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Africa tra povertà e speranza

Africa tra povertà e speranza
Ottobre 11
23:00 2009

africaIl G8 dell’Aquila si è concluso con l’ennesima buffonata dei finanziamenti al Terzo Mondo che verranno intascati dai dittatori mentre al popolo africano come al solito non arriverà nulla. Da anni quando mi capita di parlare dell’Africa e del Terzo Mondo non faccio che ripetere che agli africani non va dato nulla in denaro, ma va data l’acqua che porta all’agricoltura. I soldi invece vanno dati a un organismo sovranazionale che costruirà le infrastrutture necessarie. Con un sacco di mais si può sfamare una persona per un paio di giorni, ma se la vuoi sfamare per sempre allora devi insegnare a quella persona a seminare. Analizziamo la situazione in maniera seria. I miliardi che il recente G8 e l’Unione Europea hanno mandato in Africa sono stati inutili. Dall’indipendenza ad oggi sono stati stanziati più di mille miliardi di dollari ma la situazione non solo non è migliorata ma è peggiorata. Oggi il 50% degli africani vive con un dollaro al giorno e venti anni fa gli africani che vivevano con un dollaro al giorno erano il 25%. La cosa assurda è che questi soldi finiscono nelle tasche dei ricchi di quei paesi poveri. Per cui ecco personaggi come Bakili Muluzi (Malawi) e Mobutu (Congo) e Chiluba (Zambia) che hanno sottratto miliardi di dollari per spese personali direttamente degli aiuti umanitari. Questi sono solo alcuni dei dittatori africani avidi, dediti alla tortura, con conti a nove zeri all’estero e circondati da eserciti armati (mentre negli ospedali mancano farmaci per curare una banalissima influenza e la gente crepa). Questi satrapi sono abilissimi a fare gli interessi dei donatori di questi milioni di dollari e a non fare nulla per risollevare la popolazione dalla miseria creando, così, una catena senza fine di aiuti il cui unico effetto è di stritolare il popolo africano costringendolo ad emigrare, attraversando il mediterraneo su barche di fortuna o rischiando di morire in un campo di concentramento libico. In Africa si deve portare l’acqua, si deve seminare e arare la terra e gli africani devono rendersi autonomi e indipendenti. Ma soprattutto in Africa bisogna portare la democrazia e abbattere il tribalismo e le divisioni che hanno caratterizzato quel continente. Se ci sarà democrazia, ci sarà libertà, dignità e insegnamento. E quando vi sarà questo vi saranno campi coltivati, scuole e industrie che daranno lavoro senza costringere questi poveri esseri umani a lasciare la loro terra. Voglio suggerire di leggere un libro dal titolo L’industria della solidarietà scritto da Linda Polman. É un libro interessante perchè fa capire che fine hanno fatto i miliardi di dollari (circa 23mila) che noi “Paesi ricchi colonialisti e cattivi” abbiamo versato al Terzo Mondo. Antefatto storico: nel 1967 Emeka Ojukwu era governatore del Biafra (una delle regioni più ricche della Nigeria) dichiara la secessione ed il governo centrale reagisce bloccando i rifornimenti. Da questa secessione scoppia una guerra civile con morti e sofferenze atroci soprattutto tra la popolazione civile. Da tutto ciò nasce il mito della “carestia del Biafra”, generata non da cause naturali ma come il risultato di un blocco militare operato dal governo nigeriano. Le foto dei bambini martoriati dalle mosche e le pance gonfie sono state vendute, negli anni, alla stampa occidentale e da allora cominciarono a piovere soldi nelle tasche di Ojukwu. Donazioni fatte in nome della solidarietà, solo che questo denaro non andò mai a quei bambini malati ma finì nelle tasche del governatore che lo utilizzò per armare un esercito contro i governativi. Nel 1970 il losco figuro fuggì in Costa d’Avorio con un aereo portandosi dietro la Mercedes, le mogli, le amanti e tremila chili di bagaglio. Il flagello dell’Africa non è solo l’Occidente cattivo e neocolonialista ma anche i regimi dittatoriali (e le multinazionali che li sostengono) che affamano la popolazione, fomentano le guerre civili e si appropriano dei fondi umanitari. Ma quello del Biafra è solo un caso. La rivista “Nigrizia” riporta l’intervista a Biagio Bossone, attuale direttore esecutivo della Banca Mondiale per l’Italia, in cui dichiara: “Quando la comunità internazionale era più generosa, vedi gli anni ‘60, arrivava a dare anche lo 0,5 % del Pil, ma queste risorse venivano spesso utilizzate per fini politici. É lì che è nato il seme del debito che tanto angustia ancora oggi i Paesi del Sud del mondo”. E la cosa assurda è che sono gli africani stessi per primi – spesso si tratta di intellettuali e giornalisti oppositori a questi regimi corrotti – che chiedono all’Occidente di smetterla questa vergognosa elemosina verso i loro stati perchè tanto alla popolazione civile non ne viene e verrà alcun beneficio. Lo scrittore nigeriano Uzodinma Iweala (classe 1982) in un articolo sulla stampa estera ha riportato quanto segue: “L’Africa non vuole essere salvata. Ciò che l’Africa chiede al mondo è il riconoscimento della sua capacità di avviare una crescita senza precedenti, sulla base di un vero, concreto e leale scambio con gli altri membri della comunità globale”.

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