57° Festival Pontino di Musica 2021 Incontri Internazionali di Musica Contemporanea
Tre giorni di musica contemporanea per gli incontri internazionali del Festival Pontino dedicati alla musica d’oggi.
Dal 9 all’11 luglio, una tavola rotonda e tre concerti al Castello Caetani di Sermoneta con alcuni dei migliori interpreti ed ensemble della scena contemporanea.
Prime esecuzioni di Luis de Pablo, Ivan Vandor, Alessandro Solbiati affiancate alle novità assolute di giovani compositori
Sarà il Castello Caetani di Sermoneta, come ormai tradizione, ad accogliere le giornate degli Incontri Internazionali di Musica Contemporanea all’interno del Festival Pontino di Musica, giunto alla 57esima edizione. Dal 9 all’11 luglio, in programma una tavola rotonda e tre concerti con diverse prime esecuzioni fra cui quelle di Luis de Pablo, presidente onorario del Festival, Leone d’Oro alla Biennale di Venezia nel 2020, Alessandro Solbiati, docente di composizione da molti anni a Sermoneta, e Ivan Vandor, il cui Archivio è stato donato dallo stesso compositore al Campus appena un anno prima della scomparsa.
Venerdì 9 luglio il concerto (ore 21, Scuderie del Castello) sarà affidato al Syntax Ensemble formazione diretta da Pasquale Corrado nata nel 2018 e che raccoglie alcuni dei più importanti solisti italiani dediti al repertorio della musica d’oggi. Oltre alle due prime italiane di de Pablo – Pentimento (2013) e Fantasia ochentona (2017) entrambi per ensemble – il concerto propone altri recenti lavori di compositori di diversa nazionalità e generazione. Sono prime esecuzioni italiane, entrambe per voce e piccolo ensemble, …en el aire… del compositore messicano, naturalizzato italiano Javier Torres Maldonado (docente di musica elettronica al Conservatorio di Parma) e What Is the Word della compositrice e cantante polacca Agata Zubel fra le più promettenti musiciste del suo paese. Sono prime assolute invece i lavori di due allievi dei Corsi di Solbiati, Roberto Mongardini (Cosí filavano le Parche) e Giorgio Astrei (Machine Learning N. 2). Per quanto riguarda i due pezzi di de Pablo, lasciamo la parola allo stesso compositore che così li presenta: “Pentimento, del 2013, è un esercizio (dando a questa parola la sua accezione più nobile) in contrasto e sottigliezza. Formata da frammenti molto diversi che vanno dall’inudibile al violento, la forma sembrerà caleidoscopica, o meglio contraddittoria, con certi riflessi di autoironia”. E con autoironia de Pablo introduce al secondo pezzo in programma: “Fantasía ochentona richiede una spiegazione. In spagnolo le desinenze ‘-ón’ (maschile) e ‘-ona’ (femminile) sono accrescitivi molto comuni e contraddittori. Applicati all’età indicano gli anni di una persona in età avanzata. Per esempio, ‘sesenta’, ‘setenta’, ‘ochenta’ ecc. diventano ‘sesentón (-ona)’, ‘setentón (-ona)’, ‘ochentón (-ona)’ ecc. Se il soggetto è una fantasia (musicale), il risultato sarà ‘fantasía ochentona’… Nel caso in questione l’‘ochentón’ sono io, ottantacinquenne, e dunque la mia fantasia è ‘ochentona’. Come ho detto, queste desinenze sono leggermente equivoche: ironiche? burlone? affettuose?… Nel caso di un anziano, si sogliono applicare a chi, carico d’anni, desidera conservare ancora tracce della gioventù. Mi piacerebbe che la mia Fantasía, per quanto ‘ochentona’, non mostri rughe”.
