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ProjectB10th

ProjectB10th
Agosto 28
16:34 2016

La foto: Keith Tyson, Contessa, 2015, mixed media on aluminium, 57,8×47,8 cm

ProjectB10th
29 settembre – 18 novembre 2016
Via Pietro Maroncelli, 7 – 20154 Milano
Inaugurazione: mercoledì 28 settembre 2016 dalle 19.00 alle 21.00
Tom Anholt, Jake And Dinos Chapman, Ivan De Menis, Martin Eder, Dionsio
Gonzalez, Noemie Goudal, Zhang Huan, Annie Morris, Keith Tyson,
Hugo Wilson, Caroline Walker, Marc Quinn

In occasione dei dieci anni dell’apertura della galleria, nel 2006, ProjectB è felice di
presentare una mostra collettiva che raccoglie dodici artisti tra i più significativi della sua
storia, rappresentati, oggi, attraverso la loro produzione attuale.
Una ventina di opere di Tom Anholt, Jake And Dinos Chapman, Ivan De Menis, Martin
Eder, Dionsio Gonzalez, Noémie Goudal, Zhang Huan, Annie Morris, Keith Tyson, Hugo
Wilson, Caroline Walker e Marc Quinn – tra pittura, scultura e fotografia contemporanea –
raccontano il percorso della galleria e dei suoi dieci anni di attività: ricerca, tecnica e
interazione con lo spazio espositivo sono i temi che ne hanno guidato le scelte, sviluppati
attraverso l’alternanza di artisti affermati ed emergenti, Italiano o stranieri.
Con un nuovo cabinet di Jake & Dinos Chapman, e le opere di Marc Quinn e Keith Tyson,
la prima sala riflette il percorso dei primi anni della galleria, nata a Milano nel 2006
dall’idea di Emanuele Bonomi di portare in Italia gli interpreti della Young British Art. Un
lavoro che si è poi velocemente espanso verso altre aree geografiche, dalla Spagna, in
Iran fino alla Cina – attraverso due mostre dedicate all’Ash Painting di Zhang Huan – con
l’intento di divulgare il lavoro di artisti già noti nei loro paesi ma ancora poco conosciuti a
livello internazionale, come nel caso dell’opera fotografica di Dionisio Gonzalez.
La galleria ha sempre riservato un grande spazio all’osservatorio sulle nuove generazioni,
diretto da Carlotta Loverini, pensato per mettere in luce il lavoro di giovani artisti e curatori
europei: ne sono esempio la recente mostra del pittore Inglese Tom Anholt o la prima
personale in Italia della fotografa francese Noémie Goudal. Mostre che hanno, spesso,
segnato l’inizio di un lungo percorso e di interessanti dibattiti, come quello sull’uso del
colore evidente nel lavoro di Ivan de Menis e Annie Morris, raccontati in questa
occasione dalle opere esposte nella seconda sala, tra cui i dipinti di Hugo Wilson e della
pittrice scozzese Caroline Walker a cui la galleria dedicherà l’anno prossimo la terza
personale in Italia.

Gli Artisti
I dipinti di Tom Anholt sono densi di riferimenti a cavallo tra arte islamica e medievale,
dove è evidente il processo di stratificazione storica, artistica e personale dell’autore, nato
a Londra, da madre Irlandese e padre Persiano. Le sue opere sono una narrazione in cui
resta evidente il percorso – sabbiature, tagli – ma anche errori per uno stile difficilmente
inquadrabile tra il gotico e l’espressionismo.

I fratelli Jake and Dinos Chapman si esprimono con forme artistiche diverse: disegno,
acquaforte, pittura, scultura e installazioni a grandezza naturale. Attraverso il versatile e
virtuoso utilizzo di medium differenti e riferimenti alla storia dell’arte, i loro lavori descrivono
un universo di tortura, violenza, orrore, sesso e manipolazione genetica. Un mondo in cui
lo spettatore diventa un voyeur che assiste pietrificato a uno scenario che si fa beffe di
qualsiasi accenno di sentimentalismo e fa capire che, sì, è possibile estetizzare l’orrore.

