ADIDA -Associazione Docenti Italiani Da Abilitare
L’ADIDA è un’associazione di docenti non abilitati della scuola pubblica italiana; docenti che si definiscono “invisibili” perché nessuno parla di loro, neppure chi li ha creati, cioè lo Stato che ora vuole sbarazzarsene dopo averli adoperati o, meglio, usati, per anni. Li chiamano Supplenti temporanei perché dovrebbero coprire le assenze di breve periodo degli insegnanti e sono collocati in fondo a tutti. Per l’esigenza di coprire delle cattedre momentaneamente libere, l’amministrazione scolastica è sempre dovuta ricorrere alle graduatorie di terza fascia, cioè ai docenti in possesso del titolo specifico ma non dell’abilitazione. Così è previsto dalle direttive del Ministero; eppure, negli anni è venuta a crearsi un’anomalia, come qualche parlamentare ha detto, perché spessissimo si è verificato che anziché ricoprire periodi brevi, sono stati ricoperti interi anni scolastici, e i supplenti hanno svolto tutte le mansioni previste per il docente di ruolo. E già, perché i cosiddetti Supplenti temporanei non finiscono in classe per tenere a bada gli alunni in attesa del ritorno dell’insegnante legittimo, ma programmano piani didattici, svolgono lezioni, valutano gli alunni, effettuano i colloqui con le famiglie, partecipano ai consigli di classe, ai collegi d’istituto e agli esami di fine anno. Tutto ciò è anche scritto nel contratto di lavoro sottoposto al supplente che con la propria firma ne accetta pienamente le condizioni. Sono centinaia i supplenti che per anni, anche dieci, ricoprono l’intero anno scolastico lavorando in scuole, città e regioni diverse; un esercito di aspiranti docenti che si muove invisibile lungo il Bel Paese, lasciando il proprio luogo di origine, la casa, la famiglia ed anche i propri figli; infatti, essi, non sono giovani appena usciti dalle università, ma sono persone con la media d’età che si aggira intorno ai 35 / 40 anni. Tutto questo, per scalare le graduatorie, accumulare punteggio e tentare di ottenere un lavoro, che dovrebbe essere legittimo, dopo aver investito in studi e sacrifici. L’associazione ADIDA si sta adoperando in più direzioni affinché il servizio che per anni è stato svolto nella scuola sia riconosciuto, chiedendo il conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento, in modo da regolarizzare una la condizione di migliaia d’italiani.
L’associazione, chiede corsi abilitanti speciali a favore di quegli insegnanti che abbiano maturato un certo numero di giorni di insegnamento, acquisendo, così, la necessaria esperienza sul campo. E a tal proposito, la stessa ADIDA ricorda che, in passato, sono stati istituiti diversi corsi speciali abilitanti, come, ad esempio, quello del 2004 (legge n. 143), che ammetteva l’ammissione a chi avesse maturato 360 giorni di servizio nella scuola, e che a costoro non è stato posto alcun sbarramento, come non vi è stato, nemmeno per chi si è abilitato mediante concorso (per titoli ed esami), in quanto il numero chiuso riguardava l’immissione in ruolo e non l’acquisizione dell’abilitazione. Inoltre, l’associazione chiede, qualora l’istituzione dei suddetti corsi non sia possibile, di accedere direttamente all’anno di tirocinio formativo attivo – TFA – che rilascerebbe l’abilitazione, senza alcuna preselezione iniziale, senza sbarramenti, in quanto ciò avrebbe senso per un neolaureato privo di esperienza sul campo e non per chi, oramai, ha acquisito competenze e professionalità in anni di lavoro nella scuola. Ora, chi dirige i fili invisibili del futuro lavorativo degli italiani, vorrebbe che restassero “invisibili” o, meglio, che non esistessero, con l’ipocrisia di voler selezionare per avere una classe docente migliore. I docenti invisibili da abilitare chiedono il riconoscimento del proprio lavoro, chiedono di non essere cancellati dopo avere appreso un mestiere che nessuna teoria può impartire. Questo esercito dovrebbe essere riconosciuto e valorizzato, anziché annullato; dovrebbe essere considerato una risorsa umana preziosa per il futuro della scuola italiana.
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