A CAMILLA ANCILOTTO IL PREMIO “MUSEO DEL GIOCATTOLO”
L’OPERA “AB OVO” DELL’ARTISTA ROMANA A PALAZZO ROSPIGLIOSI DI ZAGAROLO
Ab Ovo, l’opera dell’artista romana Camilla Ancilotto vince il premio “Museo del Giocattolo” distinguendosi in occasione del concorso internazionale d’arte contemporanea giunto alla sua quinta edizione, che si è tenuto nelle grandi sale affrescate del cinquecentesco Palazzo Rospigliosi di Zagarolo, ridente cittadina laziale a due passi dalla Capitale.
Il Premio – patrocinato dal Consiglio Regionale del Lazio e dal Comune di Zagarolo – è nato con l’obiettivo di rafforzare l’intero sistema architettonico culturale che a Sud di Roma annovera straordinari esempi del patrimonio nazionale.
Dall’idea di Francesco Zero – curatore del riconoscimento – la manifestazione è una grande opportunità di espressione per artisti italiani e internazionali: un invito a trasformare la loro ispirazione in quel giocattolo universale che segna indelebilmente la memoria, la crescita, la storia di ogni uomo.
Zero è scultore, responsabile delle Arti Visive, e già Direttore del grande Museo Demoantropologico del Giocattolo, che ha sede nel Palazzo Rospigliosi; ha costituito intorno a sé un prestigioso gruppo di artisti, critici e galleristi che compongono la Commissione Artistica del Concorso presieduta dal Maestro d’Arte Ennio Calabria, protagonista della storia dell’arte contemporanea, la commissione giudicatrice è composta da Carla Mazzoni, gallerista e critica d’arte, Pino Purificato, gallerista e critico d’arte, Serena Borghesani, Direttrice del Museo del Giocattolo, Ida Mitrano, storica e critica d’arte.
Ab Ovo (130 x 100 cm in materiale poliuretano policromo) è un’installazione interattiva che presenta in modo del tutto innovativo e originale l’antico rompicapo cinese del Tangram, ovvero “Le sette pietre della saggezza”.
“La variante da me proposta rispetto al gioco originale di struttura quadrata” – ha spiegato l’artista durante la cerimonia– “ è quella del Tangram ovale, che con i suoi lati arrotondati permette di realizzare forme più organiche. Scomposti e ricomposti, i nove solidi dalla vivace cromia restituiscono immagini e suggestioni che trovano un allegorico riscontro con la realtà dei nostri giorni. Le figure del Tangram, nella loro geometrica essenzialità, stimolano la percezione visiva del fruitore il quale, irrompendo nel flusso creativo dell’opera, produce figurazioni altre attraverso il gioco, in perfetta sintonia con il tema del concorso. Il carattere prettamente fisico e coinvolgente dell’installazione – performance in fieri agli antipodi rispetto alle tecnologie virtuali alienanti che la nostra era digitale impone nello scenario artistico contemporaneo – e la marcata versatilità dell’opera sono decisa esortazione per il pubblico di tutte le età a mettersi in gioco e porre a confronto la propria ricettività con la sensibilità dell’artista, al fine di condividere quel repertorio di immagini archetipiche che sono sempre racconto e testimonianza di un vissuto sia individuale che universale”.
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