L’alfabeto personale di Ivan de Menis “Tessere” “Rette” “Tondi” e “Compressioni”
plasmato con colore e resina, ricerca una particolare sensibilità pittorica del colore che
richiama alla pittura tonale veneta, testimoniando il forte legame dell’artista con le sue
origini. Lavori che nascono da graduali stesure tono su tono del colore che diventa con il
volume e il taglio scultoreo, il fondamento dell’opera. Chiuse in gabbie di plexiglas e
polistirolo, dove viene colata la resina, e “liberate” dopo la solidificazione, le opere
acquistano lentamente volume, in un’operazione di apertura e chiusura verso l’esterno
che l’artista ripete quasi all’infinito per cristallizzare lo scorrere del tempo a ogni
stratificazione; un processo che si interrompe veramente solo con la collocazione finale
dell’opera nello spazio.

Le immagini di Dionisio Gonzales vogliono essere un punto d’incontro tra fotografia e
architettura. L’artista stampa in c-print sovrapponendo digitalmente allo scatto reale di un
luogo, un progetto architettonico virtuale intimamente connesso. Il luogo scelto ha
sempre un rapporto particolare con l’architettura, come Venezia, il cui progetto nasce
dall’analisi delle costruzioni proposte per la città dai più grandi architetti del ‘900 e mai
realizzate: un omaggio postumo a quei tentativi di cambiare l’aspetto di un luogo
invariato da secoli che non videro mai la luce. Gli scatti a Halong Bay in Vietnam, le
favelas di Rio de Janeiro o il progetto su Dauphin Island – un’isola negli Stati Uniti
d’America devastata da note catastrofi – raccontano il paradosso di comunità che si
stabiliscono in luoghi in continua ricostruzione.

Le opere di Noémie Goudal indagano il modo in cui guardiamo l’immagine attraverso
installazioni, video, scultura e soprattutto fotografia. La figura dell’artista che agisce
attraverso queste pratiche per trasformare l’oggetto fotografato nell’immagine che
diventa “opera d’arte” è fondamentale. Il suo gesto poetico esplora il rapporto tra il
corpo, come mezzo per calibrare il proprio lavoro, e la struttura dell’immagine, come
strumento per riconoscere l’intervento artistico. Noemie Goudal interviene sul territorio
inserendo grandi sfondi di carta volutamente riconoscibili, li sovrappone al paesaggio per
creare un’immagine che si colloca sulla linea di confine della realtà, senza mai
abbandonarla veramente. Lo spettatore si trova così a guardare l’immagine da un punto
di vista in bilico tra finzione e immaginazione.

Gli Un-natural portraits di Keith Tyson sono una combinazione del processo dei Nature
Painting –
applicato su dipinti a olio su alluminio, con colori successivamente lasciati
liberamente reagire agli acidi – ispirati alle immagini di vecchi album scolastici. I soggetti
sono neo-laureati sul punto di fare la loro comparsa nel mondo e diventare dei membri
attivi della società in cui vivono, in una maniera ancora tutta da definire. L’idea di
un’identità formata dalle leggi della fisica, dalla struttura socio/economica e
dall’educazione rappresenta tutti livelli di significato insiti nel ritratto.

Gli Ash Paintings di Zhang Huan sono opere cariche di spiritualità – essendo il buddismo
parte importante della vita dell’artista – realizzate con la cenere, percepita non come un
semplice materiale, ma come una sorta di anima, memoria e benedizione collettiva. La
tecnica è minuziosa: l’artista raccoglie la cenere presa da decine di templi della regione
di Jiangsu-Zhejiang e la suddivide per colore e granulometria, cospargendo la superficie
fino a ottenere l’immagine desiderata che poi fissa su tela di lino.

