A Castel Gandolfo il Crocefisso deve essere esposto nell'aula consiliare
La Costituzione della Repubblica Italiana, pur assicurando all’articolo 8 pari libertà a tutte le confessioni religiose non prescrive alcun divieto all’esposizione nei pubblici uffici di un simbolo che, come quello del Crocefisso, per i principi che evoca e dei quali si è già detto, fa parte del patrimonio storico ed è emblema del rispetto di tutti coloro che sono accolti nelle nostre realtà civili e democratiche.
Pur nel rispetto della piena laicità del Consiglio e dei Cittadini, con la mozione si è inteso quindi affermare che il Crocefisso va esposto nelle scuole e negli uffici pubblici, come simbolo della Nazione, accanto al ritratto del Presidente della Repubblica simbolo dello Stato.
D’altronde la storia della nostra Nazione e più in particolare quella di Castel Gandolfo (residenza estiva del Papa), è legata storicamente, geograficamente e culturalmente alla religione Cristiana in generale e Cattolica in particolare.
Molti uomini di cultura anche laici, come Benedetto Croce hanno posto in evidenza come nessun italiano possa dire “io non sono Cristiano” proprio perché la cultura cristiana pervade la nostra nazione e il patrimonio di conoscenze italiano in maniera indipendente dal credo religioso in sé.
L’Italia poi, al pari di altre nazioni, ha cercato di far introdurre nella Costituzione Europea il riferimento alle “radici Cristiane” nel preambolo della stessa.
Il Consigliere ha poi argomentato nella sua mozione che anche il Consiglio di Stato con una Sentenza del 2006 (la numero 556 del 13 febbraio ndr) ha affermato che il Crocefisso deve restare nelle aule scolastiche perché è un simbolo idoneo ad esprimere l’elevato fondamento dei valori civili che hanno un’origine religiosa, ma che sono poi valori che delineano la laicità nell’attuale ordinamento dello Stato. Questo principio non può non essere applicato anche nelle aule consiliari.
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