Sabato10 luglio alle ore 16 la tavola rotonda sul tema “Generazioni: gli omaggi a Luis de Pablo, Ivan Vandor e l’attualità della musica d’arte contemporanea” con le testimonianze dei compositori e degli interpreti protagonisti del Festival di quest’anno. Alle ore 21 presso le Scuderie del Castello il concerto di Claude Delangle sassofonista fra i più celebri della scena contemporanea, anche lui docente a Sermoneta, che accompagnato al pianoforte da Odile Delangle presenta un programma che dall’Ottocento spazia ai giorni nostri, con la prima assoluta di …ruft uns! (2020) di Solbiati, commissione per il cinquantenario del Campus di Latina del 2020. Il pezzo sigla l’amicizia di lunga data fra il compositore italiano e il sassofonista francese, maturata negli anni durante i Corsi di Sermoneta e un incontro al Conservatorio di Parigi. “Il brano – racconta Solbiati – è stato scritto durante l’aprile 2020, quando tutti noi eravamo immersi nel cupo, inesorabile procedere della pandemia. Il titolo proviene dal corale bachiano Wachet auf, ruft uns die Stimme! (“Svegliatevi, ci chiama la voce!”) e vuole evocare la necessità di un risveglio (interiore) all’ascolto di una Voce. Il saxofono, vero e proprio ‘uccello profeta’, lancia un richiamo prolungato, acuto, insistito; la regione più oscura e magmatica fatica a riscuotersi e quando vi riesce, lo fa in modo affannato, ansioso, quasi senza meta, in una sorta di rondeau che incontrando varie piccole ‘deviazioni’ si agita sempre più fino a un vertiginoso climax”.
Il concerto conclusivo degli Incontri sarà domenica 11 luglio (ore 19.30, Scuderie del Castello), con Duccio e Vittorio Ceccanti violino e violoncello, Clara Ricucci clarinetto e Matteo Fossi al pianoforte. Un confronto fra passato e presente, che vedrà alternarsi Trii con pianoforte di Carl Reinecke (op. 38 n. 1) e Beethoven (“Gli spettri” op. 70 n. 1) a due prime assolute di Ivan Vandor, Meditativo (2019) e Quartetto con clarinetto (2020). Il primo brano di Vandor è una breve pagina per clarinetto, violino e violoncello, scritta con un fitto contrappunto delle parti. Il Quartetto con clarinetto ben esemplifica la maturità espressiva raggiunta da Vandor nella sua ultima stagione creativa. La trasformazione continua del materiale viene costantemente e sapientemente bilanciata da un’esigenza di unitarietà. Le strutture musicali sono plastiche, duttili, in continua espansione o contrazione, continuamente mutevoli e si affiancano per tipologie.
Il 57° Festival Pontino è sostenuto dal Ministero della Cultura e dalla Regione Lazio con il Fondo Unico 2021 sullo Spettacolo dal Vivo
Biglietti: 9 luglio € 10 intero – € 5 ridotto; 10, 11 luglio € 15 intero – € 10 ridotto.
Previste riduzioni per i possessori di Youth Card. Per ulteriori riduzioni seguire aggiornamenti sul sito della Fondazione. La direzione del Campus si riserva il diritto di apportare modifiche al programma del Festival per cause di forza maggiore.
Info:
Fondazione Campus Internazionale di Musica, Via Varsavia 31, 04100 Latina, tel. 329-7540544; www.campusmusica.it, info@campusmusica.it;
https://www.facebook.com/www.campusmusica.it
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57° FESTIVAL PONTINO DI MUSICA
Cori, Latina, Ninfa, Sermoneta
3 > 31 luglio 2021
INCONTRI INTERNAZIONALI DI MUSICA CONTEMPORANEA
Venerdì 9 luglio, ore 21
Sermoneta, Scuderie del Castello Caetani
SYNTAX ENSEMBLE
Pasquale Corrado, direttore
Javier Torres Maldonado …en el aire… (2002) per voce femminile e cinque esecutori*
Roberto Mongardini Cosí filavano le Parche (2020) per violino, violoncello e pf**
(Autore segnalato nel corso di composizione di Alessandro Solbiati)
Luis de Pablo Pentimento (2013) per flauto, clarinetto, pianoforte,
violino, viola e violoncello*
Giorgio Astrei Machine Learning N. 2 (2021) per flauto, clarinetto basso e pf**
(Autore segnalato nel corso di composizione di Alessandro Solbiati)
Agata Zubel What Is the Word (2012) per voce, flauto, violino,
violoncello, pianoforte, su testo di Samuel Beckett*
Luis de Pablo Fantasía ochentona (2017) per flauto, clarinetto, pianoforte,
