AD ALBANO LAZIALE LA DEMOCRAZIA VIVE UNA GRAVE CRISI
E’ da anni che ad Albano Laziale la democrazia vive una grave crisi.
Troppo spesso chi si rivolge al Comune con lettere, istanze, petizioni, non riceve risposta. Un caso esemplificativo è quello della richiesta di oltre cento promotori di conferire la cittadinanza onoraria ad un esimio personaggio: dopo l’invio della sottoscrizione e ben sette solleciti nel corso di mesi, il personaggio è venuto a mancare e la proposta è caduta nel nulla.
Il Comune non fa nulla per dialogare con i cittadini. Non vi è, come nel passato, una pubblicazione periodica che li informi sui programmi e sui risultati ottenuti. Non vi sono pubblicazioni statistiche. Non vi è alcuno sforzo per rendere comprensibili i documenti (il PIAO, il DUP, il bilancio triennale, il piano del personale del Comune, ecc.) che il Comune predispone in stile meramente burocratico e che un normale cittadino non ha la capacità di comprendere. In tal modo contravviene al dovere degli eletti, sancito dalle leggi, di rendicontare agli elettori sul loro operato, quello che ormai viene chiamato con il termine inglese accountability.
Lo Statuto comunale prevede tutta una serie di strumenti di partecipazione popolare (l’interrogazione, la petizione, la proposta, il forum, l’assemblea cittadina, il consiglio comunale aperto, la conferenza di bilancio) ma nessuno di questi è stato attivato. La Consulta è stata formata soltanto di recente, con grande ritardo, ma non sta dando risultati, provocando frustrazione tra le persone che si sono messe a disposizione per dare il proprio contributo alla comunità.
Il consiglio comunale, in cui l’opposizione è afona e non propone nulla di alternativo, è notoriamente un triste votificio che i cittadini si guardano bene dal frequentare.
Nel programma elettorale il candidato sindaco si era impegnato a conseguire 22 obiettivi: di questi ne sono stati raggiunti soltanto due. Un obiettivo qualificante era la realizzazione del “Centro del riuso” per la cui costruzione è stato destinato un milione di euro. Dopo quattro anni, nel terreno acquistato a caro prezzo dal Comune a Fosso Secco cresce l’erba.
L’amministrazione comunale non mostra di avere alcuna visione del mondo, non ha nessuna strategia per affrontare a livello locale i problemi presenti e futuri legati all’economia, alle migrazioni, all’ambiente, alla sostenibilità ambientale, alla digitalizzazione, in una visione nazionale ed europea. Manca quello che Ciriaco De Mita chiamava in dialetto il “penziero”. Chi governa la città vive alla giornata, si limita a fare una mediocre ordinaria amministrazione rispetto alla quale vi sono diffuse lamentele: basta vedere lo stato delle strade piene di buche (a partire dal Corso principale e di quello parallelo di via De Gasperi) o la deplorevole manutenzione del verde pubblico.
Emerge dunque un quadro di una democrazia in crisi, di amministratori asserragliati a Palazzo Savelli che non vogliono confrontarsi con i loro elettori. E il ricorso a Facebook con tanto di fotografie, fasce tricolori, sorrisi, mette in luce un mondo fittizio, il mondo dei click, lontano, politicamente e culturalmente, dalla realtà.
La profonda scollatura tra elettori ed eletti va rapidamente sanata pena un ulteriore allontanamento dei cittadini dalla politica con conseguente sfiducia per il sistema democratico che provoca, tra l’altro, l’astensionismo elettorale. E’ necessario che vi sia uno scatto di reni, un atto di coraggio politico, che l’amministrazione comunale esca al più presto dalla sua torre d’avorio e si confronti con i cittadini in un serrato dialogo basato sui documenti, i progetti, i bilanci, dialogo svolto da pari a pari con chi si vorrà cimentare in questo esercizio di democrazia, tanto più necessario nel momento in cui il Comune è impegnato a realizzare ben 21 progetti, varati senza alcun coinvolgimento dei cittadini, per un costo di ben 22 milioni di euro di fondi del PNRR.
Penso che in tutti i comuni tutt
Luca.fonti@comune.albanolaziale.rm.it i cittadini se vedono che le cose non vengono fatte dovrebbero evitare di andare a votare