quelli assetati di libertà,
di manifestare la volontà,
di esprimere loro stessi,
si muovevano su una nuova rotta,
ascoltavano la parola,
che ha trovato l’incarnazione,
è diventata il senso,
il fondamento
di un universo non solo privato.
Camminavano perché hanno creduto,
perché hanno scelto
qualcosa più grande
della propria esistenza.
Ora, che la metà non c’è più
né qua né là,
quando la delusione
è diventata come un canyon del Colorado
qualcuno comunque
continua a camminarci sopra,
sulla corda
dal passato al futuro,
lega delle estremità,
qualcuno comunque
continua a camminare dalla storia
alla Storia.
Qualcuno
che non obbedisce agli ordini.
E se chiedo
cosa ne pensi delle forme del mondo
e della tua dipendenza da loro,
delle strategie di autoconservazione e
di autodistruzione,
avresti una risposta?
Il tempo sta accelerando,
il mondo si sta avvicinando
e, come attraverso una lente d’ingrandimento,
diventano visibili tutti i suoi difetti.
E tu, cosa sai fare tranne le poesie?
Siamo troppo seri
per prendere la vita come uno scherzo,
troppo seri
per trasformare la letteratura in uno scherzo.
Avrei forse io una risposta
diversa dal mio destino,
che continua a camminare
lungo la strada dalla storia
alla Storia?
Traduzione in italiano di Marco Ferrentino
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