‘A ‘NDRANGHETA – TEATRO DELLA FORMA
Metti una sera di un giorno caldissimo, il 16 giugno, affrontato in auto nelle ore di massimo zenit, e coraggiosamente concluso in un teatro a Roma. Un piccolo Teatro, quello della Forma in viale della Primavera. Amici là dentro che stanno per debuttare dopo un anno di prove, in un testo teatrale in tre atti scritto dal Professore. Sì, perché l’autore che poi è anche regista è proprio un prof in pensione. Un vero insegnante, di quelli che ci credono sul serio nel valore della cultura come riscatto, come arma per scardinare il male, la violenza, la delinquenza.
‘Ndrangheta il titolo dell’opera dice tutto, dove è ambientata la storia, i personaggi che ne interpreteranno la trama, l’idioma linguistico che sarà magistralmente impiegato dalla maggior parte di tutti i personaggi, un calabrese comunque comprensibile, che ironizza e mette a zimbello l’onorata società e le sue regole malavitose. Vario il mondo di umanità protagonista della storia, interpretata da attori non professionisti, ma definirli dilettanti sarebbe riduttivo.
Seguendo le coordinate del regista, ciascuno realizza nella propria parte un preciso soggetto: dal capobastone Mimì Tagliateste (Ferdinando Albanese) alla coraggiosa Donna Sasa che combatte l’illegalità (Angela Tedesco), da Peppa, buffissima domestica dal carattere indomabile (Lina Furfaro) alla giovane Sara (Silvia Pelle che interpreta anche una sartina) innamorata di Don Ciccio (Leonardo Pistella); da Saretto Mazzetta (il bravissimo Mirko Mariani) figlio dell’esattore ‘ndranghetista Rocco Mazzetta (Mariano Pistella)… e ancora altri personaggi, interpretati da Alessio Calvitti, il postino, Maria Santoro, Cata moglie del capobastone; Mario Filligheddu nel doppio ruolo di appuntato dei carabinieri e Cecé Polpettone; Sandro e Luciano Mariani ‘ndranghetisti. Nel molteplice ruolo di regista, attore e autore Aldo Coloprisco che si è avvalso della bravura di Carmelita Tripodi nella scenografia e di Lorena Munini alle luci e al suono. Il messaggio traspare nei tre atti che volano tra l’ilarità e la riflessione e, approfondendo si scopre che molti attori sono ex alunni, oggi adulti con una propria vita e un proprio lavoro, ragazzi che in Aldo Coloprisco hanno trovato un vero maestro di vita, un educatore che ha saputo trasmettere la passione per la recitazione, espressiva forma d’arte che veicola messaggi e insegnamenti, regole, norme e principi. Non bastano le parole, ci vogliono i fatti, ancor meglio se diffusi con la leggerezza espressiva e mettendo in moto qualità interpretative: il teatro, appunto.
Rita Gatta
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