violino, viola e violoncello*
* Prima esecuzione italiana – ** Prima esecuzione assoluta
Sabato 10 luglio, Sermoneta, Castello Caetani, ore 16
Tavola Rotonda
“Generazioni: gli omaggi a Luis de Pablo, Ivan Vandor e l’attualità della musica d’arte contemporanea nelle testimonianze dei compositori e degli interpreti protagonisti del Festival Pontino 2021”
Sabato 10 luglio, ore 21
Sermoneta, Scuderie del Castello Caetani
Claude Delangle, saxofono
Odile Delangle, pianoforte
Jules Demersseman Fantaisie sur un thème original
Florent Schmitt Légende
André Jolivet Fantaisie-Impromptu
Cyrille Lehn Sonate
Heitor Villa-Lobos Fantasia
Alessandro Solbiati … ruft uns! (2020) per saxofono soprano**
(Commissione di Claude e Odile Delangle per il Cinquantenario del Campus)
** Prima esecuzione assoluta
Domenica 11 luglio, ore 19.30
Sermoneta, Scuderie del Castello Caetani
Clara Riccucci, clarinetto
Duccio Ceccanti, violino
Vittorio Ceccanti, violoncello
Matteo Fossi, pianoforte
Carl Reinecke Trio in re maggiore op. 38 n. 1 per pianoforte, violino e violoncello
Ivan Vandor Meditativo (2019) per clarinetto, violino e violoncello**
Quartetto con clarinetto (2020) per clarinetto, violino,
violoncello e pianoforte**
Ludwig van Beethoven Trio in re maggiore op. 70 n. 1 “Gli spettri”
per pianoforte, violino e violoncello
* Prima esecuzione italiana – ** Prima esecuzione assoluta
Venerdì 9 luglio ore 21
Sermoneta, Scuderie del Castello Caetani
Javier Torres Maldonado …en el aire… (2002) per voce femminile e cinque esecutori*
Roberto Mongardini Cosí filavano le Parche (2020) per violino, violoncello e pf **
(Autore segnalato nel corso di composizione di Alessandro Solbiati)
Luis de Pablo Pentimento (2013) per flauto, clarinetto, pianoforte,
violino, viola e violoncello*
Giorgio Astrei Machine Learning N. 2 (2021) per flauto, clarinetto basso e pf **
(Autore segnalato nel corso di composizione di Alessandro Solbiati)
Agata Zubel What Is the Word (2012) per voce, flauto,
violino, violoncello, pianoforte. Testo di Samuel Beckett *
Luis de Pablo Fantasía ochentona (2017) per flauto, clarinetto,
pianoforte, violino, viola e violoncello *
Syntax Ensemble
Pasquale Corrado, direttore
Roberto Mongardini, Cosí filavano le Parche
Prende origine dalla mitologia romana e cerca di affrontare gli intrecci e i nodi ricavati dalla tessitura delle tre famose Parche, fino al taglio del filo della vita al momento stabilito. Il contatto tra i fili genera una serie di contaminazioni che porteranno a continue evoluzioni nel corso del brano.
(Roberto Mongardini)
Javier Torres Maldonado, …en el aire…
…en el aire… è forse uno dei miei brani che considero più personali poiché è stato composto nel periodo successivo alla morte di mia madre ed è infatti dedicato alla sua memoria. La composizione è suddivisa in due parti. Nella prima ho utilizzato, rielaborandolo, un testo del poeta messicano Octavio Paz, El colibrí, il quale contiene specifiche allusioni alla fugacità del volo di questo uccello – che per gli antichi americani scendeva proprio dal Paradiso – che in questo caso si trasformano in concreti riferimenti all’istante, alla fugacità della vita. Nella seconda parte ho isolato dei frammenti di un testo che uno dei mei fratelli ha scritto sempre in sua memoria – prendendo come riferimento lo stesso poema citato di Paz – e ho assegnato a ogni frase una situazione quasi madrigalistica particolare che alterna momenti di fioritura a una tendenza sempre più evidente a svuotare gli oggetti – sia nel loro andamento ritmico, sia nella loro densità – fino alla permanenza di una sola nota del pianoforte.
(Javier Torres Maldonado)
Luis de Pablo, Pentimento
Terminata il 26 aprile 2013, l’opera è un esercizio (dando a questa parola la sua accezione più nobile) in contrasto e sottigliezza. Formata da frammenti molto diversi che vanno dall’“inudibile” al violento, la forma sembrerà caleidoscopica, o meglio “contraddittoria”, con certi riflessi di autoironia. È dedicata al Plural Ensemble, al suo direttore Fabián Panisello e all’amico José Luis Turina, che me ne ha suggerito il titolo.
