5G E SALUTE – COSA C’E’ DA SAPERE
Ripartiamo dal Documento “Sulle nuove tecnologie nelle Telecomunicazioni, con particolare riguardo alla transizione verso il 5G e alla gestione dei Big Data” approvato all’unanimità da tutte le forze politiche dopo oltre 50 audizioni di esperti e rilasciato dalla Commissione Trasporti e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati nella seduta del 9 luglio 2020.
Nel corso dell’indagine conoscitiva è stata dedicata particolare attenzione al tema dell’esposizione alle onde elettromagnetiche e dei possibili rischi per la salute, con particolare riferimento ai limiti delle emissioni elettromagnetiche previsti dalla normativa vigente. A conclusione dell’indagine conoscitiva, la Commissione raccomanda che gli studi sui possibili effetti nocivi delle onde elettromacnetiche debbano continuare e che, più in generale, occorre richiamare l’attenzione sulla necessità di una corretta informazione della popolazione, che, in assenza di dati chiari, semplici e precisi relativi alle conoscenze scientifiche sulle emissioni elettromagnetiche, è soggetta a campagne inutilmente allarmistiche che diffondono dati confusi, spesso infondati, ed in alcuni casi vere e proprie fake news.
Ma quali sono gli studi e le attività sperimentali in essere, contro la “Pandemia della falsa scienza” che si è scatenata sul tema 5G? Tante sono state e sono le iniziative sul tema 5G. Anche alcuni media locali se ne sono occupati con resoconti e interviste a qualche esperto di peso. Recentemente Massimiliano Di Marco ha fatto un ottimo stato dell’arte per Digital Day.it: https://www.dday.it/redazione/35550/antenne-5g-italia-virus-scienza-salute
Di seguito una breve elencazione di alcuni Rapporti scientifici, con preghiera di approfondimento da parte dei più scettici.
Nel Rapporto “Radiazioni a radiofrequenze e tumori: sintesi delle evidenze scientifiche” (scaricabile da http://old.iss.it/binary/publ/cont/19_11_web.pdf ) l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha evidenziato che “i dati disponibili non fanno ipotizzare particolari problemi per la salute della popolazione connessi all’introduzione del 5G“. Questa valutazione è coerente con quella dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), secondo cui “ad oggi, dopo molte ricerche, non è stato accertato alcun legame di causazione tra l’esposizione alle tecnologie wireless e danni alla salute” ( https://www.who.int/news-room/q-a-detail/5g-mobile-networks-and-health ). Sul tema specifico delle frequenze, Alessandro Polichetti dell’ISS ha chiarito che “quelle usate dal 5G appartengono comunque all’intervallo delle radiofrequenze, i cui meccanismi di interazione con il corpo umano sono ben compresi, e i limiti di esposizione internazionali (e a maggior ragione i più cautelativi limiti italiani) consentono di prevenire totalmente gli effetti noti dei campi elettromagnetici anche a queste frequenze.” ( https://www.iss.it/primo-piano/-/asset_publisher/o4oGR9qmvUz9/content/id/5355363 ).
Agli autorevoli pareri dell’ISS e dell’OMS, si aggiunge quello della Commissione Internazionale per la Protezione delle Radiazioni non Ionizzanti (ICNIRP) dell’Unione Europea, a cui spetta l’onere di stabilire le linee guida per le emissioni dei campi elettromagnetici in Europa. La Commissione ha stabilito che l’installazione delle antenne 5G “non influenzerà in maniera apprezzabile le esposizioni e le prime misurazioni suggeriscono che l’esposizione dalle antenne 5G sarà approssimativamente simile a quella delle antenne 3G e 4G” ( https://www.icnirp.org/en/applications/5g/index.html ).
Molti dei dettrattori del 5G portano come prova della loro pericolosità lo studio dell’Istituto Ramazzini, asserendo che tale studio ha dimostrato che le onde elettromagnetiche provocano il cancro. No, non è così. La comunità scientifica internazionale ha accolto con grande scetticismo lo studio del Ramazzini, non riconoscendone la solidità scientifica: ( https://www.dday.it/redazione/33739/5g-cellulari-tumori-studio-istituto-ramazzini ). Oltre a tenere in considerazione quanto sopra, non basta uno studio a smentirne 100 contrari perché non è così che funziona la scienza. Alessandro Polichetti (ISS) chiarisce che “tali studi non hanno dimostrato che l’esposizione a Campi Elettromagnetici a Radiofrequenza abbia iniziato o promosso il cancro nei roditori, e pertanto sono coerenti con la letteratura scientifica più in generale“.
La Regione Lazio, il 4 Febbraio 2020 ha organizzato il Convegno “5G – Scegliamo il futuro in Comune” per confrontarsi sul tema 5G. Anche in quella occasione erano pochi quelli che oggi si dichiarano esperti di 5G. Fiorella Belpoggi, direttore scientifico dell’Istituto Ramazzini, pose la domanda “Le onde millimetriche costituiscono un potenziale pericolo per la salute ……. o no?”, alla quale oggi la Scienza non sa rispondere con certezza al 100%. Mario Frullone, direttore scientifico della Fondazione Ugo Bordoni, giustamente rispose con l’approccio che è tipico della Scienza: “Anche se nel tempo non è emersa alcuna prova riconosciuta di effetti causati da campi a radiofrequenza, la comunità scientifica non può escludere che tali effetti possano verificarsi in futuro. I dati delle istituzioni scientifiche e della comunità scientifica internazionale devono essere (e sono) continuamente analizzati e posti in discussione ma, al tempo stesso, allorché sono confermati dalle istituzioni stesse devono rappresentare per la collettività l’unico riferimento condiviso. In caso contrario, il dibattito scientifico non è più tale, ma diventa espressione di opinioni. Magari legittime, ma opinioni“.
Questo è il Metodo Scientifico. Confronto e discussione, ma sempre basata sui Dati e sulle evidenze scientifiche, che devono essere replicabili.
Durante gli ultimi mesi, forse anche a causa di frottole spaventose che correlavano la tecnologia 5G alla diffusione del Coronavirus, ci sono stati, purtroppo, circa 500 sindaci in Italia che hanno emesso atti volti a limitare la diffusione della tecnologia 5G sui loro territori. Sul tema si è espressa anche l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) che, riassumendo i pareri autorevoli delle massime cariche sanitarie internazionali e la normativa italiana, ha chiarito che non ci sono rischi per la salute collegati al 5G. Successivamente, il Decreto Legge Semplificazione, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 16 luglio, ha stabilito che i sindaci non potranno più impedire, per mezzo di ordinanze e altri provvedimenti, che le antenne 5G vengano installate sul loro territorio. In particolare, il nuovo articolo 8 specifica che i Comuni possono adottare un regolamento per assicurare “il corretto insediamento urbanistico e territoriale” ma non possono “introdurre limitazioni alla localizzazione in aree generalizzate del territorio di stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche di qualsiasi tipologia“.
Impegniamoci tutti “Contro la pandemia della falsa scienza“.
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