AD ALBANO LAZIALE MANCANO TRE ASSESSORI
AD ALBANO LAZIALE MANCANO TRE ASSESSORI MA ABBONDANO I CONSIGLIERI COMUNALI DELEGATI CHE NON SONO DELEGATI
Fino a due mesi fa l’amministrazione comunale di Albano Laziale non disponeva di due assessori chiave: quello al bilancio e quello ai servizi sociali. Ancora oggi è così.
Il sindaco, avendo trattenuto per sé le deleghe, si è fatto carico per oltre quattro anni di un’enorme mole di problemi del tutto sproporzionata per una singola persona – e l’effetto di tale assenza si vede nei poco lusinghieri risultati della gestione comunale.
Come ha cercato, il sindaco, di rimediare a questa anomalia “imposta” dagli appetiti di ben 19 forze (?) politiche presenti alle elezioni, ciascuna vogliosa della sua fetta di potere? Con una toppa peggiore del buco: nominando, invece degli assessori, ben sei “consiglieri delegati” in una sorta di moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Il fatto è che, secondo la legislazione vigente, il “consigliere delegato” non esiste. Infatti, il sindaco, nel suo decreto, ha assegnato ai consiglieri un “incarico in forma speciale” in cui si specifica che “L’incarico non costituisce delega di funzioni e deve intendersi esclusa l’adozione di atti a rilevanza esterna o di atti di gestione spettanti agli organi burocratici”, “Il consigliere comunale incaricato non ha poteri decisionali di alcun tipo diversi o ulteriori rispetto a quelli che derivano dallo status di consigliere”.
I consiglieri “delegati” non hanno dunque alcuna delega ed alcun potere e, nel caso in cui debordassero dalle proprie funzioni consulenziali – per esempio dessero disposizioni o direttive ai funzionari comunali – svolgerebbero un’attività contra legem. Stando alle dichiarazioni alla stampa ed agli interventi in consiglio comunale, alcuni “consiglieri delegati” si comportano di fatto come fossero assessori – e talvolta ignari cittadini ci credono davvero
La legge è chiara: o si è assessore o si è consigliere comunale. Il consigliere dà e ritira la fiducia all’amministrazione, non ne fa parte. Il conflitto di interessi è palese, tant’è che all’inizio dell’attuale legislatura nel 2020, ben cinque consiglieri della maggioranza si sono dimessi per andare a ricoprire l’incarico di assessore.
La situazione è oggi ulteriormente peggiorata. Due mesi fa è venuto improvvisamente a mancare l’assessore Sementilli e la regola voleva che venisse sostituito da un altro assessore. Non è stato così e quindi in sindaco ha assunto l’ulteriore e insostenibile fardello della gestione della manutenzione della città. A distanza di due mesi il sindaco ha rilasciato alla stampa locale una dichiarazione, in piena contraddizione con quanto da lui stesso scritto nel decreto di nomina del 18 novembre 2024, in cui ringraziava un consigliere comunale per “aver accettato con entusiasmo e senso di responsabilità le deleghe affidate” (si tratta delle deleghe in precedenza assegnate al (vero) assessore Sementilli).
Al momento al Comune di Albano Laziale mancano ben tre assessori che dovrebbero presidiare i più rilevanti aspetti dell’amministrazione (bilancio, servizi sociali, manutenzione delle strade, rifiuti solidi urbani, ecc.). Paradossalmente, non avere tre assessori comporta un bel risparmio per le casse del Comune: essendo l’indennità pari a 2.200 euro al mese, sono stati risparmiati finora oltre 210.000 euro (a cui se ne aggiungeranno, nell’ultimo anno di legislatura, altri 26.000). Dove sono finiti questi soldi? Certo non per riparare le buche di strade come via Montagnano, via di Valle Pozzo, via dei Piani di Monte Savello e tante altre.
Questa insostenibile, oltre che inefficiente, situazione avviene nell’assordante silenzio della minoranza consiliare (viene impiegato il termine minoranza perché i consiglieri di centro-destra nei fatti non esercitano la funzione di opposizione, funzione fondamentale per un corretto funzionamento della democrazia), né vi sono organi di controllo e di riequilibrio sovraordinati, come la Regione e il prefetto, che siano in grado di garantire un adeguato bilanciamento dei poteri ed evitare che il sindaco diventi per molti aspetti legibus solutus contravvenendo ai fondamentali principi della democrazia.
Essendo questa la situazione ad Albano Laziale, desta preoccupazione la richiesta al parlamento del nuovo presidente dell’Associazione nazionale dei Comuni d’Italia (ANCI), il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, di estendere il perimetro dei poteri delle autonomie locali che, se non venisse accompagnato da un adeguato sistema di pesi e contrappesi, tenderebbe a spingere verso una deriva che trasformerebbe i sindaci in una sorta di “satrapi” e i cittadini nei loro “sudditi”.
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