(Luis de Pablo)
Giorgio Astrei, Machine Learning N. 2
Machine Learning è una raccolta pensata per diversi organici cameristici. Il comun denominatore dei vari brani è la messa in evidenza di gesti strumentali idiomatici, di uno o più strumenti, che vengono posti come riferimento per l’intero organico divenendo motore dell’intero brano. La ricerca avviene attraverso la creazione e la gestione di un oggetto sonoro composito, articolato sui vari parametri. Ciò prende forma e si sviluppa nella memoria dell’ascolto attraverso una reiterazione ritmica e gestuale, sempre simile e mai uguale, dando vita ad “continuo apprendimento”. Machine Learning, No. 2 si articola su un’unica arcata all’interno della quale il timbro, e il dialogo dei tre strumenti, è saldato sulle figure presentate sin dall’inizio. Sono gli altri parametri che ne alterano la percezione, il ruolo e la funzione sintattica. Come uno studio di ricerca su un argomento ben preciso che indaga l’unicum sonoro proposto da tutto l’organico, tre strumenti che non vogliono separarsi, che si cercano e giocano sul meccanismo perpetuo.
Agata Zubel, What Is the Word
What Is the Word, su testo tratto dall’omonimo poema di Samuel Beckett, è una composizione da camera per voce e quattro strumenti (flauto, violino, violoncello e pianoforte) commissionata dal Klangforum Wien e dall’Adam Mickiewicz Institute. La prima esecuzione ha avuto luogo nel 2012 all’Austrian Cultural Forum di New York in occasione del 10° anniversario di questa istituzione.
Il brano si compone di un unico movimento, della durata di una decina di minuti, con una texture molto chiara e motivi ben definiti. La compositrice fa uso di un’intera tavolozza di colori e articolazioni strumentali e vocali estremamente variegate. Il fattore ritmico gioca un ruolo significativo nel pezzo: la grande mobilità e vivacità del flauto, del violino e del violoncello si oppongono agli ampi piani sonori del pianoforte. Nella sua compattezza, l’opera denota una forma chiara e concisa. Il testo aforistico del poema di Beckett, composto da parole e frasi molto brevi, è tradotto musicalmente attraverso un’esemplare segmentazione del fraseggio vocale capace di equipararne il forte senso drammaturgico.
Luis de Pablo, Fantasía ochentona
Fantasía ochentona è una commissione del Grupo Enigma a cui è dedicata. Il titolo richiede una spiegazione. In spagnolo, lingua ricca di diminutivi e accrescitivi, le desinenze “-ón” (maschile) e
“-ona” (femminile) sono accrescitivi molto comuni e contraddittori. Applicati all’età indicano gli anni di una persona in età avanzata. Per esempio, “sesenta”, “setenta”, “ochenta” ecc. diventano “sesentón (-ona)”, “setentón (-ona)”, “ochentón (-ona)” ecc. Se il soggetto è una fantasia (musicale), il risultato sarà “fantasía ochentona”… Nel caso in questione l’“ochentón” sono io, ottantacinquenne, e dunque la mia fantasia è “ochentona”. Come ho detto, queste desinenze sono leggermente equivoche: ironiche? burlone? affettuose?… Nel caso di un anziano, si sogliono applicare a chi, carico d’anni, desidera conservare ancora tracce della gioventù. Mi piacerebbe che la mia Fantasía, per quanto “ochentona”, non mostri rughe.
(Luis de Pablo)
Sabato 10 luglio ore 16
Sermoneta, Castello Caetani
Tavola Rotonda “Generazioni: gli omaggi a Luis de Pablo, Ivan Vandor e l’attualità della musica d’arte contemporanea nelle testimonianze dei compositori e degli interpreti protagonisti del Festival Pontino 2021”
Sabato 10 luglio ore 21
Sermoneta, Scuderie del Castello Caetani
Jules Demersseman Fantaisie sur un thème original
Florent Schmitt Légende
André Jolivet Fantaisie-Impromptu
Cyrille Lehn Sonate
Heitor Villa-Lobos Fantasia
Alessandro Solbiati … ruft uns! (2020) per saxofono soprano**
(Commissione di Claude e Odile Delangle per il Cinquantenario del Campus)
** Prima esecuzione assoluta
Claude Delangle, saxofono
Odile Delangle, pianoforte
Alessandro Solbiati, …ruft uns!
…ruft uns! è stato composto su commissione del grande saxofonista francese Claude Delangle ed è il frutto dell’amicizia nata tra noi durante i Corsi di Sermoneta e di un lungo incontro avvenuto al Conservatoire Supérieur di Parigi, in cui ho avuto modo di approfondire le tecniche di questo strumento, anche permettendomi (data, appunto, l’amicizia) di “sognare”, cioè di chiedere talune possibilità che desideravo, senza essere sicuro della loro realizzabilità. Ma vi è poi un altro elemento a determinare il carattere di questo brano, la sua importanza per me nel disegnare, in tutta umiltà, un’intera visione del mondo, a dispetto dell’esiguità strumentale a disposizione: il brano, cioè, è stato scritto durante tutto il mese di aprile 2020, quando tutti noi eravamo immersi nel cupo, inesorabile procedere della pandemia. Il titolo, evidentemente, proviene dal corale bachiano Wachet auf, ruft uns die Stimme! (“Svegliatevi, ci chiama la voce!”) e vuole evocare la necessità di un risveglio (interiore) all’ascolto di una Voce. Il saxofono, vero e proprio “uccello profeta”, lancia un richiamo prolungato, acuto, insistito; la regione più oscura e magmatica fatica a riscuotersi e quando vi riesce, lo fa in modo affannato, ansioso, quasi senza meta, in una sorta di rondeau che incontrando varie piccole “deviazioni” si agita sempre più fino a un vertiginoso climax. Il vero “risveglio” è prodotto da una solenne sequenza di ottave gravi cui risponde un organum di terze e seste non temperate che però risolve nella sottile leggerezza finale.
(Alessandro Solbiati)
Domenica 11 luglio ore 19.30
Sermoneta, Scuderie del Castello Caetani
Carl Reinecke Trio in re maggiore op. 38 n. 1 per pianoforte, violino e violoncello
Ivan Vandor Meditativo (2019) per clarinetto, violino e violoncello**
Quartetto con clarinetto (2020) per clarinetto, violino,
violoncello e pianoforte**
Ludwig van Beethoven Trio in re maggiore op. 70 n. 1 “Gli spettri”
per pianoforte, violino e violoncello
Clara Riccucci, clarinetto
Duccio Ceccanti, violino
Vittorio Ceccanti, violoncello
Matteo Fossi, pianoforte
Ivan Vandor, Meditativo
Meditativo è una breve pagina per clarinetto, violino e violoncello scritta per commemorare la scomparsa di Paolo Donati. Vandor, come spesso avviene nelle sue composizioni cameristiche, svuota di senso idiomatico la scrittura per i singoli strumenti, esaltandone l’insieme strutturale per mezzo di un fitto contrappunto delle parti. Un modo di pensare la musica che rimanda certamente a Bach e non è un caso, infatti, che le tre parti procedano in canone. Nel suo complesso la composizione mette in sequenza tre strutture identiche di cinque suoni. Due di queste, che fanno capo al clarinetto e al violino, subiscono una trasposizione nella seconda parte del brano. Il terzo pentacordo, quello del violoncello, rimane invariato in entrambe le parti facendo quindi da perno alle altre due trasposizioni. Limitare l’orizzonte d’azione rimane una caratteristica poetica della musica di Vandor. Una certa staticità consente alla musica di implodere, all’energia di coagularsi dentro un centro vuoto, privo di direzionalità. Visione che ben si adatta a un brano che vuole essere un’elegia commemorativa.
(Marco Quagliarini)
Ivan Vandor Quartetto con clarinetto
Il Quartetto con clarinetto ben esemplifica, nel suo profilo stilistico, la maturità espressiva raggiunta dal Maestro Ivan Vandor nella sua ultima stagione creativa. È forse il brano in cui la capacità dell’autore di relazionare strutture differenti entro parametri intervallari molto chiari raggiunge uno dei suoi vertici. La trasformazione continua del materiale bilanciata da un’esigenza di unitarietà – che qui si configura attraverso un intervallo di terza comune a quasi tutte le strutture – è la caratteristica che più di altre ha connotato la fisionomia del linguaggio musicale di Vandor e la dinamica del suo progressivo rinnovamento. Questa dinamica è semplice e complessa nello stesso tempo: le strutture musicali non sono mai viste e percepite nella loro immutabilità, bensì sono plastiche, duttili, in continua espansione o contrazione. Non solo, esse sono continuamente mutevoli e si affiancano per tipologie. Una certa apparente fissità strutturale aveva in precedenza distinto gran parte della musica di Vandor, fattore spesso erroneamente associato a una volontà d’assimilazione di pratiche orientali – l’Autore ha condotto studi di etnomusicologia decisivi per la conoscenza della musica tibetana – che conducono all’introiezione dell’emozione. Nelle sue ultime opere, Vandor mostra invece d’avere intrapreso il difficile sentiero che mette in comunione la riduzione del materiale, questo sì retaggio di una pratica che riconosce in Beethoven la propria ascendenza, e l’esigenza di fare deflagrare quel materiale per renderlo inafferrabile, imprevedibile, in continua mutazione anche per mezzo della ridondanza dello stesso (principio anche questo beethoveniano). Proprio in questo atteggiamento si può riconoscere il nucleo del suo artigianato stilistico e il punto culminante di maturazione del suo linguaggio.
(Marco Quagliarini)
Domenica, 25 luglio, ore21
Sermoneta, Castello Caetani
QUARTETTO GUADAGNINI
Fabrizio Zoffoli, violino
Cristina Papini, violino
Matteo Rocchi, viola
Alessandra Cefaliello, violoncello
Alessandro Belli contrabbasso
- Rossini Sonata III a quattro in Do maggiore
- Debussy Quartetto per archi in Sol minore op. 10 L 91
M.Ravel/L.de Pablo Valses nobles et sentimentales (2015-16 versione per
quintetto d’archi di Luis de Pablo)*
* Prima esecuzione integrale
Ravel compose all’inizio del 1911 una serie di otto valzer per pianoforte ispirandosi per propria ammissione a Franz Schubert, autore attorno al 1823-1824 di due raccolte di composizioni intitolate Valses sentimentales (op. 50 D 779) e Valses nobles (op. 77 D 969). Come ebbe occasione di precisare in un breve scritto autobiografico, infatti, “Le titre de Valses nobles et sentimentales indique assez mon intention de composer une chaîne de valses à l’exemple de Schubert. À la virtuosité qui faisait le fond de Gaspard de la nuit, succède une écriture nettement plus clarifiée, qui durcit l’harmonie et accuse les reliefs de la musique” [“Il titolo Valses nobles et sentimentales esprime a sufficienza la mia intenzione di comporre una serie di valzer sul modello di Schubert. Al virtuosismo su cui si fondava Gaspard de la nuit, si sostituisce ora una scrittura molto più nitida, che indurisce le armonie e accentua i rilievi della musica”] (Maurice Ravel, Une esquisse autobiographique, «La Revue Musicale», Paris, décembre 1938). Nel 2015 Antonio Moral, che dirigeva all’epoca il Centro Nacional de Difusión Musical (CNDM) di Madrid, propose a Luis de Pablo di trascrivere per quintetto d’archi alcuni numeri dei Valses nobles et sentimentales. Cultore appassionato della musica di Ravel, Luis de Pablo accolse con favore la commissione e ne scelse sei (i primi cinque e l’ultimo della serie), realizzandone la trascrizione tra l’aprile e il settembre dello stesso anno. La prima esecuzione di questa serie parziale fu affidata a Luis Aguirre, alla guida del Sonor Ensemble, che li propose al pubblico l’11 aprile 2016 all’Auditorio 400 del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía. Non totalmente appagato dall’interpretazione che fu proposta allora, Luis de Pablo si risolse a trascrivere anche i due numeri mancanti (VI e VII), confidando che il ciclo così completato potesse un giorno avere un’esecuzione più accurata. Il Festival Pontino si è assunto il compito di esaudire questo suo desiderio.
Sabato 31 luglio, ore 21
Sermoneta, Castello Caetani
Francesco D’Orazio, violino
Giampaolo Nuti, pianoforte
Ciclo dell’esecuzione integrale delle Sonate per violino e pianoforte di Ludwig van Beethoven
Primo concerto
- van Beethoven Sonata per violino e pianoforte in Re maggiore op. 12 n. 1
Sonata per violino e pianoforte in Fa maggiore op. 24 “Primavera”
Luis de Pablo Fantasia interrotta per viola sola**
L. van Beethoven Sonata per violino e pianoforte in Do minore op. 30 n. 2
**prima esecuzione assoluta
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