8 marzo a scuola. Incontro tra generazioni
Questo mese voglio farvi partecipi di una storia non dall'”altro mondo” e non perché non ci siano notizie interessanti o curiose da narrare; ma perché mentre ampliamo lo sguardo da un continente all’altro, dobbiamo continuare a vedere e capire quello che ci accade accanto. L’Associazione Lares et Urbs, con sede a Monte Compatri, ogni anno, da qualche anno, organizza presso le scuole medie dei castelli romani degli incontri con i ragazzi. Gli argomenti sono scelti con i professori che seguono un percorso logico formativo a seconda dell’età degli scolari e del programma che trattano nel corso dell’anno scolastico; gli incontri con l’associazione vogliono ampliare il “discorso”, trovando nuovi e diversi spunti per “vedere” il tema prescelto da tanti punti di vista.
Quest’anno all’Istituto Comprensivo “P. Borsellino” di M.Compatri si è parlato de “Il cammino della libertà”. Si è partiti dal concetto di libertà che non è un concetto statico, immutato nel tempo, ma fotografa un periodo storico con la sua cultura, nell’accezione più ampia del termine. Quindi storia del concetto di libertà dalle origini fino ai nostri giorni, quando dopo la IIª guerra mondiale e 60 milioni di morti, si cambia completamente prospettiva con la Dichiarazione dei Diritti umani, ma ancora un anno prima con la nostra Costituzione; l’Uomo diventa il soggetto principale e nell’ambito della politica dello Stato diventa importante come l’uomo, il cittadino vivano all’interno dello Stato. Il tutto corredato da foto, rubate ad amici, fotografi famosi, agenzie, parenti…che forse più di tanti discorsi hanno aperto lo sguardo su di un “nuovo mondo” a molti ragazzi. Si è parlato di quello che la Costituzione italiana prevede per i cittadini, scegliendo concetti come democrazia rappresentativa, diritti/doveri, uguaglianza, pari opportunità, differenze e disparità, sottolineando anche le discrepanze che ancora esistono tra le “carte”, le “norme” e la realtà, allargando poi il discorso anche al resto del pianeta. Così con i ragazzi più grandi si è aperto un confronto sulle disuguaglianze tra uomini e donne, (in Italia per esempio nell’ambito del lavoro), e sulla condizione della donna in tutto il mondo. È nata l’idea di festeggiare l’8 marzo, Giornata internazionale della donna, dando voce ai ragazzi di seconda media. Aula Magna, 8 marzo 2013, entrano gli alunni della frazione di Laghetto e della sede centrale. Molti hanno in mano dei fogli, solita atmosfera allegra di quando ci sono ragazzi, ma questa volta sono loro i protagonisti e quindi mi sembra siano più “consapevoli”. Cominciamo, tanto per rompere il ghiaccio, a proiettare delle foto: art. 3 della nostra Costituzione che esalta la persona, i suoi diritti e la sua dignità; art. 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo che ci dice in pratica che la nostra libertà (di essere umano) è una condizione iniziale, segue poi “Queste immagini, però, offendono la donna”: donne in burqa accanto ad un bambino in pantaloncini corti e maglietta a mezze maniche (quindi fa caldo in quel momento, come giustamente notano i ragazzi); foto di un negozio appena inaugurato a Bologna che per farsi pubblicità mette delle donne in vetrina; bella donna (ovvio!), svestita, accanto ad una macchina; bambina che abbandona una bambola per caricarsi una pila di mattoni sulla schiena; un’altra che cuce un pallone di cuoio e ancora un’altra che lavora ad un telaio, che vive in una discarica, che si lava sotto una fontanella, che si esercita con un fucile, che vestita da sposa tiene per mano (o è tenuta per mano?) un signore di 40 anni più grande (perché facendo leva su una tradizione religiosa non scritta da alcuna parte, si maschera la pedofilia, lo sfruttamento sessuale e l’ignoranza); e ancora volti sfigurati in nome dell’amore e manifesti della “carta per le pari opportunità” o una pubblicità norvegese che dichiara che con meno del 40% di donne nel CdA, le aziende dovranno chiudere (dimostrazione che nonostante le dichiarazioni, le carte, le norme, la parità, l’uguaglianza ancora non c’è). Poi la parola ai ragazzi che hanno letto alcuni pensieri nati da discussioni in classe; i temi svolti da due ragazze. di cui purtroppo ancora non abbiamo una copia per riportarne le frasi più significative; due poesie, di cui una in dialetto romanesco pubblicata integralmente nella rubrica “poesia” in questo stesso numero. Infine una discussione libera raccontando le impressioni sulle foto viste; molto bello che tanti ragazzi abbiano superato l’emozione naturale di dover parlare in pubblico, ad un microfono, a voce alta, con osservazioni magari contrastanti o criticabili da altri. A dimostrazione del buon lavoro che evidentemente svolgono i professori e non solo gli insegnanti di lettere. Quello che ha colpito me, invece (ma appartengo a tante generazioni fa….) è che le immagini delle donne in vetrina o della “bonazza” accanto alla macchina non hanno colpito assolutamente le ragazze, tanto sono ormai assuefatte a questo tipo di immagini, grazie anche ad un sistema televisivo che da più di 20 anni insegue l’audience, dimenticandosi del ruolo che la stessa televisione ha avuto, per esempio, nella diffusione della lingua italiana (il maestro Manzi e la sua trasmissione “Non è mai troppo tardi”). E’ difficile comprendere per le giovani d’oggi che la mentalità che associa la macchina alla bella donna è identica (seppur in un contesto di civiltà diverso) a quello che obbliga la donna a portare il burqa. Comunque tutti d’accordo sull’importanza della scuola perché solo attraverso la cultura si potranno avere gli strumenti per pensare, per migliorarsi, per progredire e in molti casi, ancora troppi diffusi nel mondo, avere la forza, la speranza ed il coraggio per uscire dal campo di concentramento nel quale ci si trova per interesse di quei trafficanti di esseri umani che per gli scopi più bassi e in nome del dio denaro….. e dunque “ragazzi + insegnante = speranza infinita”. È un buon punto di partenza, secondo me!
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