Ad Decimum
Alle pendici dei Castelli Romani, nel Comune di Grottaferrata esiste un sito conosciuto con il nome di Ad Decimum. Noto fin dai tempi dell’antica Roma come il punto di intersezione della Via Latina e della Via Valeria, il luogo deve il suo nome alla distanza di dieci miglia tra tale incrocio e Porta Capena a Roma. Punto di passaggio e di riposo per viaggiatori e cavalli stanchi ed affaticati, venne eletto come sito catacombale dalle comunità cristiane. La scoperta archeologica, risalente ai primi anni del XX secolo, fu anticipata dal ritrovamento di reperti e resti legati al mondo antico e appartenenti alle grandi ville romane. Le catacombe si rivelarono durante la lavorazione di un vigneto: la terra fu vinta dall’aratro che la solcava e franò sotto il suo peso. Si aprì così, davanti ad occhi increduli, un varco di accesso ad una scala che in tempi remoti consentiva l’ingresso al cimitero. Il nucleo urbano ritrovato, in virtù del famoso decimo miglio, venne battezzato con il nome di Comunità dei Decimansi. I suoi abitanti, molto probabilmente, appartenevano ad un ceto medio-basso, erano forse i contadini che si occupavano della lavorazione della terra nelle adiacenti ville patrizie.
Per favorire l’ingresso all’area cimiteriale dovette essere rimosso il fango di cui la catacomba era pervasa e che, nei secoli, vi era penetrato all’interno in seguito all’azione dell’acqua piovana. Alla base della scalinata vennero scoperte le tombe appartenenti alle classi agiate e più ricche. Come è facile immaginare il sito divenne in breve tempo bersaglio di saccheggi, furti e disastri. La ricerca di tesori e beni di inestimabile valore indusse molti a gesti estremi: le tombe vennero prese a colpi di piccone, offese e rovinate. I trafugatori rimasero delusi: all’interno dei sepolcri non si trovò nulla e agli avidi ricercatori non rimase altro da fare che vendere i marmi che avevano ridotto in frantumi. Le tombe più piccole poste in prossimità dei due lati della scala e probabilmente appartenenti a bambini, vennero aperte e in buona parte danneggiate.
Saccheggi e spogli, razzie e furti si protrassero per circa sette anni sotto gli occhi indifferenti dello Stato e della Santa Sede, fino a quando i Monaci dell’Abbazia di Grottaferrata per mettere fine a tale sfacelo decisero di acquistare il terreno catacombale. Fu a questo punto che si potè intraprendere lo scavo archeologico, la cui campagna iniziale si svolse tra l’autunno del 1912 e la primavera del 1913.
Le indagini archeologiche portarono alla luce un complesso catacombale sviluppato su due livelli contigui e non sovrapposti tra i quali c’è uno scarto di circa un metro di altezza. Proprio per questa caratteristica le tombe sono state definite dagli studiosi catacombe a doppio piano contiguo. Tutte le gallerie hanno soffitto a botte e, come vuole la tradizione, sono scavate nel tufo, una roccia nota per la sua facile lavorabilità. Ciò che rende questa catacomba particolare è il numero tutt’altro che esiguo di epigrafi e graffiti realizzati su lastre marmoree che costituivano gli elementi di chiusura dei loculi. Ogni nicchia cimiteriale poteva inoltre ospitare uno o più corpi. Tra le numerose epigrafi non può non essere menzionata quella conosciuta con il nome di Buon Pastore dove sono raffigurati un vaso dal quale fuoriescono dei ramoscelli dei cui germogli si nutrono due uccelli e l’immagine del Buon Pastore. Inoltre sulla stessa si può leggere l’iscrizione: “Al carissimo benemerente fratello Marciano, Ilaro fece in pace”. Come buona parte delle catacombe anche quella di Ad Decimum vanta una ricca presenza di tegulae fittili che, come le lastre marmoree, venivano impiegate per chiudere i loculi. Queste costituiscono un valido supporto di studio, poiché aiutano a conoscere la provenienza e la data dei materiali e delle tumulazioni. Scarsi, invece, sono gli elementi pittorici sopravvissuti a causa dei danneggiamenti subiti dall’umidità e dall’incuria. Comunque, rimane al centro della parete di fondo dell’arcosolio Traditio Legis la raffigurazione del Cristo. Costui ha la mano destra alzata in atto benedicente, mentre con la sinistra consegna a San Pietro un cartiglio. Il santo è rappresentato genuflesso e con la croce sulle spalle e con le mani avvolte nel pallio. Sul rotolo è possibile leggere la scritta DOMINUS LEG(em) DAT. Sulla sinistra invece appare l’immagine di San Paolo con la spada posto tra due palme, su una delle quali è posata una fenice. Pregevole è questa catacomba per le sue iscrizioni e per i frammenti di intonaco in cui compaiono ancora alcune immagini tratteggiate con vividi colori e che con l’intero sito costituiscono il vero tesoro.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento