Ai Partecipanti Velletri2030,
Nei giorni scorsi i media nazionali e locali hanno titolato, tra i tanti, “Roma sprofonda – non solo buche“, “Velletri ha ripreso a sprofondare e a chiedere interventi preventivi“. Cerchiamo di capire come stanno le cose.
La fotografia della situazione per la città di Roma, che ha fatto l’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambiantale (ISPRA) in occasione della presentazione del “Primo Rapporto su rischio alluvioni, frane e cavità sotterranee di Roma“, nato dalla collaborazione tra Autorità di Distretto Idrografico dell’Italia Centrale, Italia Sicura ed ISPRA, è drammatica. Raddoppia il numero delle voragini stradali: dai 21 eventi registrati al 31 marzo del 2017, Roma è passata a 43 sprofondamenti nello stesso periodo del 2018. Roma sprofonda e lo ha fatto nel 2017 al ritmo di una voragine ogni 3/4 giorni: se il trend dei primi tre mesi sarà confermato per tutto il 2018, quest’anno si aprirà una voragine ogni 36 ore. Negli ultimi 8 anni, spiega il dossier, il numero medio degli eventi nella Capitale è cresciuto in maniera esponenziale: da 128 voragini (16 eventi ogni anno) a più di 720 (oltre 90 all’anno). Per gli esperti dell’ISPRA, la causa principale della formazione delle voragini capitoline è la presenza di numerose cavità sotterranee, che si concentrano per lo più nella porzione orientale della città, di origine antropica scavate dall’uomo a vario titolo, principalmente per l’estrazione dei materiali da costruzione. Questi vuoti costituiscono in molti casi una intricata rete di gallerie. Finora ISPRA ha censito e mappato 32 kmq di gallerie sotterranee che giacciono sotto il tessuto urbano, ma molte aree sono ancora sconosciute. Tuti i dettagli nel Documento scaricabile da:
Una situazione analoga la stiamo vivendo a Velletri, con menzioni sulla stampa locale del tipo “Ennesimi sprofondamenti nelle vie di Velletri“. L’ennesimo sprofondamento verificatosi lo scorso 5 Aprile, in viale Salvo D’Acquisto, conferma che la mancanza di una governance univoca costituisce un indiscutibile punto di debolezza del sistema urbano e delle sue interferenze con i fenomeni di dissesto idrogeologico quali sprofondamenti, frane, alluvioni e allagamenti. La mancanza di una visione unitaria associata a una insufficiente o del tutto assente sistema di monitoraggio e controllo delle pericolosità idrogeologiche del territorio della Città, non consente, a oggi, di assicurare una mirata prevenzione degli scenari di rischio e pronte e adeguate risposte alle criticità del territorio, le quali sono diventate sempre più frequenti nel corso degli ultimi anni. Necessita avviare un programma di manutenzione delle infrastrutture a rete quali strade, acquedotti, fognature e sotto servizi più in generale per evitare che gli stessi possano amplificare, o in alcuni casi innescare, fenomeni disastrosi mettendo a rischio oltre ai beni anche l’incolumità delle persone. Speriamo che coloro che parlano di sicurezza abbiano una visione illuminata del concetto di sicurezza. Velletri non dispone di un Rapporto su rischio alluvioni, frane e cavità sotterranee analogo a quello disposto per la città di Roma, ma come riportavamo nelle News di inizio Agosto 2017, l’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) ha reso disponibile un sito web dedicato ai rischi naturali in Italia. Il sito presenta Indicatori con dettaglio comunale sui rischi di esposizione a terremoti, eruzioni vulcaniche, frane e alluvioni. Tali informazioni integrano dati provenienti da varie fonti istituzionali: ISTAT, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Tutti i dettagli al sito web: http://www.istat.it/it/mappa-rischiCercando,sul sito si trova anche una fotografia della situazione per la città di Velletri.
Molti cittadini si domandano: “al di là di interventi sporadici per tappare le voragini che man mano si presentano, è possibile un progetto integrato per il censimento e la mappatura delle zone con presenza di cavità sotterrane o favorevoli al rischio di sprofondamento?” La comunità scientifica ci dice che si può fare.
Basterebbe strumentare una macchina con certe tecnologie e mandarla in giro per il territorio. La tecnologia che serve è un georadar e una termocamera. Il georadar riesce a vedere il sottosuolo fino a 5-6 metri e a riconoscere sia la cavita’ che altre problematiche che possono perturbare la propagazione delle onde emesse dal georadar (quindi che mostrano diversa riflettanza elettromagnetica). La termocamera servira’ per vedere le parti “fredde” del sottofondo stradale (quasi sempre coincidenti con perdite d’acqua). Tutte le immagini e i dati saranno georeferenziati e poi successivamente analizzati. Il georadar da solo dovrebbe essere sufficiente per evidenziare le cavita’. La correlazione tra i due dati (georadar e termocamera) consentira’ di fornire dei punti sui quali andare a fare prospezioni con tecniche geoelettriche (propagazione di corrente nel terreno). Se anche quelle saranno positive, quei punti potranno essere carotati per trovare eventuali perdite d’acqua.
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