Il pigmento puro che compone le sculture di Annie Morris è il colore mantenuto vivo nella
sua forma più grezza: ‘Stacks of Joy’ letteralmente metafore di pura gioia, “palloni”
impilati, fusi in bronzo o plasmati con gesso e sabbia densamente colorati che sfidano la
legge di gravità ascendendo verso il cielo. Nate “dall’impossibilità” di impilarle, le sculture
contengono una nota infantile ma allo stesso tempo delicata, quasi una maniera di
dipingere in cui le palle colorate sono la sua pennellata.

La ricerca artistica di Hugo Wilson si muove attorno a temi scientifici e riferimenti storicomitologici
che non possono prescindere da domande etico-filosofiche e religiose, come
l’evoluzione biologica e le manipolazioni genetiche. Un’analisi del bisogno umano
d’ideologie dove i lavori in mostra sono continue decostruzioni di sistemi ideologici che si
dissolvono in una pennellata a olio o nella matericità delle sculture di terracotta.

La pittura di Caroline Walker discende da quella storia dell’arte, del rapporto tra modello
e artista, pittore e nudo, riportati in una scenografia contemporanea. Opere che,
attraverso il corpo della donna, punto di partenza della produzione artistica, con
pennellate veloci, dipingono ambienti interni o esterni ricchi di superfici, riflessi e distorsioni,
attraendo con forza lo sguardo dell’osservatore per l’uso del colore e la dinamica della
composizione.

Il lavoro di Marc Quinn, esponente degli Young British Artists, è spesso un’espressione
contemporanea, realizzata con tecniche etrogenee, dell’antico tema del ritratto. Tra le
sue opere più conosciute ci sono infatti la scultura dell’amica focomelica incinta Alison
Lapper, installata a Trafalagr Square, e “Self”, la scultura-autoritratto dell’artista realizzata
con il suo sangue.

ProjectB è una galleria Italiana dedicata a pittura, scultura e fotografia contemporanea
nata a Milano nel 2006 dall’idea di Emanuele Bonomi di portare in Italia gli interpreti della
British Art e di divulgare il lavoro di artisti già noti nei loro paesi, ma ancora poco
conosciuti a livello internazionale. La ricerca, la tecnica e l’interazione con lo spazio
espositivo sono i temi che hanno guidato la storia delle mostre della galleria, sviluppati
attraverso l’alternanza di artisti affermati ed emergenti, dove l’opera d’arte offre
spontaneamente gli orientamenti visivi che incoraggiano una più approfondita analisi
dell’osservatore.
ProjectB ha portato in Italia, tra gli altri, il lavoro di Keith Tyson (2008), l’opera museale
Unhappy Feet di Jake&Dinos Chapman (2010) e gli Ash Paintings di Zhang Huan, a cui il
PAC di Milano ha poi dedicato un’importante retrospettiva (2010).
La galleria ha sempre riservato un grande spazio all’osservatorio sulle nuove generazioni,
diretto da Carlotta Loverini, per mettere in luce il lavoro di giovani artisti Europei tra cui la
recente mostra di Tom Anholt, la prima personale dell’artista inglese Hugo Wilson, della
pittrice scozzese Caroline Walker e della fotografa francese Noémie Goudal.
Dopo sette anni nello storico palazzo di via Borgonuovo, la galleria si è trasferita nel 2012
in un nuovo spazio, interamente ripensato, nell’emergente quartiere culturale di via
Maroncelli. Il progetto di Ar.ch.it riflette lo spirito del nostro tempo con un velato stile hitech,
il cui elemento centrale è il flusso tra i diversi spazi espositivi attraverso un sistema di
coni ottici. Gli elementi in ferro originari sono stati riconvertiti ed espansi all’interno dello
spazio illuminato da un rivoluzionario sistema di luci realizzato per ProjectB in
collaborazione con il light designer Alberto Pasetti.
Nel segno di un continuo confronto, di artisti Italiani e stranieri più o meno noti al grande
pubblico, la galleria continuerà l’anno prossimo con un programma di mostre che
includono l’artista Tedesco Martin Eder, la terza mostra personale in galleria della pittrice
Caroline Walker, Keith Tyson, e la nuova serie di fotografie di Dionisio Gonzalez.

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