Accademia Nazionale di Santa Cecilia – MAURIZIO POLLINI LEGGENDA SENZA TEMPO
Accademia Nazionale di Santa Cecilia 21/22
Lunedì 7 febbraio ore 20.30 – Sala Santa Cecilia
MAURIZIO POLLINI
LEGGENDA SENZA TEMPO
Dopo cinque anni di assenza Maurizio Pollini – ottanta candeline spente a gennaio e considerato tra i maggiori pianisti del XX secolo – torna a Roma (dopo la forzata cancellazione a causa della pandemia di ben tre date previste nel 2020) per un atteso concerto nella stagione da camera dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
Appuntamento quindi imperdibile il 7 febbraio (Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia, ore 20.30) per ascoltare uno dei leoni della tastiera che, con un repertorio vastissimo da Bach ai contemporanei, continua a far parlare di sé sui palcoscenici più prestigiosi.
Alla ribalta da più di sessant’anni, da quando cioè la vittoria del concorso Chopin lo lanciò nell’empireo dei grandi, Maurizio Pollini non ha mai smesso di affascinare il pubblico che lo segue da ogni parte del mondo. In principio ad ammaliare fu il virtuosismo, la nitidezza del suono e la velocità strabiliante dell’articolazione, poi – già nei primi anni Settanta – colpì la scelta di non restare legato solo al repertorio romantico ma di ampliare gli orizzonti con programmi di vasto respiro, che esploravano J.S. Bach ma tendevano l’orecchio anche a Schönberg e Webern. La carriera internazionale di Pollini, costellata di premi e riconoscimenti si è così dipanata – per più di mezzo secolo – con movimenti eccentrici e concentrici che hanno condotto il pianista milanese a un tour a tutto tondo nella letteratura pianistica di tutte le epoche. Proprio a Santa Cecilia, nel 2003, con il ‘Progetto Pollini’ ha cercato una liason tra autori apparentemente lontani ma legati da assonanze culturali. Nuovamente a Santa Cecilia, nel gennaio 2008, Pollini ha presentato ‘Prospettive’, una maratona di cinque concerti con incursioni nella musica contemporanea, tra gli altri, di Nono, Boulez e Stockhausen. Ora, dopo cinque anni di assenza dal palcoscenico ceciliano, il suo ritorno è dedicato a tre compositori fra i più amati da Pollini, con la Bagatella in mi bemolle maggiore op. 126 n. 3, la monumentale Sonata op. 101 di Beethoven e la Fantasia op. 17 di Schumann, mentre la seconda parte del concerto è dedicata all’amato Chopin con la Mazurca op. 56 n. 3, la Barcarola op. 60, la Ballata n. 4 op. 52 e lo Scherzo n. 1 op. 20.
Auditorium Parco della Musica – Sala Santa Cecilia
lunedì 7 febbraio ore 20.30
Maurizio Pollini pianoforte
Beethoven Bagatella in mi bemolle maggiore op. 126 n. 3
Sonata n. 28 op. 101
Schumann Fantasia op. 17
Chopin Mazurca op. 56 n. 3
Barcarola op. 60
Ballata n.4 op. 52
Scherzo n.1 op. 20
Biglietti da €40 a €80
Accademia Nazionale di Santa Cecilia
ANTONIO PAPPANO E ALEXEI VOLODIN
Szymanowski, Rachmaninoff e Čajkovskij
Sir Antonio Pappano torna sul podio dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia per due concerti – l’8 e il 9 febbraio alle ore 20.30 nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma – con Alexei Volodin al pianoforte. In programma musiche di Szymanowski, Rachmaninoff e Čajkovskij.
Per gli abbonati alla Stagione Sinfonica dell’Accademia questi due concerti valgono come recupero dei concerti sospesi del 10, 11 e 12 dicembre (direttore Markus Stenz).
Ad aprire il concerto è l’Ouverture da concerto op. 12 di Szymanowski, mentre al talento e al virtuosismo di Alexei Volodin è affidata l’ardua parte solistica della Rapsodia su un tema di Paganini di Rachmaninoff. Si tratta dell’ultima grande pagina del compositore ideata per pianoforte e orchestra, datata 1934, in cui Rachmaninoff si misura col tema del Capriccio n. 24 di Paganini, sviscerandone una grandissima quantità di possibilità di variazione. Rachmaninoff compose le variazioni nella sua villa sul Lago di Lucerna, recentemente acquistata dal Governo svizzero e le eseguirà come solista a Baltimora, negli USA, sotto la bacchetta di Leopold Stokowski. A partire dall’introduzione, le variazioni che compongono questa Rapsodia sono un viaggio tra contemporaneità – come spesso si avverte in molti passaggi dalle tinte “americane”, in cui il colore orchestrale è utilizzato in maniera avanguardistica, e reminiscenze di un passato remoto, come testimonia la melodia del Dies Irae (che ossessionò Rachmaninoff fin dal fiasco della sua Prima Sinfonia).
Chiude il programma la Sinfonia n. 6 in si minore “Patetica” di Čajkovskij, tra le più intense pagine del compositore russo, una sorta di testamento musicale che dà voce allo struggimento di un uomo provato da una vita intensa e che forse percepisce essere arrivata a una fine imminente. Composta nel corso del 1893, la Sesta Sinfonia è legata all’ultima e definitiva crisi della sua esistenza interiore, culminata in una morte per molti versi inquietante e ancora poco chiara (non è stato appurato se la causa di morte fu il colera, o se il compositore si tolse la vita) che avvenne nove giorni dopo la prima esecuzione di San Pietroburgo il 16 ottobre 1893. Čajkovskij definì la sua ultima sinfonia il coronamento “della mia intera produzione” e il programma della sinfonia come “penetrato più del solito da soggettività […], da un carattere che rimarrà per tutti un enigma. Detto senza esagerazione, in questa sinfonia ho riposto tutta la mia anima”.
Martedì 8 febbraio 2022 ore 19.30 – mercoledì 9 febbraio 2022 ore 20.30
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Antonio Pappano direttore
Alexei Volodin pianoforte
Szymanowski Ouverture da concerto op. 12
Rachmaninoff Rapsodia su un tema di Paganini
Čajkovskij Sinfonia n. 6 “Patetica”
Prezzi da €19 a €52
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