La Regione Lazio non attuando la L.R. n.14/2005 mette a rischio parte della popolazione di contrarre il tumore polmonare a causa della radioattività naturale.
Non sta a noi fornire possibili soluzioni data la presenza di tanti dirigenti regionali e delle Asl che vivendo con i soldi della popolazione dovrebbero utilizzare il loro tempo a servizio di chi li paga. Le chiediamo di intervenire per recuperare il tempo invano trascorso in modo da non mettere a rischio di contrarre il tumore polmonare da parte dei dipendenti sopra richiamati (comunali e scolastici) e dei bambini che frequentano i plessi. Per far ciò è sufficiente far applicare la legge nazionale vigente e dare attuazione alla susseguente normativa regionale.
Questo, l’ultimo periodo della esposizione inviata dalla nostra associazione al presidente della Regione Lazio, ed alla quale da un mese attendiamo un democratico e civile riscontro.
In sintesi:
- a) il Radon, gas radioattivo, è nella stessa classe di rischio del fumo di sigaretta;
- b) nel 1990 l’Euratom, in materia di tutela della Popolazione contro l’esposizione da Radon in ambienti chiusi, pubblicava la raccomandazione n. 143, con la quale indica i valori soglia – 200 Bq/m3, per le nuove abitazioni e di 400 Bq/m3 , per quelle esistenti – oltre i quali è opportuno intraprendere azioni di rimedio;
- c) nel 2000 viene pubblicato il dlgs n.241 in materia di radiazioni ionizzanti, che tra l’altro fissa in 500 Bq/mc il valore soglia per gli ambienti di lavoro e per gli edifici pubblici;
- d) nel 2002 l’Istituto Superiore della Sanità approva il Piano Nazionale anti Radon.
- e) nel 2008 viene pubblicata la raccomandazione del sottocomitato scientifico per la riduzione del rischio del tumore polmonare in Italia, con la quale si sottolinea la necessità di introdurre: sia negli strumenti urbanistici e nei regolamenti edilizi comunali la prescrizione di adottare accorgimenti costruttivi finalizzati alla riduzione dell’ingresso di radon per i nuovi fabbricati; sia per quegli edifici esistenti soggetti a lavori di ristrutturazione o manutenzione straordinaria che coinvolgano in modo significativo le parti a contatto con il terreno (attacco a terra);
- f) mentre la concentrazione media di radioattività in Italia è pari a 70 Bq/mc, il Lazio vanta il valore di concentrazione più alto tra le Regioni;
- g) nel 2013, l’Arpa Lazio pubblica i valore minimi, medi e massimi delle concentrazioni di radioattività rilevate nei fabbricati dei comuni laziali, ottenendo che in 159 comuni è stato rilevato un valore di concentrazione massima che supera i 300 Bq/mc, mentre in 59 il valore massimo supera il limite nazionale;
- h) nel 2014 viene pubblicata la direttiva europea n. 59 con la quale tra l’altro viene fissato per tutte le nazioni il valore il nuovo valore massimo di concentrazione della radioattività pari a 300 Bq/mc, sia per gli ambienti di lavoro che in quelli di vita, quali le abitazioni, Scuole, Teatri etc
Questa la normativa. La mancata approvazione del Piano regionale ed il riflesso sugli strumenti urbanistico/edilizi, favorisce sia l’ignoranza da parte delle amministrazioni locali del rischio cui possono essere assoggettate le popolazioni, sia l’azione di informazione e di prevenzione sanitaria.
il portavoce dell’associazione: Corrado Colizza
p.s. Nell’anno in corso è stato approvato il decreto legislativo che obbliga le Regioni a
programmare le misurazioni di radioattività nelle acque ad uso potabile
gruppopresenzamgg@yahoo.it corrado.colizza@legalmail.it 3479026427
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