Africa orientale, emergenza fame: più di 260.000 bambini deceduti quest’anno per la malnutrizione
Africa orientale, emergenza fame: Save the Children, più di 260.000 bambini deceduti quest’anno per cause legate alla malnutrizione, secondo le stime. +16% di bambini ricoverati solo nella prima metà dell’anno e meno della metà dei bambini gravemente malnutriti è in cura.
L’Organizzazione chiede ai governi di finanziare la risposta umanitaria e di sostenere servizi sanitari e nutrizionali per i bambini.
In Africa orientale, sarebbero circa 262.500 i bambini gravemente malnutriti al di sotto dei cinque anni, morti tra gennaio e novembre 2021[1] a causa della fame estrema o di malattie correlate. È questa la stima terrificante che emerge da una nuova analisi condotta da Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro – che, analizzando i dati ONU, ha valutato i tassi di mortalità per i casi non trattati di malnutrizione acuta grave tra i bambini sotto i cinque anni in otto paesi dell’Africa orientale[2].
Nei centri sanitari, i ricoveri di bambini affetti da malnutrizione acuta sono aumentati drasticamente nel 2021: solo nella prima metà di quest’anno si è registrato un aumento del 16%, partendo da cifre già alte. La malnutrizione acuta grave è la forma più estrema e pericolosa di denutrizione e tra i sintomi ci sono pelle flaccida, costole sporgenti, atrofia dei tessuti corporei, caviglie, pancia e piedi gonfi. Attualmente, meno della metà dei bambini gravemente malnutriti (46%) in tutta l’Africa orientale è in cura[3].
L’Africa orientale sta attualmente subendo gli effetti devastanti della crisi climatica, con emergenze concomitanti come siccità e inondazioni in tutta la regione che portano a sfollamenti di massa e gravi carestie. Mentre le comunità nel Kenya orientale, nel sud della Somalia e in parti dell’Etiopia sono colpite da continui periodi di siccità, alcune parti del Sud Sudan rimangono sott’acqua dopo tre anni di piogge imprevedibili ed eccessive.
Akuol* ha 16 anni e ha un figlio di 17 mesi, Abdo*. Vive a Bor, in Sud Sudan, e dopo che la consegna degli aiuti umanitari da cui dipende la loro vita è stata ostacolata dalle forti piogge, ha avuta molto difficoltà a procurarsi cibo a sufficienza: “Non abbiamo un posto per riposare, non c’è cibo, niente cereali né olio, e nella casa in cui viviamo è come vivere per strada. Non ho nessuno a cui chiedere aiuto, a volte vado a chiedere l’elemosina alle persone lungo il fiume e se riesco a raccogliere qualcosa vado a comprare del cibo. Non abbiamo da mangiare, aspettiamo il sostegno umanitario, ma quando questo non arriva rimaniamo senza niente. Stiamo aspettando la prossima distribuzione di cibo ma per ora restiamo senza. Quando piove è difficile che gli aiuti alimentari arrivino”.
“Siamo sconvolti dal fatto che circa 260.000 bambini in tutta l’Africa orientale possano essere morti di fame dall’inizio del 2021. In un anno in cui la pandemia di Covid-19 ha distrutto vite ed economie e i conflitti continuano a uccidere e sfollare migliaia di famiglie, alla fine è stata la crisi climatica ad avere l’impatto più alto sulla vita dei bambini. Alla COP26 del mese scorso, i paesi ad alto reddito e i principali responsabili delle emissioni di CO2 hanno avuto l’opportunità di sostenere lo sviluppo di fondi per affrontare perdite e danni in rapida crescita. Sfortunatamente hanno perso un’occasione e queste cifre scioccanti dimostrano il prezzo che stiamo pagando” ha dichiarato Kijala Shako, Responsabile Comunicazione e Advocacy di Save the Children per l’Africa orientale e meridionale. “Le morti per fame non sono inevitabili e abbiamo gli strumenti, le capacità e l’esperienza per raggiungere i bambini e le loro famiglie prima che sia troppo tardi. I paesi che subiscono di più le conseguenze della crisi climatica devono essere sostenuti per i danni già tangibili e che loro stessi hanno contribuito in minima parte a creare. È fondamentale vedere la creazione di un nuovo meccanismo di finanziamento per far fronte alla crisi climatica entro il 2023. Allo stesso tempo, è necessaria una drastica riduzione dei combustibili fossili per limitare le temperature e ridurre questo tipo di disastri”.
A livello globale, la malnutrizione è legata a quasi la metà di tutti i decessi sotto i cinque anni. Nel 2020, 149 milioni di bambini hanno sofferto di rachitismo e 45 milioni di bambini erano deperiti. Senza un’azione rapida e decisa da parte della comunità globale, a causa degli impatti della pandemia, 3,6 milioni di bambini in più in tutto il mondo rimarranno rachitici entro il 2022 e altri 13,6 milioni di bambini saranno deperiti.
Save the Children chiede ai governi di finanziare interamente i piani di risposta umanitaria e di sostenere i programmi di protezione sociale e i servizi sanitari e nutrizionali per i bambini, tra cui il trattamento della malnutrizione acuta. L’Organizzazione esorta i donatori a dare la priorità all’assistenza umanitaria in denaro e voucher per le famiglie e a concentrarsi sull’aumento del rischio di violenza, in particolare sulla violenza di genere, causata dalla pandemia. Inoltre, solo ponendo fine ai conflitti globali, affrontando la crisi climatica e il cambiamento dei sistemi alimentari e costruendo sistemi e comunità più resilienti, si potranno evitare futuri disastri simili.
[1] Il numero stimato di 262.514 decessi rappresenta il punto medio di un intervallo di stima per la mortalità nei casi di malnutrizione acuta grave non trattati, basata su studi longitudinali e MUAC medio di bambini gravemente malnutriti. Il livello più basso è di 183.701 decessi, ipotizzando un MUAC di 110 mm. La cifra sale a 341.327 ipotizzando un MUAC di 106 mm. Il punto medio è di 262.514 decessi per malnutrizione acuta grave tra gennaio e novembre 2021.
[2] Burundi, Etiopia, Kenya, Ruanda, Somalia, Sud Sudan, Sudan e Uganda
[3] Secondo un’analisi dei dati delle Nazioni Unite di stime comprese tra gennaio e novembre 2021, 1.272.607 bambini di età inferiore ai cinque anni negli otto paesi non vengono trattati per la malnutrizione acuta grave (53% non trattato / il 47% trattato).
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