A/h1n1, via a rivendita vaccini
Il virus A/H1N1 rallenta la corsa in tutto il mondo e al posto dell’epidemia d’influenza divampa la pandemia delle polemiche, con molti Paesi che cominciano a “svendere” agli Stati più poveri i vaccini in surplus, con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sulla difensiva, bersagliata dalle accuse di mancata trasparenza e conflitti d’interesse, e con l’Italia in cui esplode un “caso politico” che divide la maggioranza e promette strascichi parlamentari. Nel nostro Paese si è vaccinato poco meno di un milione di persone; il Sistema Italia si trova con 23 milioni e 173.000 dosi di vaccino, che scadono a dicembre 2010. Trovare una risposta al perché gli italiani non hanno aderito al programma vaccinale non è certo facile, ma è probabile che il comportamento degli operatori e dei cittadini sia stato condizionato dalle modalità con le quali è stato trattato il problema: un allarme più mediatico che reale, in gran parte ingiustificato sulla base delle evidenze scientifiche, affrontato in modo poco trasparente, diffondendo informazioni confuse e talvolta addirittura contraddittorie.
La stessa Novartis, da cui l’Italia ha acquistato il vaccino per 168milioni di euro, si è detta comunque pronta a «valutare caso per caso» le eventuali richieste dei singoli Governi che desiderano annullare le commesse di vaccini «nel quadro degli accordi contrattuali stipulati». Quello che ha dell’incredibile non è solamente la natura riservata del contratto stipulato con il nostro governo, ma lo squilibrio evidente fra gli oneri posti a carico del ministero e quelli posti a carico della Novartis, la casa farmaceutica produttrice del vaccino utilizzato in Italia. Infatti, come rilevato anche dalla Corte dei Conti, il contratto stipulato tra il ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali e la Novartis Vaccines and Diagnostics srl presenta aspetti che richiedono importanti chiarimenti:
– contiene condizioni che “vanificano a favore della Novartis” (le parole fra virgolette sono della Corte dei Conti) tutti i vincoli contrattuali;
– non impone alcuna penalità in caso di mancata consegna dei vaccini o in caso di violazioni di disposizioni essenziali da parte della Novartis;
– prevede garanzie a carico del ministero non bilanciate rispetto a quelle a carico della Novartis (l’osservazione è sempre della Corte dei conti);
– manca di adeguate valutazioni tecniche circa la congruità dei prezzi;
– il ministero s’impegna a risarcire alla Novartis, senza alcun limite, né monetario, né temporale, tutte le perdite derivanti da danni causati dal vaccino a persone e/o cose, con la sola eccezione di quelli legati a difetti di fabbricazione.
Il Ministero si accolla quindi tutti i rischi connessi a eventuali reazioni avverse, effetti collaterali o qualunque altra conseguenza, comprese quelle imprevedibili, derivante dall’uso del vaccino. Un’assunzione totale di responsabilità da parte della pubblica amministrazione che esonera completamente la Novartis. Una clausola che non può non sollevare perplessità.
Con notizia Ansa del 13 gennaio 2010 apprendiamo che durante un incontro, a Roma, con i ‘camici bianchi’, organizzato dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici, per l’avvio del seminario di informazione e formazione sui vaccini e le vaccinazioni, il Ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha sottolineato che: “l’Italia è il Paese del Gshi (Global healt security iniziative, che comprende tutti i Paesi del G7 meno la Russia più il Messico) con le scorte più basse” e “Il 10% andrà all’Organizzazione mondiale della sanità”, ha annunciato, precisando che l’Oms potrà ridistribuirli ai Paesi poveri”; proprio come aveva già dichiarato in una seduta della Camera il 17 dicembre 2009.
Nel frattempo il Centers for Deasese Control and Prevention (CDC) fa sapere che un nuovo virus dell’influenza A ha fatto il cosiddetto ‘’salto di specie”. È nato nei maiali ed è diventato contagioso per l’uomo; è del tipo H3N2, ma sembra essere molto meno aggressivo del suo ‘parente’ H1N1. «È un fatto ‘naturale’ che virus nati negli animali diventino contagiosi per l’uomo, ma proprio per questo l’attività di sorveglianza non va assolutamente rallentata», ha detto la virologa Ilaria Capua, dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie.
A valle di tutte queste polemiche andrebbe forse concentrata l’attenzione non tanto al numero di vaccini in esubero, quanto a una campagna vaccinale che non è stata ben pianificata e non ha tenuto conto di che veramente era colpito in maniera grave dal virus; i soggetti a rischio, infatti, anche oltralpe e negli altri continenti, non sono stati gli anziani, ma i giovani tra i 18 e i 49 anni.
Forse vaccinando chi realmente ne aveva bisogno si potevano evitare delle morti così premature.
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