8 settembre 1943
L’8 settembre è una data fatidica per Frascati e dintorni, ogni nonno che si rispetti ha raccontato ai nipotini del bombardamento che in quel giorno ha portato tanti lutti ai Castelli Romani. Si tratta di un evento che è stato sviscerato dagli storici locali in lungo e in largo e poco di nuovo c’è da dire, tranne che rinnovare il dolore per i tanti morti. Ma quel giorno fu l’inizio della fine dell’atavica presenza italiana nell’Adriatico Orientale, una Caporetto interminabile per i soldati italiani e un dolore insostenibile per le popolazioni autoctone locali.
Dopo l’8 settembre in Istria cominciarono gli infoibamenti, ormai anche questi ben noti dopo i tanti servizi della RAI e di tutti coloro che si sono prodigati per far conoscere finalmente al popolo italiano quale delitto era, all’epoca, essere italiani, e non fascisti, ma semplicemente contrari all’insediamento da padroni degli Slavi in quei territori. Oddone Talpo ha riportato nei suoi volumi, in cui ha raccolto i documenti conservati dalle istituzioni militari italiane, il dramma delle città dalmate sottoposte ad una situazione insostenibile: da una parte l’esercito regolare tedesco, dall’altra i partigiani titini comunisti. Entrambe queste forze militari tendevano all’eliminazione dell’autorità italiana e i civili ne subivano le conseguenze. Fino allora la guerra era stata una cosa tra ‘soldati’, le famiglie delle cittadine sul mare non avevano subito grandi restrizioni, tranne la chiamata alle armi dei figli maschi inviati, perlopiù, a combattere in Africa. Da quel momento, invece, si instaurò il regime del terrore, regime che non terminò neanche dopo la fine della guerra perché la mattanza continuò ancora per parecchi anni. Si discute tra gli storici su quale data porre come fine, ufficialmente, dell’esodo degli italiani (di tutte le religioni, di tutte le idee politiche, di tutti i possibili mestieri). C’è chi dice, addirittura, che non è mai finito, anche se non può essere più chiamato esodo ma emigrazione e, ora, per ragioni economiche. Possiamo ricordare un episodio in cui il comandante di carabinieri della città di Zara, Terranova, fedele al re, prese contatti con i partigiani quando voleva porre fine all’occupazione della Dalmazia da parte dell’esercito tedesco, nell’autunno del ’44. Era convinto di poter collaborare con loro, perché “stavano dalla stessa parte”, contro i tedeschi, in quel momento. Ma egli osò dichiarare Zara ancora terra italiana, alzando la bandiera tricolore, e per questo grave delitto i titini lo presero e lo fecero scomparire, oltretutto inserendolo nell’elenco dei criminali di guerra, mentre era sempre stato un uomo la cui virtù era sicuramente ineccepibile. Ebbe solo il difetto di non capire che i titini non erano dalla parte degli Italiani, dopo l’8 settembre. Se per un punto Martin prese la cappa, per questo Terranova ha perso la vita. Non dimentichiamolo. E tutto partì l’8 settembre, data infausta per noi. Molto infausta.
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