Agostino il postino
A quell’ora tutti sapevano chi avesse ricevuto posta quel giorno, e che genere di notizie. Chi aspettava la lettera del figlio sotto la naja, chi quella del marito immigrato che mandava il vaglia mensile, chi quella del fidanzato che non si decideva a compiere il passo fatale; e c’erano gli abbonati che aspettavano il bollettino di sant’Antonio di Padova o la rivista mariana del Divino Amore, e verso la fine dell’anno L’Almanacco di Frate Indovino. A ricevere la posta erano sempre le donne: gli uomini uscivano all’alba per andare al lavoro e tornavano dopo il tramonto.
Agostino era l’attesa che si rinnova ogni giorno. Qualunque tempo facesse, d’estate e d’inverno, con la pioggia e con il sole, il postino varcava puntuale il passaggio a livello e consegnava, letteralmente a mano, quell’attesissima busta che veniva aperta là per là, in seno alla comunità che non aveva segreti.
A Pasqua e a Natale Agostino raddoppiava le sue ore di lavoro per consegnare le cartoline illustrate d’auguri e completato il giro se ne ripartiva mezzo ubriaco a furia di bicchierini di Anisetta e Millefiori, con il borsone carico di uova, bottiglie di vino e dolci ancora caldi di forno, pedalando lentamente e fischiettando un’aria della sua romanza preferita: Oh! dolci baci, o languide carezze..
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