AFRICABAR spettacolo con 30 attori richiedenti asilo
AFRICABAR
30 e 31 Luglio 2017
Casa Internazionale delle Donne
Via San Francesco di Sales 1
Dopo il grande successo al Teatro Argentina di Roma, torna per due repliche eccezionale in versione outdoors AFRICABAR il 30 e 31 luglio ore 21.00 presso il Giardino della Casa Internazionale delle Donne – Via San Francesco di Sales, 1. Lo spettacolo è presentato nell’ambito di TEATRO A RIGHE 17 a cura di ArteStudio, rassegna che è parte del programma dell’Estate Romana promossa da Roma Capitale Assessorato alla Crescita culturale e realizzata in collaborazione con SIAE.
AFRICABAR
Trenta attori in scena più uno
sopravvissuti al deserto, al mare e al teatro
Uno spettacolo di RICCARDO VANNUCCINI
dedicato a HANDE KADER
Con i richiedenti asilo del Progetto TEATRO IN FUGA: LAMIN NJIE, YAYA JALLOW, YELI CAMARA, LUCKY EMMANUEL, JOSEPH EYUBE, CEDRIC MUSAU KASONGO, ALHASSANE ABDOUL AZIZ, CHRISTIAN ELA, MOHAMED HARMOUCHE, SENY SYSAUANE, KOUADIO ALFRED KOFFI, BENOIT KEVIN SIEWE, BANGALI DUNBIA, ALI DIALLO, ELLA SUNDAY, ADNAN ALI, FAITH OKUNBOR, JOY MASO, EDITH FOSTES, KANAE BANOU, BONYAGNI ELHANJI MANOUMOU, HAPPY ENOHENSE, EMILIE FLORE MENIAGA, XUBI JUSUF, SAHRA CALI, MASSA DABO, YAYA SOUMHORO, IDRISSA YARO, KOLIMBASSA OUSMANE, LAURA ANTONINI
e con EVA GRIECO, LARS ROHM, ALBA BARTOLI, MARIA SANDRELLI, ANNA CARLIER, RICCARDO VANNUCCINI, CATERINA GALLONI
Io sono tu e tu sei io, e dove tu sei io sono, e in tutte le cose sono disperso, e dovunque tu vuoi, tu mi raccogli; ma raccogliendomi, tu raccogli te stesso.
Frammento gnostico del Vangelo di Eva
Produzione ArteStudio con Refugee Theatre Company
Testi da THOMAS ELIOT, VIDIADHAR NAIPAUL, DANILO KIS, WILLIAM SHAKESPEARE, INGEBORG BACHMANN, ZBIGNIEW HERBERT, CLARICE LISPECTOR
Scene e costumi MARAM AL JABURI e YOKO HAKIKO
Colonna Sonora ROCCO CUCOVAZ
Musiche di UNDERGROUND YOUTH, POGUES, SIMEON HOLT
Assistente alla regia VALENTINA LAMORGESE
Non voglio avere la limitazione terribile di chi vive soltanto di quanto può avere senso. Io no, io voglio una verità inventata.
Clarice Lispector
AFRICABAR è una mappa ambivalente, non un uni-verso ma la traccia di un di-verso modo di vedere le cose del mondo come fossero sempre l’uno e l’altro assieme: il bianco e il nero, il cielo e la terra, la materia e la musica.
Un teatro simbolico, soprattutto improduttivo. Esercitazione a mano libera, dizionario disorientato, favola e delirio al tempo stesso, in AFRICABAR il racconto è una giocosa fluttuazione di cosa in cosa, da questo a quello, da locale a straniero, da maschio a femmina senza mai determinare o dividere le figure. Cerchiamo di evitare la rap-presentazione, la re-citazione dei modelli in uso commerciali, economici; vogliamo riconsiderare l’essere nell’ apertura al suo molteplice, dove una sola scena è simbolo di più accadimenti che si aprono a infinite combinazioni.
Un teatro che accetta il rischio dell’inconcludenza, che non si inserisce in un ordine prestabilito, e che mette in prova uno scambio fra attore e spettatore reso possibile dal fatto che il corpo non è solo un organismo, un fotogramma, ma il punto di raccolta di un racconto. Cosa può diventare oggi il teatro? Inventare cronache inventate al contrario della comunicazione. Diventare un’azione simbolica che lega in maniera disordinata e necessaria l’Uomo alla Città, la Terra al Cielo, l’Uomo all’Altro Uomo. Un teatro non discorsivo, che non risponde a interrogazioni promosse dall’ordine semantico: un teatro demente o eccedente che dir si voglia. Non sono i dati che ci fanno comprendere la realtà, ma la fantasia con la quale riusciamo a combinarli. La fantasia non è una stravaganza ma una capacità percettiva. La fantasia dello spettatore è libera di giocare e di combinare le scene, le musiche, i corpi. La nostra azione scenica si conclude nel suo stesso apparire, non c’è rimando a nessun supremo, fosse il testo letterario o il comune sentire. Non assisterete dunque ad alcuna recita drammatica, non ci sono racconti o personaggi dove ogni attore fa finta di essere qualcun’altro. AFRICABAR non è uno spettacolo ordinato ma disordinato, non c’è nessun messaggio, nessun filo conduttore.
Il teatro è inteso come metonimia della vita, azione scenica che supera l’esistenza: l’attore non dice e non riferisce ma significa e canta. Le scene sono semplicemente dei pezzi, Stück, e lo spettacolo è un edificio in rovina, deliberatamente esposto al vento e all’acqua, alle intemperie della scena. AFRICABAR è la prova disperata autentica ultima e sciocca dell’impossibilità possibile.
Lo spettacolo è stato realizzato da ArteStudio per il progetto TEATRO IN FUGA
con il contributo di SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori
e in collaborazione con
PROGRAMMA INTEGRA
ARMADILLA S.C.S. ONLUS
CANE PEZZATO
KING KONG TEATRO
LE SCARPE DI VAN GOGH
NAFTA HOTEL
MUSES
REFUGEE THEATRE COMPANY
INGRESSO: Libero
Info e prenotazioni:
ArteStudio
info.artestudio@libero.it
www.artestudioteatro.it FB Artestudio twitter @artestudiox
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